editoriali
La trincea di Boris Johnson
Dopo le scuse goffe per il partygate, i conservatori rivoltosi vogliono cacciare subito il premier inglese Boris Johnson. Ma per adesso prevalgono gli attendisti
I conservatori scozzesi guidano la ribellione contro il premier Boris Johnson, loro che erano ridotti ai minimi termini (c’è stato un momento, in questo secolo, in cui il Partito conservatore non era quasi più considerabile un partito nazionale, proprio perché in Scozia era quasi morto) e che oggi invece cavalcano l’ira per le bugie sulla festa a Downing Street: chiedono una mozione di sfiducia immediata, magnificano possibili sostituti, vogliono la testa del re, subito. Sono i più agguerriti, ma non sono gli unici: l’onda d’urto contro Johnson è davvero forte, e si ingigantisce con ogni genere di indiscrezione e malevolenza. Johnson ha mentito, si è scusato ma in un modo piuttosto goffo, dicendo che la festa per cento persone a Downing Street (poi se ne sono presentate una trentina) per lui era un incontro di lavoro (ci sono dei meme fantastici sui social al riguardo).
Ora vuole scomparire per un po’, lasciare che gli avvoltoi si aggirino famelici sopra il palazzo, e dietro le quinte convincere i convincibili non tanto a fermare la rivolta, ma a posticiparla. Ci sono alcuni segnali che dicono che potrebbe riuscirci: alcuni degli incattiviti hanno detto di voler aspettare che l’inchiesta in corso dia un esito ufficiale. Poiché pare scontato, si tratta soltanto di prendere un po’ di tempo, e si sa che il tempo nelle congiure sta dalla parte della vittima. O almeno così vogliono far credere gli attendisti e i sostenitori di Johnson, che temono che un cambio di leadership possa, alla fine, indebolire un partito che con il premier detiene una gran bella maggioranza ai Comuni. I ministri tacciono o fanno i vaghi, soprattutto Rishi Sunak, il cancelliere dello Scacchiere indicato come possibile successore di Johnson. Questa è la fase in cui ci si studia: che possa venir fuori qualcosa di buono per gli inglesi in questo momento è escluso, ma questo non importa a nessuno.
L'editoriale dell'elefantino