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I vertici di gennaio

Fino a dove si spinge l'America trattando con la Russia

Paola Peduzzi

Wendy Sherman, la numero due del dipartimento di stato americano, rassicura l'Europa, fissa i paletti del dialogo con il Cremlino ma ha anche pressioni interne dai falchi. Un incontro su Zoom e "la stella polare"

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Wendy Sherman, vicesegretario del dipartimento di stato americano, è arrivata a Ginevra con la sua delegazione per discutere con i russi dell’Ucraina e in generale dell’espansionismo del Cremlino: la situazione, per quanto possa sembrare strano, è ottimale per una negoziatrice navigata come la Sherman, perché le aspettative sono talmente basse che si può soltanto risalire. Collana e spilla coordinate come sempre, seria e vigile, la Sherman ha fissato i paletti del dialogo con Vladimir Putin.

  

“Gli Stati Uniti sono impegnati a far rispettare i princìpi internazionali della sovranità, dell’integrità territoriale e della libertà sovrana di ogni nazione di scegliere le proprie alleanze”, ha detto la Sherman prima di iniziare un incontro preliminare con la sua controparte, Sergei Ryabkov, viceministro degli Esteri russo –  i due si conoscono bene e da tempo: hanno negoziato insieme l’accordo sul nucleare iraniano nel 2015. Le parole della Sherman sono perfette, ma già in passato la Russia ha stravolto questi princìpi proprio con l’Ucraina e a giudicare dai toni di Ryabkov le intenzioni sono rimaste immutate. Al di là dei dettagli, il Cremlino utilizzerà questo round negoziale per testare fino a che punto gli Stati Uniti vorranno spingersi per difendere l’alleato ucraino (che protesta perché a questi incontri non è invitato) e per mantenere la collaborazione con i paesi europei dentro e fuori la Nato.

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Jake Sullivan, che è il consigliere per la Sicurezza nazionale dell’Amministrazione Biden nonché uno dei più importanti esponenti della politica estera democratica degli anni Duemila, ha detto in una conversazione con il sito Axios che “buona parte della strategia russa è quella di dividere l’alleanza transatlantica e di seminare dubbi  sul grado dell’impegno americano” e ha spiegato che “la stella polare” della tattica negoziale americana è “nothing about Europe without Europe”, non si fa nulla che riguarda l’Europa senza l’Europa. In realtà gli europei potrebbero presentare una lista di cose che sono già accadute e che spengono la stella polare, ma gli americani insistono: lo sapete che il “playbook” russo funziona così, non cascateci.

  

In realtà anche in America le pressioni sono grandi. Un gruppo di falchi nei confronti della Russia  – tra gli altri: l’ex ambasciatore in Ucraina John Herbst, l’ex rappresentante speciale a Kiev di Trump Kurt Volker e il generale Wesley Clark – ha scritto una lettera aperta chiedendo di fornire un equipaggiamento militare addizionale all’Ucraina, compresi missili Javelin e Stinger, per non portare troppo avanti il test russo sull’impegno americano. Sullivan ha fatto un incontro via Zoom con i falchi, che gli hanno spiegato con estrema chiarezza quali sono i rischi di questo dialogo e quali sono gli strumenti a disposizione degli alleati della Nato, a cominciare dalle sanzioni  che sono state tratteggiate la scorsa settimana. In sintesi il messaggio è: non farsi abbindolare dalla retorica di Putin. In questo la Sherman è molto esperta, ma poi ci sono i centomila soldati ammassati su tre lati dell’Ucraina: tecnicamente un accerchiamento.
 

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