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La spericolata mossa di El Salvador: il bitcoin diventa moneta ufficiale

Maurizio Stefanini

L'introduzione della criptovaluta come moneta ufficiale in centro America è stata voluta da un presidente sui generis, un po' Macron e un po' Chavez. Cittadini salvadoregni, accademici e istituzioni economiche internazionali non approvano la decisione

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Da Martedì 7 settembre l’El Salvador è il primo paese al mondo ad avere il bitcoin come moneta ufficiale, accanto al dollaro. Ma subito il valore dello stesso bitcoin è crollato del 9 per cento: stessa cifra di cui in contemporanea è caduto anche l’ethereum, seconda criptovaluta più quotata. È da un bel po’ che il bitcoin è soggetto a sbalzi, e ad esempio dopo essere arrivato a 64.000 dollari a aprile era precipitato a maggio. L’El Salvador ci ha così rimesso 2,7 milioni, ma  il presidente Nayib Bukele assicura che non c’è da preoccuparsi, perché era previsto. Era stato infatti proprio l’acquisto di 550 bitcoin tra lunedì e martedì da parte del suo governo a far salire i prezzi, e un calo dopo la partenza secondo lui era fisiologico. 

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Da Martedì 7 settembre l’El Salvador è il primo paese al mondo ad avere il bitcoin come moneta ufficiale, accanto al dollaro. Ma subito il valore dello stesso bitcoin è crollato del 9 per cento: stessa cifra di cui in contemporanea è caduto anche l’ethereum, seconda criptovaluta più quotata. È da un bel po’ che il bitcoin è soggetto a sbalzi, e ad esempio dopo essere arrivato a 64.000 dollari a aprile era precipitato a maggio. L’El Salvador ci ha così rimesso 2,7 milioni, ma  il presidente Nayib Bukele assicura che non c’è da preoccuparsi, perché era previsto. Era stato infatti proprio l’acquisto di 550 bitcoin tra lunedì e martedì da parte del suo governo a far salire i prezzi, e un calo dopo la partenza secondo lui era fisiologico. 

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Ma qua bisogna ricordare un attimo il suo profilo. Quarant'anni, Bukele è di origine palestinese: una comunità che in Centro America si distingue per il suo spirito imprenditoriale. I suoi nonni paterni erano una cattolica di Betlemme e un greco ortodosso di Gerusalemme. Il padre, nato greco-ortodosso in El Salvador, si era sposato con una salvadoregna cattolica con rito cattolico “soprattutto perché di chiese greco-ortodosse in El Savador non ce ne erano”. Poi si fece musulmano e da facoltoso imprenditore divenne un famoso costruttore e finanziatore di moschee, ma i figli comunque studiarono alle scuole cattoliche, e Nayib dice di rispettare tutte le religioni, pur non seguendone nessuna

Negli affari a sua volta da quando aveva 18 anni, ha fatto a sua volta altri soldi come concessionario della Yamaha nel paese. Ma ha trovato anche il tempo per darsi alla politica, all’inizio come sindaco per la ex-guerriglia di sinistra del  Fronte Farabundo Martí per la Liberazione Nazionale (Fmln): nel 2012 a Nuevo Cuscatlán; nel 2015 nella stessa capitale San Salvador. Ma ha poi rotto col Fmln, ed ha raccolto scontenti di destra e di sinistra in un nuovo partito che con lo slogan “restituite quello che avete rubato!” alle presidenziali del 2019 ha stracciato tutti, con oltre il 53 per cento. E alle politiche dello scorso 28 febbraio il suo partito è andato anche oltre, con il 66,46 per cento e 56 seggi su 84.

Insomma, il personaggio è popolarissimo, e anche l’efficienza manageriale con cui ha gestito i ristori per il Covid hanno contribuito a questo successo. Primo presidente millennial al mondo, sotto certi aspetti potrebbe essere paragonato a un Macron centroamericano, e la sua passione per la tecnologia è vista come una caratteristica generazionale. Ma il Direttore per le Americhe di Human Rights Watch gli ha dato del “Chávez”, e anzi peggio: “sta smantellando le istituzioni democratiche come Chávez, però a una velocità molto più allarmante”. “Chávez ci ha messo cinque anni a mettere sotto il suo controllo il massimo organo costituzionale; sette anni a epurare i giudici; dieci anni a cambiare la Costituzione per farsi rieleggere senza limiti. Bukelle ha fatto lo stesso in due anni”. “Se segue il modello, verranno poi censura alla stampa, restrizioni alla società civile, impunità totale per le violazioni dei diritti umani, detenzione di oppositori, frode elettorale”. 

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La differenza è che, appunto, Bukele non è di sinistra. Il suo predecessore Salvador Sánchez Cerén, del Fmln, ha dovuto scappare in Nicaragua e chiederne a Daniel Ortega addirittura la cittadinanza per evitare di finire dentro per corruzione. Ma sia gli Stati Uniti che l’Unione Europea e l’Osa lo hanno ammonito a non dare ulteriori passi in senso autoritario, e un appello in tal senso è stato sottoscritto anche da 23 ex-presidenti della regione.

In questa chiave, non è mancato chi ha letto la Legge Bitcoin voluta da Bukele in collegamento con l’annuncio della Banca Centrale cubana che legalizzerà le criptovalute, e anche col quel Petro che il regime di Maduro lanciò nel febbraio del 2018 e che rappresentò uno delle prime valute virtuali emesse ufficialmente da un governo. Il Petro è stato poi un flop, a Cuba si vedrà, ma si delinea il paradosso di una valuta che si presenta come “libertaria”, e sarebbe però utilizzata da governi autoritari che vogliono affrancarsi dal dollaro per aggirare sanzioni

Ovviamente, Bukele respinge sdegnato una tale ipotesi. Con il 23 per cento del Pil salvadoregno rappresentato dalle rimesse dei suoi migranti - quasi 6 miliardi di dollari nel 2020 -, spiega, il bitcoin permetterebbe di risparmiare ogni anno almeno 400 milioni in commissioni. Inoltre ritiene che il Bitcoin attrarrà investimenti. Per questo aveva preannunciato in inglese la legge a un evento sulle criptovalute a Miami prima ancora che il Congresso la votasse, ed ha poi continuato a spiegarla sui social. Dagli entusiasti in criptovalute viene ora l’idea di fare del 7 settembre una giornata internazionale del bitcoin.

Secondo i sondaggi, però, almeno il 70 per cento dei salvadoregni è scettico. Forse è un caso, ma è la stessa percentuale di cittadini senza conto in banca. Ed un 50 per cento è senza Internet. “Una cosa per ricchi”, commentano, anche se una marcia che martedì era stata convocata per protestare contro bitcoin, assoggettamento della magistratura e rielezione presidenziale tutto assieme non ha raccolto più di un migliaio di persone. Forse è considerata “roba da ricchi” non solo approvare il bitcoin, ma anche perdere tempo a contestarlo

Per invogliare i cittadini, una serie di “portafogli digitali” erano stati installati per distribuire a ognuno 30 dollari in criptovaluta senza commissioni. Ma sono subito andati in tilt, per eccesso di domanda. Vero che sono bastati una serie di tweet di Bukele con l’emoji dell’arrabbiatura perché entro mezzogiorno Apple, Google e Huawei riuscissero a rendere di nuovo la App disponibile.  

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Via Tweet Bukele aveva consigliato ad avere pazienza. “Come ogni innovazione avrò bisogno di una curva di apprendimento. Non si farà tutto in un giorno e né in un mese”. I negozianti sono però spaventati, perché per i cittadini l’uso di bitcoin è libero, ma per loro l’accettazione è obbligatoria. E Steve Hanke, economista della Johns Hopkins storico critico del bitcoin, ha letto nel giorno uno del Bitcoin in El Salvador “un annuncio di quello che verrà: caos monetario e disastri. Secondo lui, gli unici che ci guadagneranno saranno criminali in cerca di occasioni per riciclare. È la stessa opinione di Fondo Monetario Internazionale e Banca Mondiale, che per questo hanno rifiutato ogni collaborazione

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