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Editoriali

Il Canada non resta a guardare

Redazione

Porterà in salvo oltre 20 mila afghani. L’Europa divisa prenda appunti

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L’Europa guarda attonita ma divisa al dramma che si consuma in questi giorni in Afghanistan. Le immagini di migliaia di persone ammassate all’aeroporto di Kabul, nel tentativo di aggrapparsi agli aerei che decollano per fuggire dai talebani testimoniano l’urgenza di un piano organico per portare in salvo quante più persone possibili. Abbiamo fallito in Afghanistan, ora non falliamo a casa nostra, si è scritto ieri su queste colonne.

 

In tal senso, i paesi dell’Ue non stanno dando dimostrazione della giusta risolutezza e della necessaria solidarietà. In Italia il leader del principale partito che sostiene il governo – Matteo Salvini – dichiara di non volere accogliere più di “qualche decina di persone”; in Austria e Repubblica ceca si insiste nel volere rimpatriare gli afghani in fuga, come se niente fosse successo; da ultimo, il fronte dell’Unione va in ordine sparso persino sulla necessità di convocare un Consiglio europeo straordinario.

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Di fronte a una così scarsa consapevolezza del fallimento in atto in Afghanistan, è bene allora volgere il nostro sguardo altrove, oltreoceano per esempio, dove c’è chi ha deciso di agire. Il Canada è uno di quei paesi che hanno avuto un ruolo da comprimario dal punto di vista dello sforzo bellico sostenuto in questi 20 anni. Ma è anche lo stato che più di tutti si è attivato per portare in salvo i profughi afghani in questi giorni.. Sono oltre 20.000 coloro che potranno volare in Canada e avere diritto di asilo, come promesso dal governo di Trudeau. Fra loro, e qui sta l’eccezionalità, non ci sono solamente coloro che hanno lavorato in questi anni con lo staff militare e civile canadese, ma anche donne, attivisti per i diritti umani e gli omosessuali.

 

“Abbiamo un debito di gratitudine nei loro confronti”, ha detto il ministro degli Esteri canadese Marc Garneau. “Non staremo a guardare. Offrire un rifugio alle persone più vulnerabili al mondo spiega bene chi siamo noi canadesi”, ha aggiunto Marco Mendicino, ministro per l’Immigrazione, i rifugiati e la cittadinanza – già, lì da loro esiste un ministero apposito. Non ci resta che prendere appunti, per non  farci trovare impreparati.

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