Annalena Baerbock (Ansa) 

In germania

Ma come fa a non spaccare Annalena Baerbock? La parola tabù

Lucrezia Ranieri

Il punto di forza della leader dei Verdi, la sua aura da giovane tecnocrate, rischia di tramutarsi, o forse si è già tramutato, nella sua debolezza. Ora tocca a lei convincere gli elettori che una “rivoluzione di velluto” sia davvero possibile

Francoforte. Nessun esperimento! Il famigerato slogan con cui Konrad Adenauer vinse le elezioni nel 1957 si può dire riassuma perfettamente lo spirito di fondo con il quale la Germania affronta gli appuntamenti elettorali. Sicurezza, continuità e rigore sono le parole d’ordine che assai più frequentemente degli appelli al cambiamento hanno conquistato il voto dei tedeschi negli oltre settant’anni di esistenza della Repubblica federale; vita dura per rivoluzionari e outsider, insomma, nel paese che ha fatto della stabilità la sua bandiera. 

 

Vita dura anche per Annalena Baerbock? Certo, lei dell’outsider ha tutte le caratteristiche: donna, assai giovane, non ha mai ricoperto un ruolo esecutivo e, parole sue, si candida per il cambiamento e contro lo status quo. Più che del recente declino bisognerebbe allora stupirsi del successo precedente: nessun leader dei Verdi aveva mai davvero potuto aspirare alla Cancelleria prima d’ora, eppure è proprio su di lei che il dibattito pubblico ha lasciato posare la lunga ombra dell’eredità merkeliana. Un miraggio che pareva essersi concretizzato con il sorpasso a maggio, nei sondaggi, ai danni della Cdu/Csu. Non va sottovalutato in ciò il fattore partito, ovvero la lunga maturazione che dalla fondazione come movimento antisistema in una Germania ancora divisa dal Muro ha visto i Verdi approdare all’esperienza di governo degli anni Novanta fino al radicamento stabile negli stati federati. Ma è pur vero che è proprio sull’onda della nomina di Baerbock come candidata cancelliera che i Verdi hanno potuto registrare i risultati straordinari di questa primavera; risultati che paiono contraddire proprio la proverbiale allergia dell’elettorato tedesco per gli outsider.

 

Come si spiega? Nella sua fase ascendente, l’astro politico Baerbock è stato spesso associato ad un’immagine di competenza, cultura, realismo, solidità: tutte qualità che ne hanno compensato ampiamente la mancanza d’esperienza facendo balenare per qualche mese la concreta possibilità che l’agenda del cambiamento, per la Germania di questi anni Venti, potesse essere dettata dai Verdi. Ma è proprio l’ambizioso programma che sostanzia la campagna elettorale del partito a porre l’asticella della competizione molto più in alto del normale. Gli obiettivi ecologisti sono necessariamente legati agli obiettivi di politica economica, terreno assolutamente sacro sul quale si fonda l’identità stessa della Repubblica federale: stabilità finanziaria, export, pace sociale sono i pilastri di un modello economico che dal dopoguerra ad oggi ha goduto di un’invidiabile continuità. Se nemmeno i tedeschi possono negare che tempi straordinari – e il nostro presente lo è – richiedano condotte straordinarie, è pur vero che per accettare l’abbandono del pareggio di bilancio, l’indebitamento, la ristrutturazione dell’industria e un aumento consistente delle tasse, l’elettorato richieda garanzie altrettanto eccezionali.

 

Quello che era il punto di forza di Baerbock, insomma, la sua aura da giovane tecnocrate, rischia di tramutarsi, o forse si è già tramutato, nella sua debolezza. Non è un caso che gli attacchi degli avversari e della stampa si siano concentrati proprio su questo aspetto, amplificando le disattenzioni e gli errori commessi negli ultimi mesi: il bonus di 25 milioni, le inesattezze sul curriculum, le accuse di plagio e ora l’esclusione della lista del partito in Saarland sono tutte vicende che mettono in discussione proprio la preparazione e le competenze della candidata cancelliera, dalla cui credibilità dipende conseguentemente la credibilità del programma elettorale. La frontiera della Cancelleria, al momento, sembra persa all’orizzonte. Ma la campagna elettorale è appena entrata nel vivo e nessuno dei candidati, per motivi diversi, sembra conquistare i tedeschi più di tanto. La finestra di opportunità che lo spirito dei tempi apre alla leadership dei Verdi è ancora lì: sta a Baerbock affacciarsi e convincere gli elettori che una “rivoluzione di velluto” sia davvero possibile.
 

Di più su questi argomenti: