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L’intesa

Merkel incassa un successo sul Nord Stream 2 senza pensare all’Ue

David Carretta

Sul gasdotto russo nel Mar Baltico l’interesse della Germania non coincide con quello europeo. I guai dopo la cancelliera

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Con l’intesa con gli Stati Uniti su Nord Stream 2, Angela Merkel può andarsene dalla cancelleria lasciando la scrivania in ordine sui dossier più importanti e controversi per gli interessi della Germania. Dopo l’accordo sugli investimenti tra Unione europea e Cina e la de-escalation con la Turchia sui migranti, la rinuncia dell’Amministrazione Biden alle sanzioni contro le imprese che partecipano alla costruzione del  Nord Stream 2 è il terzo successo diplomatico nazionale di Merkel nel suo ultimo anno da cancelliera. Ma a che costo per l’Ue? Perché l’interesse della Germania non coincide con quello europeo. Al contrario. Su Russia e Nord Stream 2 l’est si sente tradito. Sulla Cina il Parlamento europeo boicotta l’accordo sugli investimenti. Sulla Turchia Cipro e Grecia fanno i conti con altre provocazioni. Nel suo insieme, l’Ue è più esposta ai ricatti di Putin, Xi e Erdogan.

 

L’intesa con gli Stati Uniti su Nord Stream 2 è un concentrato di contraddizioni tra impegni europeisti di Merkel e comportamenti antieuropei della cancelliera tedesca. Una maggioranza di stati membri è contraria al gasdotto, perché aumenta la dipendenza energetica dalla Russia ed espone Ucraina ed Europa dell’est all’uso dell’arma energetica da parte di Vladimir Putin. Nord Stream 2, inoltre, va contro la politica di decarbonizzazione tedesca ed europea del Green deal. Come se non bastasse, l’accordo firmato dalla Germania con l’America di fatto impegna l’Ue su diversi fronti: nuove sanzioni contro aggressioni e attività maligne russe, integrazione dell’Ucraina nella rete elettrica europea e aiuti fino a 1,5 miliardi di euro del bilancio comunitario per rafforzare la sicurezza energetica. Queste misure possono essere positive, ma né la Commissione né altri stati membri sono stati consultati prima che la Germania assumesse impegni che coinvolgono l’Ue. Ieri la Commissione ha “preso nota” dell’accordo su Nord Stream 2, – un modo per dire che ha qualche disappunto – ma ha lasciato fare.

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Su Cina e Turchia, la Commissione si è fatta promotrice degli interessi della Germania, anche a costo di forzare la mano degli altri stati membri. L’accordo sugli investimenti con la Cina è stato concluso senza coinvolgere gran parte delle altre capitali. Nonostante il Parlamento europeo abbia deciso di congelare la ratifica per le sanzioni di Pechino contro alcuni deputati in rappresaglia a misure restrittive dell’Ue per la repressione degli uiguri nello Xinjiang, la Commissione continua a sostenere l’accordo sugli investimenti e va avanti con il lavoro tecnico per la firma. Sulla Turchia, al di là dell’incidente del “Sofagate”, la visita di Ursula von der Leyen ad Ankara è servita ad evitare la strada delle sanzioni dell’Ue contro Erdogan, che avrebbe potuto provocare rappresaglie con migranti. Diversi stati membri, tra cui la Francia, avrebbero voluto usare un approccio più duro con la Turchia, dopo le violazioni della sovranità greca e cipriota nel Mediterraneo orientale la scorsa estate. Merkel ha imposto il dialogo e il compromesso. Non ci saranno crisi di migranti prima delle elezioni del 26 settembre in Germania. Sanzioni economiche che avrebbero toccato le imprese tedesche in Turchia sono state evitate. Ma il problema Erdogan per il resto dell’Ue rimane, come dimostra la visita a Cipro questa settimana con la proposta di riaprire Varosha e di una soluzione di due stati per l’isola.

 

L’autorevolezza di Merkel ha fatto sì che nessuno si ribellasse apertamente dentro l’Ue. Ma le cose cambieranno, in particolare se il suo successore sarà Armin Laschet, guardato con sospetto all’est per le sue posizioni pro russe. In realtà, anche con Merkel stanno già cambiando. All’ultimo Consiglio europeo, i leader dell’est e del nord si sono opposti alla sua proposta di un vertice con Putin, accusandola di voler “dialogare con l’orso per tenere al sicuro il barattolo di miele”, come ha detto il presidente lituano Gitanas Nauseda. A Bruxelles Merkel lascerà una scrivania molto più in disordine che a Berlino.

 

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