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Lukashenka per ripicca apre agli iracheni il confine con l’Ue

Micol Flammini

Il regime bielorusso lascia passare i migranti in Lituania, ma secondo le autorità di Vilnius dietro c'è un vero piano. Sono aumentati i voli da Baghdad a Minsk e chi è arrivato sul territorio europeo racconta di aver pagato fino a seimila dollari per il viaggio. Le responsabilità del dittatore

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Roma. Tra la Lituania e la Bielorussia corrono settecento chilometri di frontiera. Fino a qualche mese fa, quel confine era la salvezza dei bielorussi che fuggivano dal regime di Aljaksandr Lukashenka. Da sei settimane, attivisti e cittadini bielorussi non possono più attraversare il confine che divide Minsk dall’Unione europea, ma la polizia di frontiera lascia passare centinaia di migranti iracheni, che tentano l’ingresso in Ue. La minaccia di Lukashenka era arrivata già qualche settimana fa, aveva detto che i suoi uomini avrebbero smesso di sorvegliare i confini, così gli europei si sarebbero resi conto dell’importanza del suo regime e avrebbero smesso di colpirlo. Ogni anno, le guardie di frontiera bielorusse si trovavano a fermare poche decine di migranti, invece dalle minacce del dittatore di Minsk a oggi, sono arrivati in Lituania più di cinquecento iracheni. Non è un caso, perché oltre ad aumentare il numero degli arrivi, è aumentato anche il numero dei voli da Baghdad alla Bielorussia, sono quattro a settimana e questi atterraggi più frequenti del solito hanno spinto il primo ministro lituano, Ingrida Simonyte, ad accusare apertamente il dittatore di usare l’immigrazione come arma di ricatto. 
 Alcuni giornalisti bielorussi, che per settimane hanno monitorato gli arrivi, hanno detto che i passeggeri, appena atterrati a bordo di aerei della compagnia Fly Baghdad, vengono smistati in gruppi e divisi in autobus diretti in città. Secondo altri reporter, l’agenzia turistica Tsentrkurort si occuperebbe di organizzare il viaggio. Ad accusare l’agenzia è anche il governo di Vilnius: il vice ministro dell’Interno, Arnoldas Abromavicius, ha detto in un’intervista al Telegraph che l’intelligence lituana ha abbastanza prove e documenti per dimostrare che le autorità di Minsk si appoggiano alla Tsentrkurort per far funzionare questa operazione. 

 

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A guidare le accuse delle autorità lituane sono tre fattori: alcuni migranti arrivano sprovvisti di documenti, altri invece hanno visti bielorussi datati tutti lo stesso giorno, e in molti hanno raccontato di aver pagato il viaggio tra i duemila e i quattromila dollari. Alcune fonti hanno raccontato al Foglio che la cifra pagata dai migranti iracheni è tra i tremila e i seimila dollari. La cifra comprenderebbe il viaggio e  il passaggio fino  alla Lituania. 
Lukashenka non si sarebbe limitato a lasciare aperto il confine – dicendo agli europei “occupatevene voi” – ma avrebbe anche incrementato il sistema di arrivi. Dietro c’è la volontà di minacciare l’Ue e in modo particolare la Lituania, la nazione che più ha contribuito a sostenere i manifestanti bielorussi: ha offerto asilo ai leader dell’opposizione, ha accolto cittadini che fuggivano  al confine e soprattutto ha portato, custodito e tenuto viva la battaglia dei bielorussi presso le istituzioni europee, che la scorsa settimana hanno approvato un nuovo pacchetto di sanzioni anche in risposta al dirottamento del volo Ryanair, su cui viaggiava il giornalista Raman Pratasevich, arrestato dopo l’atterraggio assieme alla sua fidanzata, Sofia Sapega. In seguito all’annuncio delle nuove sanzioni, i due ragazzi sono stati messi agli arresti domiciliari. Dopo le sanzioni, però, la pressione dei migranti si è fatta più intensa ed è solo un esempio di quanto ormai il regime sia diventato un problema per l’Ue. Ieri il ministro degli Esteri bielorusso ha anche detto che Minsk abbandonerà i programmi congiunti con Bruxelles, anche il partenariato orientale.    

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Per Vilnius la situazione è difficile da gestire, mancano le strutture di accoglienza e per i migranti, quasi tutti uomini, per il momento sono state allestite delle tende al confine che possono andare bene per la stagione estiva, ma difficilmente per l’autunno  lituano. Il governo sta anche progettando la costruzione di un muro, che costerebbe quindici milioni di euro.  

 

Lo scorso agosto, dopo un voto irregolare, Lukashenka si è proclamato ancora una volta presidente della Bielorussia. Ha questa carica dal 1994, non ha intenzione di andare via e sta trasformando la nazione in una prigione per i suoi cittadini, che continuano a manifestare chiedendo nuove elezioni e non cedono neppure di fronte alle violenze e alle minacce. La gestione della nazione è pessima, un esempio su tutti è la crisi sanitaria: la Bielorussia è tra i paesi più indietro nelle vaccinazioni, non fa parte del progetto Covax, ha accordi con russi e cinesi, ma i vaccini o non arrivano, o non bastano, o non ci sono abbastanza medici per somministrali. Molti sono stati licenziati, altri sono in prigione. 

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