AP Photo/Michel Spingler

La Francia non è “Blue Marine”. Per Le Pen le delusioni non finiscono qui

Mauro Zanon

Nessun dipartimento, per i prossimi sei anni, sarà governato dal Rassemblemant national. Tra la scusa dell'astensionismo e il nodo della successione: tempi duri sul fronte lepenista

E pensare che nello stato maggiore del Rassemblement national (Rn), fino a due settimane fa, c’era anche chi diceva che il partito sovranista francese avrebbe portato a casa cinque-sei regioni sulle tredici totali, e che la Francia sarebbe stata ricoperta da un’onda “Blue Marine”. Quello di ieri mattina è stato invece un brutto risveglio per Marine Le Pen: come alle elezioni regionali del 2015, anche in questa edizione la leader sovranista resta a bocca asciutta, nessuna regione passa sotto la guida del Rn, nemmeno il Paca (Provenza-Alpi-Costa Azzurra), dove l’ex sarkozysta Thierry Mariani, folgorato sulla via del lepenismo, era dato come strafavorito alla vigilia dello scrutinio. “Questa sera non conquistiamo nessuna regione”, ha dichiarato domenica, subito dopo l’annuncio dei risultati, una Marine Le Pen molto nervosa. “Le presidenziali appaiono più che mai come le elezioni che permetteranno di cambiare la politica e i politici. Do appuntamento ai francesi già da domani, per costruire assieme l’alternanza di cui la Francia ha bisogno”, ha aggiunto, desiderosa di voltare subito pagina e di concentrarsi solo sul 2022.

 

Jordan Bardella, il delfino della presidente sovranista, aveva la faccia di un pugile suonato quando durante il punto stampa post secondo turno ha parlato di “scandalo di stato”, in riferimento all’astensione monstre (65,7 per cento): tutta colpa, a sua detta, dell’organizzazione messa in piedi dal ministero dell’Interno. La stessa scusa dell’astensionismo è stata avanzata dagli altri quadri del Rn, come l’eurodeputato Nicolas Bay, che ha parlato di “tracollo della democrazia”. Ma l’unico vero tracollo, alla luce dei risultati, è quello del Rassemblement national e di Marine Le Pen, “incapaci di rompere il soffitto di cristallo”, come ha scritto il Monde, di rassicurare i francesi, radicarsi nel territorio e accedere ai posti di alta responsabilità. L’aspetto più grave dello schiaffo di domenica è che Rn non solo non ha incassato alcuna regione, lasciando tutto a gollisti e socialisti, ma ha anche registrato numeri più bassi rispetto al 2015. Per esempio il giovane rampante Bardella, candidato nell’Île-de-France, ha raccolto poco più del 10 per cento al secondo turno: sei anni fa, il frontista Wallerand de Saint-Just era stato votato dal 14,02 per cento degli elettori della regione parigina.

 

Domenica, oltre alle regioni, sono stati rinnovati i dipartimenti. A Nanterre, quartier generale del Rn, ci si aspettava esiti positivi quantomeno nel Pas-de-Calais, il dipartimento di Marine Le Pen, e nei Pirenei-Orientali, puntando sulla grande popolarità di Louis Aliot, ex vicepresidente Rn e sindaco di Perpignan. Ma le urne hanno decretato la perdita di tre dei sei cantoni che l’allora Fn aveva conquistato nel Pas-de-Calais nel 2015 e negato al partito della Le Pen la conquista di almeno un cantone nei Pirenei-Orientali. Risultato finale? Nessun dipartimento, per i prossimi sei anni, sarà colorato di Blue Marine. “Siamo stati nuovamente vittime dell’astensionismo al secondo turno. A Perpignan eravamo alla pari con i nostri avversari che hanno beneficiato di alleanze contro-natura tra la sinistra socialista e comunista e i Républicains (destra gollista, ndr)”, ha commentato Aliot. Molte scuse, tensione palpabile e poca voglia di guardare in faccia la realtà: è questo il clima post regionali nella galassia lepenista. Lo scrutinio di domenica, nei piani di Marine, doveva essere un trampolino per il 2022: ha invece ravvivato i suoi detrattori che non vedono l’ora di sbarazzarsi di lei, visto che dal 2011, anno in cui ha raccolto l’eredità del padre, non è mai riuscita a istituzionalizzarsi. Il suo appello agli elettori per un “voto patriottico”, dopo il primo turno delle regionali, non ha avuto alcun effetto perché non ha prodotto alcuna mobilitazione (il tasso di astensionismo al secondo turno è rimasto quasi identico).

 

Il prossimo fine settimana, a Perpignan, si terrà inoltre il congresso del partito, durante il quale dovrà essere risolta una questione assai delicata: definire chi succederà alla Le Pen alla presidenza del Rn, visto che la figlia di Jean-Marie si dedicherà esclusivamente alla campagna presidenziale a partire da settembre. Bardella è il preferito di Marine, ma il risultato deludente di domenica lo rende più debole. Louis Aliot, che è anche l’ex compagno della leader sovranista, non ci sta a farsi superare dall’eurodeputato di venticinque anni. Per imporsi, come raccontato dal Monde, “conta sull’applausometro”.
 

Di più su questi argomenti: