AP Photo/Rick Rycroft

il flusso di coscienza dei principi

Oprah, gran ciambellana di poche domande che ama il caffellatte di Meghan

Ester Viola

Più che l'intervista dell'anno, un piagnisteo reale ben congegnato (ma senza nomi o prove si rischia la diffamazione). Mettetevi nei panni di Harry e Meghan: come ottenere 5 milioni all'anno senza saper fare quasi niente?

Sa fare tutto, è meglio di Fiorello. Oprah la Gran Ciambellana si è mostrata in tutta la sua potenza. Ha strappato ai due fessi la mortale intervista con la promessa che non avrebbe approfondito se non su richiesta. Come una fatina buona che regala zecchini d’oro in cambio di niente. I due, intascato il gruzzolo, hanno dato il morso alla mela. Oprah conosce i polli, tutti i polli del mondo. Niente repliche efficaci, nessuna domanda con la forza di una domanda vera. Ha aperto il rubinetto dei lamenti come si fa dagli analisti svogliati. E così è finita come solo poteva finire, sbracando gravemente. Londra al momento brucia ma Londra è famosa per non tenersi gli schiaffi – vedo già i milioni di Netflix finire in avvocati, è il karma dello sputtanamento. Con Oprah si supera l’insuperabile: la plausibilità, la soglia del ridicolo, il fatto che stai trattando due giovani milionari bellissimi come l’ultimo dei gesucristi.

 

Lo dico con le prove in mano: o passi sei mesi nelle nebbie dell’afflizione o pianifichi col tuo esercito di commercialisti la diversificazione dell’oggetto sociale e lo spostamento della sede legale delle tue società in Delaware, Meghan ha fatto la seconda, è un chiaro comma 22. Ergo sta benissimo, chiunque sia in grado di funzionare fisicamente al punto da sistemare i suoi affarucci è sufficientemente in forma (è di contro tipico della malvagità esagerare le disgrazie altrui, gli empatici sedicenti si informino meglio). Oprah. Oprah che non la vedi arrivare, con quel tailleur rosa innocuo, rosa come una nuova vita. Meghan in scamiciato scuro e ombretto nero. Nero il male, rosa la cura. La matita all’interno dell’occhio che intensifica l’intensità. La duchessa trattiene una lacrima e fa una pausa, fa una pausa e trattiene una lacrima più di Brooke Logan.

 

Il massimo dell’incredibile si è raggiunto in questo punto preciso: “Hanno espresso dubbi sul colore del bambino, erano preoccupati per come sarebbe nato”, fa Meghan. Oprah: “oooh”, “che cosa?”. Ebbene. Sì. Terribile. Chissà chi è stato. Facciamo così, non te lo chiedo. Sarà per caso la regina? La regina certo che no, mi sta anche simpatica, la vecchia. Il flusso di coscienza è andato tutto il tempo così, nulla lo ha rovinato, specialmente queste tre domande, le grandi assenti dell’intervista. Quindi lei non ha fatto il corso di formazione che fanno alle principesse? Non l’hanno informata degli inchini? Messa al corrente delle privazioni? Aggiornata sulle rotture di balle? Nemmeno che la scorta per Archie è questione di amministrazione e non di scelta? Nel frattempo il bambino non aveva la vostra, di scorta? Accuse razziste. Chi è stato? Avete una registrazione? Testimoni? Perché è grave.

 

Detta così pare tanto diffamazione in libertà. Se non fate nomi e date uno straccio di prova quelli vi vengono a prendere per le orecchie. Su cosa litigavi con Kate, quel giorno, perché hai pianto? La questione erano davvero le calze di filanca alle minidamigelle? Piangevi per le calze di filanca? E’ da tempo che sta tramando, Oprah. Qualche settimana fa si postava su Instagram in una foto con la réclame del caffellatte naturale vitaminizzato per una pelle stupenda che vende Meghan. Meghan ha ripagato con lo stabat mater di sé medesima. Gli assi sono stati calati. Tutto è compiuto, tutto è venduto: razzismo, Diana buonanima. Cappuccino. La vita o è commercio o è dolore, anche io preferisco il commercio perciò facciamola finita e lasciamoli in pace. Non è stata una scelta, è stata mancanza di alternative. Provateci voi a partire da zero quando le vostre esigenze di sicurezza partono da meno 5 milioni di dollari l’anno. Chi ce li dà 5 milioni all’anno, più mutuo di villa in California, senza saper fare quasi niente? Diventare i bibitari del caffelatte alle vitamine non basta, pure se in Delaware si pagano poche tasse. Questa sarebbe stata la versione onesta, questi sono i fatti senza tutti i fronzoli che ci stiamo mettendo. Un’etica degli affari vedete che non poteva funzionare. Per questi due la strada è segnata, non c’è modo di fare insieme le due cose che gli servono: soldi e silenzio.