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Razzismo a corte. I colpi di Meghan Markle alla monarchia

Cristina Marconi

Nell'intervista a Oprah Winfrey la duchessa ha raccontato il periodo a palazzo, i pensieri suicidi e come Buckingham Palace non ha voluto che Archie fosse principe perché di pelle scura. Ma salva la regina

Eterea di luci televisive e di ormoni buoni della gravidanza, nell’intervista a Oprah Winfrey, Meghan Markle ha assestato colpi e colpetti e poi è andata dritta alla giugulare: Buckingham Palace non ha voluto che Archie fosse principe perché di pelle scura, di razza mista, senz’altro troppo nero per loro. Senza mai dismettere i panni ben poco femministi della vittima impotente, la duchessa di Sussex ha confidato di aver pensato in modo "metodico" a come suicidarsi, di aver vissuto il breve periodo a palazzo come fosse un lockdown e di non essersi sentita protetta nei confronti della selvaggia stampa britannica da parte di un’istituzione di cui non sapeva nulla fino a quando non ci è finita dentro, sposando quello che pensava fosse una normale celebrity e invece era il bel principe Harry, con la sua millenaria tradizione alle spalle.  

  

Tutta robetta rispetto all’accusa principale: a palazzo sono dei razzisti. 

  

Con gli occhi truccati come Melania Trump e quella stessa intensità pre-starnuto, Meghan ha finto di voler salvare la regina dal suo fiume di accuse, dicendo che sono tutte rivolte ai funzionari di palazzo, a quello staff che in questi giorni la accusa di bullismo, traumi e maltrattamenti vari, tutti dimostrati dal vertiginoso ricambio di assistenti della coppia dal 2017 in poi. E ha regalato a Elisabetta la sua benedizione da influencer, con un monumentale "Mi ricorda mia nonna" e un aneddoto di quelli che dovrebbero far battere forte il cuore: una volta di rientro da un evento stavano viaggiando in macchina, faceva freddo, Elisabetta a un certo punto le ha detto "vieni qui Meghan" e le ha fatto spazio sotto la sua copertina. "La regina, ad esempio, è sempre stata meravigliosa con me. Adoravo stare con lei", ha aggiunto, perché un po’ di mistica della sovrana "appointed by God", "nominata da Dio", bisogna pur preservarla, sperando di finirne scaldati come dalla copertina.  

  

Nel giardino (di amici, non il loro) c’era anche Harry, che evidentemente ancora non ha un guardaroba all’altezza dei climi caldi. Per lui il problema sono il padre Carlo e il fratello William, che non hanno capito il suo dolore (basta ripensare al dodicenne che segue il feretro della madre in mondovisione per capire di cosa stia parlando e provare rabbia e tenerezza) e sono per sempre intrappolati nella gabbia reale (o è senso del dovere?). E quindi la libertà californiana è arrivata simbolicamente solo grazie ai soldi lasciati in eredità da Diana buonanima, perché "la famiglia mi ha letteralmente tagliato i fondi", mentre la presenza di Lady D ha aleggiato "durante tutto questo processo", di cui lei è stata sempre una parte così attiva – Cosa avrebbe detto? Cosa avrebbe fatto lei? sono domande su cui l’inconscio inglese, terreno di caccia dei tabloids, sta sicuramente ragionando – che, secondo il figlio, aveva addirittura "previsto tutto" nell’aiutarlo finanziariamente, madre fata e fata madrina. 

  

L’attacco di Meghan alla monarchia è in realtà soprattutto un attacco al suo braccio temporale, l'amministrazione, piena di quei funzionari che non le hanno neanche insegnato a fare l’inchino alla regina – ci ha dovuto pensare Fergie, duchessa di York e dove sono le telecamere quando servono! – e che non hanno capito che lei era un asset per la casa reale, non le hanno dato la centralità che meritava. E pazienza se la tradizione millenaria che ti opprime fino a prova contraria è anche l’unica ragione per cui la tua confessione non la fai in un pomeriggio qualunque a Amici ma a Oprah Winfrey in un’intervista con share da Super Bowl e se la linea di successione al trono è scritta nella pietra e ti lascia una libertà che Kate – di cui scopriamo con piacere che è "una brava persona" anche se l’ha fatta piangere - può solo sognarsi. La soluzione è sempre la stessa: prendere a colpi d’ascia la tradizione di cui sopra, ovviamente. 

  

Con Filippo novantanovenne reduce da un intervento al cuore, la regina quasi novantacinquenne sola a Windsor e una ‘giovane’ guardia – Carlo e William, principalmente – di cui si dice siano molto interventisti in materia di Harry&Meghan, il problema per la monarchia britannica è doppio: come far sopravvivere il brand globale all’accusa di razzismo e, su un piano minore ma alla lunga importante, come evitare di sembrare i Forrester alle prese con Brooke Logan e recuperare un po’ di gravitas. Anche perché l’intervista a Oprah non è finita, verranno trasmessi altri pezzi e come una bomba a grappolo sono le schegge piccole a poter essere più mortali. Quella grande,  ossia che un membro della famiglia reale ha chiesto più volte a Harry di che colore avrebbe avuto la pelle il piccolo Archie quando Meghan era incinta di cinque mesi, è pesante ed è un bel problema, anche perché nelle ultime settimane Buckingham Palace ci ha abituati a rispondere a tono ad ogni accusa, ma ora che tutto sta scendendo verso livelli da cortile sarebbe sconsigliato continuare. Cosa faranno ora? 

 

La risposta ovvia, ossia che la famiglia reale aveva disperatamente bisogno di un po’ di diversità e avrebbe dovuto accogliere con gioia (come probabilmente è stato) la nascita di un piccolo principe dalla pelle scura, l’ha bruciata la stessa Meghan nella sua risposta a Oprah e ovviamente non è una verità che si possa dire in questi termini: The Firm aveva bisogno di una commoner, Kate, e aveva bisogno di qualcuno di diversità etnica. Ed ecco arrivare Meghan, che però aveva anche spiacevoli affinità biografiche con Wallis Simpson, l’altro fantasma di questa storia insieme a Diana. L’accoglienza spiacevole nei confronti della Markle è ben rappresentata dalla scelta della principessa Michael of Kent di indossare una spilla con uno schiavo nero al banchetto di Natale del 2017, il primo con Meghan presente. La cosa fece scalpore, ma ci furono delle scuse e venne presto dimenticata, mentre oggi regala una pezza d’appoggio iconografica a questo pasticciaccio, che sta mettendo il Regno Unito, paese alle prese con varie crisi d’identità, davanti a uno specchio di quelli severi, spietati, crudeli, in cui aspetti di scoprirti leonino e autorevole e invece ti vedi decrepito, crepuscolare, fuori dal tempo.

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