Il soft power oltre Sputnik V

C'è un terreno che va occupato in questa ricostruzione e c'è anche un manuale perfetto da seguire per farlo

Micol Flammini

Cosa sta facendo il famoso “cuoco di Putin”?  Un'inchiesta racconta che ha un piano che guarda all'Ue

Che i vaccini fossero uno strumento di soft power, alla Russia va dato il merito di averlo capito con molta fretta. In realtà, a capirlo erano stati tutti molto veloci, ma la Russia ha cercato di iniziare la sua corsa con un certo vantaggio. Talmente in anticipo sul resto dei paesi, soprattutto sui più rapaci come la Cina che a tratti abbiamo avuto l’impressione che corresse da sola, rincorrendo se stessa. Così è stato quando per prima ha registrato il suo vaccino Sputnik V, era agosto,  mettendo dopo la parola Sputnik, già nota e con un sapore di conquista,  la V di victory. Ma operazioni russe, secondo un’inchiesta condotta dal Daily Beast, dal Dossier Center, dall’emittente tedesca Adr, dalla testata estone Delfi e dalla lituana Siena, sono andate oltre alla promozione del vaccino, che in alcuni casi è risultata talmente rumorosa da essere controproducente, almeno in Russia, dove i cittadini sono riluttanti a farsi vaccinare. 

 

 

L’inchiesta indaga su una conferenza che si è tenuta a Berlino tra il 14 e il 15 di gennaio e che ha avuto come argomenti le questioni economiche e ambientali che interessano Estonia, Lettonia, Lituania, Polonia e Germania. Un dialogo strategico sul Mar Baltico che rientra in una serie di conferenze, chiamate “sessioni di previsione per creare una nuova visione del futuro post pandemia” in questi paesi. I punti di discussione includevano: Covid-19, Brexit, sostenibilità ambientale e tecnologia. Tra i partecipanti Rihards Kols, del partito lettone di estrema destra Na, alcuni membri del Bundestag, tra i quali Stefan Keuter dell’AfD. 

 

Ad attrarre l’attenzione delle testate sono stati i legami tra le due società che hanno organizzato l’evento: tutte e due collegate all’Afric, Associazione per la libera ricerca e la cooperazione internazionale, gestita da Evgeni Prigozhin. Conosciuto come “il cuoco di Putin", è il nome che ricorre più spesso in tutti gli affari, più o meno nascosti, del Cremlino. Prigozhin è l’uomo dietro alle milizie Wagner, i mercenari russi presenti in Ucraina, in Siria e in Libia. Prigozhin è l’uomo a cui fa capo la fabbrica dei troll, l’esercito di persone che cerca di orientare, plasmare, modificare l’opinione pubblica su Internet. Prigozhin è anche l’uomo che gestisce Afric, organizzazione con sede a San Pietroburgo che, secondo alcuni documenti di Dossier Center, è stata concepita come una rete di agenti di influenza, il cui compito è fornire valutazioni da esperti che siano vantaggiose per la Russia soprattutto in Africa. 

 

 

Una delle società che hanno organizzato l’evento a Berlino è la Adamis Consultancy, fondata e gestita da Vaiva Adomaityte, lituana, psicologa del lavoro, esperta di cambiamenti globale e membro di Afric. L’altra società è la Bwa, guidata da Michael Schumann, consulente d’azienda tedesco, esperto di Cina. La Bwa ha una serie di partnership con altri gruppi russi attivi in Germania, come il think tank Dialogue of Civilizations, fondato nel 2016 da Vladimir Yakunin, ex ufficiale del Kgb e, scrive il Daily Beast, stretto confidente di Vladimir Putin. 

 

 

I paesi lambiti dal Baltico sono zone delicate, importanti per influenza e inimicizie con la Russia. Alcune fonti hanno raccontato alle testate che hanno condotto l’inchiesta che uno degli ordini diretti per la gestione delle conferenze era quello di non parlare di questioni di sicurezza, ma di concentrarsi su temi ecologici ed economici. Indrek Kannik, ex funzionario dei servizi segreti esteri estoni e ora  direttore del Centro internazionale per la difesa e la sicurezza a Tallinn, ha detto al Daily Beast che si tratta di un lavoro da manuale per un’operazione di soft power che abbia successo. “Iniziano soft e poi quando acquisiscono una certa affidabilità affrontano argomenti più rilevanti per il Cremlino come sicurezza, critiche ai governi, punti di dialogo con la Russia”, ha detto Kannik al Daily Beast. 

 
C’è un terreno che va riempito in questa ricostruzione post Covid, mentre molti governi sono impegnati a uscire dalla crisi, a raccogliere le macerie più che a ricostruire. Prigozhin, l’uomo che si muove dove il Cremlino vuole essere presente senza essere visto, si sta preparando in anticipo.

 

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  • Micol Flammini
  • Micol Flammini è giornalista del Foglio. Scrive di Europa, soprattutto orientale, di Russia, di Israele, di storie, di personaggi, qualche volta di libri, calpestando volentieri il confine tra politica internazionale e letteratura. Ha studiato tra Udine e Cracovia, tra Mosca e Varsavia e si è ritrovata a Roma, un po’ per lavoro, tanto per amore. Sul Foglio cura con Paola Peduzzi l’inserto EuPorn in cui racconta il lato sexy dell’Europa, ed è anche un podcast.