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Netanyahu vuole una campagna di diplomazia vaccinale

Daniele Ranieri

Israele manda i vaccini in più a una lista di alleati (anche all’Italia), reazioni e critiche

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Il primo ministro d’Israele, Benjamin Netanyahu, vuole usare le eccedenze di vaccini per fare diplomazia internazionale, secondo numerosi media israeliani che a partire da martedì hanno detto che centomila dosi di Moderna potrebbero essere distribuite a una ventina di paesi. Non sono quantitativi enormi, circa cinquemila dosi a ciascun paese, ma si spera molto nel valore simbolico. Tra i beneficiari ci sono Repubblica ceca, Honduras, Guatemala e Ungheria, che hanno promesso di spostare o hanno già spostato le loro ambasciate a Gerusalemme e quindi di riconoscere la città come capitale di Israele. I cechi apriranno a Gerusalemme un ufficio diplomatico il mese prossimo e hanno già detto che useranno i vaccini donati da Israele per le loro Forze armate.

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Il primo ministro d’Israele, Benjamin Netanyahu, vuole usare le eccedenze di vaccini per fare diplomazia internazionale, secondo numerosi media israeliani che a partire da martedì hanno detto che centomila dosi di Moderna potrebbero essere distribuite a una ventina di paesi. Non sono quantitativi enormi, circa cinquemila dosi a ciascun paese, ma si spera molto nel valore simbolico. Tra i beneficiari ci sono Repubblica ceca, Honduras, Guatemala e Ungheria, che hanno promesso di spostare o hanno già spostato le loro ambasciate a Gerusalemme e quindi di riconoscere la città come capitale di Israele. I cechi apriranno a Gerusalemme un ufficio diplomatico il mese prossimo e hanno già detto che useranno i vaccini donati da Israele per le loro Forze armate.

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Sulla lista ci sarebbero alcuni non meglio specificati paesi africani che hanno fatto aperture a Israele e potrebbero essere il Sudan e il Marocco che da pochi mesi hanno riallacciato le relazioni con gli israeliani – sulla scia di altri paesi arabi. C’è anche la Mauritania, un paese arabo che ha interrotto le relazioni con Israele nel 2010 e che nei mesi scorsi sembrava voler seguire l’esempio degli altri e riprendere i rapporti diplomatici. In pratica questa è una donazione d’incoraggiamento. E poi altri come il Ciad, l’Etiopia, San Marino, Cipro e anche l’Italia.

 

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La diplomazia dei vaccini non è una cosa nuova, Cina e India usano il loro surplus di vaccini con generosità per premiare gli alleati e rafforzare le connessioni e Israele ha sempre usato ogni strumento a disposizione per farsi degli amici o per rafforzare alleanze già esistenti. I team di specialisti israeliani sono i primi a partire in caso di disastri naturali e durante i Mondiali di calcio 2018 la tv satellitare israeliana è arrivata a trasmettere in chiaro e in lingua araba le partite – la sola a farlo e a prendersi la tacita approvazione di milioni di spettatori nei paesi arabi. Da quando è uscita la notizia, l’ufficio del primo ministro dice che altri paesi si sono fatti avanti per avere anche loro una quota dei vaccini. Israele non si occuperà della spedizione, ciascun beneficiario dovrà organizzarsi per andarli a prendere. Ma questa campagna di diplomazia vaccinale ha tre problemi. Il primo è che potrebbe essere prematura, fonti anonime dell’esercito dicono al Jerusalem Post che sarebbe meglio aspettare prima di cominciare a cedere vaccini all’estero (Israele non è un paese produttore). Il secondo problema è che Netanyahu ha tenuto all’oscuro il governo e ci sono ministri che si stanno ribellando. Il suo rivale politico Benny Gantz dice che le dosi di vaccino sono state pagate con le tasse dei cittadini israeliani quindi il primo ministro non può decidere di darle via per i suoi piani di politica estera. “Pensa di comandare una monarchia, non una diplomazia”, dice Gantz, ci sarebbe voluto un processo di approvazione diverso e trasparente. Il terzo è che per molti critici Israele avrebbe dovuto dare tutto il surplus di dosi – e non soltanto una parte, come ha fatto – all’Autorità palestinese perché i territori palestinesi sono ancora molto indietro nella campagna di vaccinazione. Israele si trova in questa situazione perché la sua campagna per la vaccinazione di massa è stata la più rapida al mondo. La metà degli israeliani ha già ricevuto la prima dose e un terzo circa ha ricevuto anche il richiamo e i primi effetti di questa copertura così ampia sono incoraggianti. La trasmissione del virus ha rallentato molto e c’è un progressivo ritorno alla normalità per chi ha già ricevuto entrambi le dosi del vaccino.

 

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