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La Lega pro Recovery provoca liti sovraniste a Bruxelles

David Carretta

C’era un accordo tra i nazionalisti europei che gli europarlamentari del Carroccio stanno violando. Ora la strada della presentabilità di Salvini passa da una scissione del Ppe da Orbán 

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La Lega di Matteo Salvini ieri ha fatto un passo per cercare di entrare nell’establishment dell’Ue, scegliendo di votare al Parlamento europeo a favore del regolamento che istituisce il Recovery fund. La decisione è stata presa subito dopo l'incontro di Salvini con Mario Draghi a Roma. Ma la strada per una riabilitazione europea appare ancora lunga. La porta di ingresso del Partito popolare europeo rimane sbarrata con Salvini alla testa del partito. “Non bastano un paio di voti per diventare all’improvviso europeisti”, spiega al Foglio una fonte del Ppe: “Salvini in questi anni si è dimostrato totalmente inaffidabile. Noi abbiamo bisogno di interlocutori nel centrodestra in Italia perché Forza Italia sta scomparendo. Nella Lega ci sono dirigenti pragmatici come Giancarlo Giorgetti. Ma con Salvini per ora è impossibile”.

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La Lega di Matteo Salvini ieri ha fatto un passo per cercare di entrare nell’establishment dell’Ue, scegliendo di votare al Parlamento europeo a favore del regolamento che istituisce il Recovery fund. La decisione è stata presa subito dopo l'incontro di Salvini con Mario Draghi a Roma. Ma la strada per una riabilitazione europea appare ancora lunga. La porta di ingresso del Partito popolare europeo rimane sbarrata con Salvini alla testa del partito. “Non bastano un paio di voti per diventare all’improvviso europeisti”, spiega al Foglio una fonte del Ppe: “Salvini in questi anni si è dimostrato totalmente inaffidabile. Noi abbiamo bisogno di interlocutori nel centrodestra in Italia perché Forza Italia sta scomparendo. Nella Lega ci sono dirigenti pragmatici come Giancarlo Giorgetti. Ma con Salvini per ora è impossibile”.

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Oltre agli attacchi all’Ue, pesa la lunga alleanza con Marine Le Pen e altri partiti dell’estrema destra antieuropea. Eppure le fondamenta di quell’alleanza, che è diventata il gruppo Identità e democrazia al Parlamento europeo, vacillano con il “sì” della Lega al Recovery. (Carretta segue nell’inserto I) Se la porta del Ppe rimarrà chiusa, l’unica strada che ha la Lega passa da un’ipotetica scissione di Viktor Orbán dai popolari. Il premier ungherese ha proposto al Ppe di andarsene, ma mantenendo una forma di associazione esterna. Una collaborazione tra sovranisti di governo e popolari è possibile? Prima Salvini dovrebbe rinnegare l’alleanza storica con la Le Pen e uscire dal gruppo Identità e democrazia. Le tensioni interne non mancano. Nello statuto concordato nel giugno del 2019, la Lega, il Rassemblement national (Rn), Alternativa per la Germania (AfD) e gli altri partiti di estrema destra si erano impegnati a respingere “qualsiasi ulteriore evoluzione verso un superstato europeo” e “qualsiasi tentativo di imporre un bilancio della zona euro e imposte dirette dell’Ue”. Il voto della Lega a favore del Recovery va in direzione opposta.

 

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Nel dibattito in plenaria ieri Peter Kofod, l’eurodeputato del Partito del popolo danese alleato della Lega, ha votato contro perché con il Recovery fund “paesi in cui le cose funzionano dovranno pagare il debito per quei paesi in cui funzionano meno” nel sud Europa. Il leghista Antonio Maria Rinaldi, invece, ha chiesto di “congelare sine die il debito buono”. Il leader di AfD, Jörg Meuthen, su Facebook ha definito Draghi “uno scherzo, anche se molto brutto, di cui i tedeschi che devono pagare in larga misura il conto, non potranno ridere”. Il presidente del gruppo Id, Marco Zanni, ha risposto che “se qualcuno all’estero critica il professor Draghi per aver difeso l’economia, il lavoro e la pace sociale europea – quindi anche italiana – e non solo gli interessi tedeschi, questa per noi non sarebbe un’accusa, ma un titolo di merito”. Anche sulla Russia sono emerse fratture. A gennaio la Lega ha votato a favore di sanzioni mirate contro il Cremlino e gli oligarchi, mentre i francesi del Rn si sono espressi contro.

 

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