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Bellingcat scova altre vittime della squadra degli avvelenatori dell’Fsb

Micol Flammini

Attivisti, politici e giornalisti, il lavoro della poison squad che avrebbe cercato di uccidere Navalny dura da tempo. Una nuova inchiesta cerca di unire tutti i punti 

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Il sito di inchiesta Bellingcat, assieme ai russi di Insider e allo Spiegel, dopo aver scoperto tutte le connessioni tra l’Fsb e l’avvelenamento di Alexei Navalny, ha continuato a unire i puntini e a seguire a ritroso i servizi di sicurezza fino a trovare delle possibili relazioni fra tre persone morte negli anni passati e gli stessi agenti, la “poison squad” che per anni ha seguito il volto più noto dell’opposizione russa. I giornalisti hanno trovato prove che collegano i servizi federali alla morte del giornalista Timur Kuashev, del politico Nikita Isayev e dell’attivista Ruslan Magomedragimov, in contesti ancora pieni di dubbi, ma che mostrerebbero quanto sia radicata all’interno dell’Fsb la pratica di eliminare voci contrarie al Cremlino. 
Kuashev è stato trovato morto nella città di Nachik il primo agosto del 2014. Un segno di siringa è stato trovato sotto l’ascella, contusioni e abrasioni sul volto e sulle ginocchia. Secondo Bellingcat, gli agenti legati all’avvelenamento di Navalny, Konstantin Kudryavtsev, Ivan Osipov, Denis Machikin e Roman Matyushin, avrebbero seguito Kuashev: nel periodo della sua morte si trovavano nei pressi di Nachik e tutti per tornare, ritardarono di un giorno il loro biglietto per Mosca. 

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Il sito di inchiesta Bellingcat, assieme ai russi di Insider e allo Spiegel, dopo aver scoperto tutte le connessioni tra l’Fsb e l’avvelenamento di Alexei Navalny, ha continuato a unire i puntini e a seguire a ritroso i servizi di sicurezza fino a trovare delle possibili relazioni fra tre persone morte negli anni passati e gli stessi agenti, la “poison squad” che per anni ha seguito il volto più noto dell’opposizione russa. I giornalisti hanno trovato prove che collegano i servizi federali alla morte del giornalista Timur Kuashev, del politico Nikita Isayev e dell’attivista Ruslan Magomedragimov, in contesti ancora pieni di dubbi, ma che mostrerebbero quanto sia radicata all’interno dell’Fsb la pratica di eliminare voci contrarie al Cremlino. 
Kuashev è stato trovato morto nella città di Nachik il primo agosto del 2014. Un segno di siringa è stato trovato sotto l’ascella, contusioni e abrasioni sul volto e sulle ginocchia. Secondo Bellingcat, gli agenti legati all’avvelenamento di Navalny, Konstantin Kudryavtsev, Ivan Osipov, Denis Machikin e Roman Matyushin, avrebbero seguito Kuashev: nel periodo della sua morte si trovavano nei pressi di Nachik e tutti per tornare, ritardarono di un giorno il loro biglietto per Mosca. 

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Isayev è morto il 16 novembre 2019, a bordo di un treno che da Tambov era diretto a Mosca. La causa ufficiale della morte è  un attacco di cuore, ma l’autopsia non è stata completata. Gli uomini che hanno seguito Navalny, secondo i registri di volo, avrebbero seguito anche Isayev. Non ci sono documenti di viaggio che indichino la loro presenza nell’ultima città da lui visitata, ma i tabulati telefonici mostrano che uno dei membri della squadra era a Tambov negli stessi giorni di Isayev.  Magomedragimov è stato trovato nella sua auto il 24 marzo 2015, a Kaspiysk nel Daghestan, morto per soffocamento. Non c’erano segni di lotta. Due uomini della “poison squad” erano nella regione di  Magomedragimov in diverse occasioni. 

 

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Le tre vittime non erano figure di primo piano come Navalny, non erano personaggi ingombranti, e ci sono diverse cose sulle quali i giornalisti stanno ancora lavorando: elementi che non tornano e legami da ritrovare. Isayev, per esempio, era stato a capo del movimenti Nuova Russia e consigliere di Russia giusta, il partito di Sergei Mironov. Non si era mai dimostrato ostile al Cremlino, anzi sono Bellingcat e Insider a riconoscere che manca una spiegazione logica e Isayev viene descritto come uno molto fedele al Cremlino. Tuttavia, e questa è una pista che i giornalisti stanno seguendo, il politico potrebbe aver collaborato con i servizi stranieri. Kuashev era un giornalista indipendente e prima della sua morte aveva detto di aver subìto diverse minacce da parte delle forze dell’ordine per le sue inchieste e la sua attività vicina all’opposizione. Magomedragimov era un attivista, il suo movimento Sadval creato nel 1990 ha come obiettivo  la creazione di uno stato nazionale per i lezgini, un gruppo etnico formato da poco più di un milione di persone, disperso nella regione russa del Daghestan e nel vicino Azerbaigian. Sadval vuol dire unità in lingua lesga. 

 

Non si tratta di figure prominenti, ma se confermate, tutte le indagini del gruppo di Bellingcat potrebbero portare alla luce una ramificazione molto più estesa dei crimini dell’intelligence di Mosca e l’esistenza di un’eliminazione sistematica di chi può  minacciare  la tenuta del Cremlino. Per tutta la settimana, i maggiori collaboratori di Alexei Navalny sono stati arrestati, il suo appartamento perquisito, così come l’appartamento della sua dottoressa, Anastasia Vasilyeva – lei ha continuato a suonare il pianoforte durante la perquisizione – sua moglie Yulia viene pedinata da quando è tornata in Russia e ieri è arrivata la notizia che lui rimarrà in carcere fino al 15 febbraio. L’opposizione in Russia è fatta di tanti piccoli tasselli che l’Fsb con i suoi agenti potrebbe aver cercato di eliminare, in un lavoro che va avanti da anni. Ma l’avvelenamento di Navalny ha creato un qualcosa di nuovo: sembra aver messo tutto lo scontento e la rabbia dei russi in un’unica direzione. Le nuove scoperte di Bellingcat potrebbero dare ancora più forza alle proteste. 

 


 

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