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"La mela amara"

I Paesi Bassi entrano in lockdown per cinque settimane

“In questa seconda ondata ci sono state meno eccezioni, ci assomigliamo tutti un po’ di più”, ci dice lo scrittore Ben Coates

Micol Flammini

Con i fischi fuori dalla finestra, Mark Rutte annuncia la nuova chiusura fino al 19 gennaio. Il rischio delle elezioni di marzo e una decisione impensabile mesi fa

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Il primo ministro olandese, Mark Rutte, ha annunciato l’inizio di un nuovo lockdown: cinque settimane, da ieri. Tutto chiuso, negozi non essenziali, ristoranti, musei, palestre, anche le scuole. La decisione per   i Paesi Bassi rappresenta un  cambiamento importante: erano stati tra i più refrattari alle misure di restrizione rigide durante la primavera. Il lockdown parziale iniziato a settembre non è riuscito ad abbattere la curva dei contagi e lunedì i nuovi casi erano più di ottomila. “Prima di vedere le cose migliorare, dovremo mordere questa mela molto amara”, ha detto Rutte in un discorso in tv e mentre parlava si sentivano i fischi dei manifestanti all’esterno del palazzo del governo all’Aia. Il primo ministro ha cercato di spiegare che il Covid-19 non è “un’influenza innocente”, che la pressione negli ospedali si sta facendo insostenibile e che le feste natalizie potrebbero peggiorare la situazione. E’ l’ultimo sforzo – nei Paesi Bassi c’è il coprifuoco da ottobre – prima dell’arrivo del vaccino, “che sarà la luce”.

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Il primo ministro olandese, Mark Rutte, ha annunciato l’inizio di un nuovo lockdown: cinque settimane, da ieri. Tutto chiuso, negozi non essenziali, ristoranti, musei, palestre, anche le scuole. La decisione per   i Paesi Bassi rappresenta un  cambiamento importante: erano stati tra i più refrattari alle misure di restrizione rigide durante la primavera. Il lockdown parziale iniziato a settembre non è riuscito ad abbattere la curva dei contagi e lunedì i nuovi casi erano più di ottomila. “Prima di vedere le cose migliorare, dovremo mordere questa mela molto amara”, ha detto Rutte in un discorso in tv e mentre parlava si sentivano i fischi dei manifestanti all’esterno del palazzo del governo all’Aia. Il primo ministro ha cercato di spiegare che il Covid-19 non è “un’influenza innocente”, che la pressione negli ospedali si sta facendo insostenibile e che le feste natalizie potrebbero peggiorare la situazione. E’ l’ultimo sforzo – nei Paesi Bassi c’è il coprifuoco da ottobre – prima dell’arrivo del vaccino, “che sarà la luce”.

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Per Mark Rutte la gestione della pandemia ha anche un significato elettorale forte, ci saranno le elezioni a marzo e il premier, che come tanti ha beneficiato di un aumento dei consensi dopo la prima ondata e le lotte in Consiglio europeo sul Recovery fund, vuole vincere un altro mandato. Se nei mesi primaverili ed estivi aveva fatto sfoggio di un approccio meno rigido nei confronti delle misure anticontagio, ha poi dovuto cambiare metodi e atteggiamento e, come dice al Foglio lo scrittore britannico naturalizzato olandese Ben Coates, “in questa seconda ondata ci sono state meno eccezioni, ci assomigliamo tutti un po’ di più”. Le nazioni sono cambiate tutte durante la pandemia, le verità assolute di marzo non ci sono più  e questo è accaduto anche nei Paesi Bassi, dove però, a detta dello scrittore, alcune caratteristiche nazionali hanno contribuito a peggiorare la gestione della pandemia. “C’è un governo che è molto attaccato all’idea di libertà, un elettorato che da un lato è ugualmente legato all’idea di libertà però si fida molto delle cose che dice il governo. Ci sono stati molti messaggi confusi e una percezione errata della prima ondata”. In estate Rutte parlava di vittoria, quando c’era ancora molto da combattere, “e poi il fatto che la prima ondata sia stata meno forte che in altri paesi europei ha portato a sottovalutare la seconda”. La pandemia ha sconvolto anche i piani di Coates che, dopo aver scritto “Why the Dutch are different” (Perché gli olandesi sono diversi), stava lavorando a un altro libro, sempre sull’Olanda. Sulla sua unicità ed efficienza, sullo stile di vita felice e a tratti idilliaco – lunghe passeggiate in mezzo alla natura, giornate di lavoro più brevi rispetto ad altri europei  – sui bambini – che, dice Coates, sono i più felici del mondo – e su quanto fosse semplice vivere in Olanda. Ha dovuto interrompere il progetto, perché la pandemia ha stravolto il volto della nazione. 

 

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Il Covid-19, come dice Coates,  ci ha resi tutti un po’ più simili e  adesso sembra che tutto vada verso una direzione unica: una chiusura più dura anche se è Natale, dopo aver cercato di salvarlo. Secondo Coates le misure annunciate nei Paesi Bassi sono  giuste, se soltanto fossero state prese almeno un mese fa. “Sull’importanza della mascherina per esempio sono stati mandati messaggi contrastanti, c’è stata poca unità e gli olandesi, che si fidano di quel che dice il governo – sottolinea lo scrittore –  di fronte a tanta confusione sono  stati refrattari all’uso della mascherina”.
Le elezioni in Olanda sono fissate per il 17 marzo, e fino a pochi mesi fa Rutte sembrava ancora il più popolare e il più forte tra i candidati. Le dimissioni di Thierry Baudet, leader di Forum per la democrazia, potrebbero però contribuire a ricompattare il voto sovranista su Wilders, il grande sconfitto alle elezioni europee del 2019. “E’ possibile che più la pandemia andrà avanti, più le persone cercheranno nuove soluzioni. Finora i cittadini hanno sostenuto i governi, ma le cose potrebbero cambiare”, dice Ben Coates. Per il momento Rutte sembra aver scelto una strategia nuova, quella che nei mesi primaverili sembrava impensabile. 

 

Un lockdown durante le feste è una mossa rischiosa per un leader che ha le elezioni tra poco più di tre mesi,  anche se dalle finestre del suo ufficio all’Aia si sentono i fischi,  non aveva scelta, ha capito che questa è la via per rimettere a posto le cose, almeno per un po’, fino al vaccino.  

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