PUBBLICITÁ

Sull'Everest le dimensioni non contano

La nuova altezza ufficiale della montagna più alta del mondo e l'offensiva della Cina, che vuole portare dalla sua parte il Nepal e tutto l'Himalaya

Giulia Pompili

Per mesi i nuovi dati elaborati sono stati tenuti segreti, e la ragione è tutta diplomatica: l’annuncio avrebbe dovuto essere fatto in pompa magna, a dimostrare la cooperazione di successo tra Pechino e Katmandu. Il messaggio è per l'India e i suoi alleati ad alta quota

PUBBLICITÁ

La nuova altezza ufficiale del monte Everest non è solo una scoperta scientifica. Dietro c’è molta politica e molta diplomazia. L’altro ieri la Cina e il Nepal hanno ufficializzato i risultati delle nuove misurazioni, iniziate con un’ascensione da parte di un team di nepalesi nel maggio del 2019. Un anno dopo, durante la scorsa primavera, quando le ascensioni dell’Everest erano già state bloccate per via della pandemia, un altro team cinese aveva raggiunto la vetta, facendo le sue misurazioni indipendenti. L’ascensione della squadra cinese è stata trasmessa in diretta dalla China Central Television, perché non succedeva dal 1960 che un team tutto cinese raggiungesse la vetta, trasportando questa volta strumenti di altissima tecnologia.   

ABBONATI PER CONTINUARE A LEGGERE
Se hai già un abbonamento:

Altrimenti


La nuova altezza ufficiale del monte Everest non è solo una scoperta scientifica. Dietro c’è molta politica e molta diplomazia. L’altro ieri la Cina e il Nepal hanno ufficializzato i risultati delle nuove misurazioni, iniziate con un’ascensione da parte di un team di nepalesi nel maggio del 2019. Un anno dopo, durante la scorsa primavera, quando le ascensioni dell’Everest erano già state bloccate per via della pandemia, un altro team cinese aveva raggiunto la vetta, facendo le sue misurazioni indipendenti. L’ascensione della squadra cinese è stata trasmessa in diretta dalla China Central Television, perché non succedeva dal 1960 che un team tutto cinese raggiungesse la vetta, trasportando questa volta strumenti di altissima tecnologia.   


Per mesi i nuovi dati elaborati sono stati tenuti segreti, e la ragione è tutta diplomatica: l’annuncio avrebbe dovuto essere fatto in pompa magna, a dimostrare la cooperazione di successo tra i due paesi. Perché da decenni Nepal e Cina hanno due visioni diverse della montagna, che è piazzata su un confine stabilito negli anni Sessanta: il lato da cui partono la maggior parte delle ascensioni, però, è  quello nepalese. E il governo di Katmandu ha un indotto notevole da quel passaggio alla montagna più alta del mondo, trasformata negli ultimi anni, secondo i puristi dell’alpinismo, in una specie di “parco giochi a ottomila metri”, vista la facilità con cui le compagnie portano sulla vetta i turisti. Il lato cinese dell’Everest è in Tibet, una delle province autonome cinesi che Pechino controlla con particolare attenzione. E non a caso in Cina l’Everest non si chiama Everest ma Monte Qomolangma, con il suo nome tibetano. Per decenni Nepal e Cina hanno avuto due altezze diverse per l’Everest: secondo Pechino la vetta era più bassa di quattro metri rispetto alla versione nepalese – frutto di una misurazione indiana. Con gli ultimi dati, però, si sono accordati: la montagna più alta del mondo è più alta di 86 centimetri rispetto alle ultime misurazioni che risalgono al 1955, e ha raggiunto gli 8.848.86 metri sul livello del mare. 


I nuovi numeri sono stati resi pubblici durante una videoconferenza dal ministro degli Esteri di Katmandu, Pradeep Kumar Gyawali, e dal suo omologo cinese Wang Yi, che hanno anche letto dei messaggi di congratulazioni inviati rispettivamente dal presidente nepalese Bidya Devi Bhandari e da quello cinese Xi Jinping. “L’annuncio riflette pienamente l’alto livello delle relazioni tra Cina e Nepal”, ha detto Xi, aggiungendo di voler promuovere la collaborazione sempre più attiva della Cina nella gestione del patrimonio scientifico ed ecologico del “Monte Qomolangma”. Secondo l’Accademia cinese della Scienza, la nuova misurazione dell’Everest è il “simbolo dello sviluppo tecnologico della Cina”. Ed Douglas, uno storico specializzato nell’area dell’Himalaya, ha detto in una lunga inchiesta di Freddie Wilkinson pubblicata da National Geographic a fine settembre, che “come il Nepal, anche la Cina ha utilizzato a lungo l’Everest come simbolo dell’identità nazionale. Nel 1960, Mao Zedong ordinò una grande spedizione di stato sull’Everest. Quella squadra fece la prima ascesa di successo dal lato tibetano della montagna. Durante le Olimpiadi di Pechino del 2008, la Cina ha imposto restrizioni agli alpinisti che volevano salire alla vetta dal lato tibetano della montagna in modo che una spedizione ufficiale potesse portare la torcia olimpica in cima senza incidenti”. 
Ma il Nepal, uno dei paesi più poveri d’Asia, è da secoli nel mezzo di una disputa d’influenze ben più grande, quella tra Cina e India.  La regione himalayana per la Cina è strategica, e i rapporti con gli altri paesi dell’area complicati da quella che viene definita “l’assertività cinese”, cioè il metodo  di Pechino di cambiamento dello status quo attraverso l’esercizio dell’influenza strategica unito ad azioni concrete ad ampio raggio: nel giugno scorso tra Pechino e Delhi si è sfiorata la guerra ad alta quota per una questione territoriale che va avanti da decenni; un’altra disputa di confine è stata di recente riaperta con il piccolo regno del Bhutan, alleato dell’India.  Se Pechino vuole conquistare la vetta della montagna più alta del mondo, almeno nell’immaginario collettivo, ha bisogno del Nepal. E dopo la visita dello scorso anno a Katmandu da parte del presidente cinese Xi, la firma di numerosi accordi sulla Via della Seta e per la costruzione di infrastrutture, molti analisti hanno rilevato uno spostamento dei favori del governo del Nepal dall’India alla Cina. 

Di più su questi argomenti:
PUBBLICITÁ