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l'anniversario

A cent'anni esatti dal primo Bloody Sunday che insanguinò l'Irlanda

Massimiliano Vitelli

Ricorre oggi il centenario della rappresaglia dei militari inglesi che aprirono il fuoco sul pubblico del Croke Park, a Dublino: fu la prima delle domeniche di sangue di cui è segnata la storia dei rapporti tra l'isola e l'Inghilterra

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Sono passati cento anni, ma gli irlandesi non hanno dimenticato. È il 21 novembre 1920 quando l’esercito britannico apre il fuoco sui tifosi accorsi al Croke Park di Dublino per assistere ad un incontro di calcio gaelico tra la contea dei padroni di casa e quella di Tipperary. I militari sparano sui civili per rappresaglia, dopo che la mattina una brigata dell’Ira (l’Irish Republican Army) condotta da Michael Collins ha ucciso quattordici agenti segreti infiltrati nell’organizzazione nata per la liberazione delle sei contee occupate nell’isola dagli inglesi. Dodici spettatori muoiono per colpi d’arma da fuoco, altri due schiacciati dalla folla in preda al panico. A terra, senza vita, rimane anche il capitano della squadra ospite, Michael Hogan, al quale oggi è dedicata la tribuna principale dello stadio.

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Sono passati cento anni, ma gli irlandesi non hanno dimenticato. È il 21 novembre 1920 quando l’esercito britannico apre il fuoco sui tifosi accorsi al Croke Park di Dublino per assistere ad un incontro di calcio gaelico tra la contea dei padroni di casa e quella di Tipperary. I militari sparano sui civili per rappresaglia, dopo che la mattina una brigata dell’Ira (l’Irish Republican Army) condotta da Michael Collins ha ucciso quattordici agenti segreti infiltrati nell’organizzazione nata per la liberazione delle sei contee occupate nell’isola dagli inglesi. Dodici spettatori muoiono per colpi d’arma da fuoco, altri due schiacciati dalla folla in preda al panico. A terra, senza vita, rimane anche il capitano della squadra ospite, Michael Hogan, al quale oggi è dedicata la tribuna principale dello stadio.

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Quella triste giornata è passata alla storia come Bloody Sunday. E non è l’unica nella storia di quest’isola tormentata. Il 30 gennaio 1972, a Derry, i paracadutisti inglesi aprono il fuoco sui manifestanti durante una marcia pacifica uccidendo quattordici persone. Ed è questa seconda Bloody Sunday ad essere cantata dagli U2. Il 21 novembre torna protagonista di un altro evento di sangue nel 1974. Sono le 20.14, un uomo telefona alla redazione del Birmingham Post per avvertire che c’è una bomba nel Mulberry Bush Pub. Undici minuti dopo, l’esplosione si porta via dieci vite, passano centoventi secondi e un’altra bomba uccide altre undici persone nel poco distante Tavern in the Town Pub. Questa volta il sangue a terra è inglese. La polizia arresta in fretta sei persone e le condanna all’ergastolo, usciranno dopo sedici anni perché innocenti.

 

Questi episodi sono solo alcuni dei tantissimi che hanno segnato la storia irlandese, fino agli Accordi del Venerdì Santo del 1998. Da allora ha prevalso la linea della pace, con l’IRA che ha deposto ufficialmente le armi nel 2005. Ma, sotto la cenere, la brace è ancora viva e il rischio di nuovi focolai esiste. E la Brexit non aiuta. Se non ci fosse stata da risolvere la questione irlandese – e in parte c’è ancora – gli accordi per l’uscita del Regno Unito dalla UE avrebbero visto la luce molto prima. Il backstop, un progetto per evitare la ricostruzione di un confine fisico tra l’Eire e il Nord Irlanda ha assunto un ruolo centrale nel programma di divorzio tra Londra a Bruxelles. Ripristinare una barriera tra le due Irlanda sarebbe stato come tornare a prima del processo di pace, riconsegnando l’isola ad una nuova epoca di Troubles. Al General Post Office di Dublino, luogo della Proclamazione della Repubblica Irlandese letta da Patrick Pearse (uno dei capi dell’insurrezione del 1916), i repubblicani organizzano ogni anno una manifestazione non autorizzata (ma mai interrotta dalle forze dell’ordine) per ribadire la loro voglia d’indipendenza e di libertà. Una marcia che vuole essere anche un monito per trovare le giuste soluzioni affinché non ci siano più 21 novembre di sangue.

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