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L'intervista

"Con Biden gli Stati Uniti torneranno a essere il principale alleato dell'Europa", ci dice Fubini

Annalisa Chirico

L'accordo sulla Via della Seta "che non ha prodotto effetti commerciali". Le responsabilità della Cina nella propagazione del virus. E il paradosso di dover ringraziare Trump: "Senza il suo isolazionismo il Recovery Fund non sarebbe esistito". Parla il vicedirettore del Corriere della Sera

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L’ “elefante rosa”, di cui parla Federico Fubini nel suo ultimo libro “Sul Vulcano. Come riprenderci il futuro in questa globalizzazione fragile” (Longanesi 2020), si aggira per i corridoi dei palazzi romani sfuggendo a sguardi indiscreti. Fuor di metafora, l’elefante rosa è la firma del governo italiano sul memorandum d’intesa con Pechino: nel 2013 l’Italia stringe con la Repubblica popolare cinese un accordo dall’enorme valore simbolico. Per la prima volta un paese fondatore dell’Ue, membro della Nato e del G7, aderisce alla Belt and Road Initiative: un successo geopolitico per Xi Jinping, una sconfitta per l’asse atlantico.

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L’ “elefante rosa”, di cui parla Federico Fubini nel suo ultimo libro “Sul Vulcano. Come riprenderci il futuro in questa globalizzazione fragile” (Longanesi 2020), si aggira per i corridoi dei palazzi romani sfuggendo a sguardi indiscreti. Fuor di metafora, l’elefante rosa è la firma del governo italiano sul memorandum d’intesa con Pechino: nel 2013 l’Italia stringe con la Repubblica popolare cinese un accordo dall’enorme valore simbolico. Per la prima volta un paese fondatore dell’Ue, membro della Nato e del G7, aderisce alla Belt and Road Initiative: un successo geopolitico per Xi Jinping, una sconfitta per l’asse atlantico.

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“La natura dell’operazione era nota a pochissimi – spiega al Foglio il vicedirettore del Corriere della sera Fubini– I cinesi sono stati abilissimi, sul piano commerciale gli effetti sono stati nulli”. L’Italia ha esportato un po’ di arance mentre la Francia di Macron vendeva Airbus senza sottoscrivere accordi imbarazzanti. “Dico di più: non mi pare che la nostra adesione alla BRI ci abbia consentito, per esempio, di essere informati in anticipo su ciò che stava accadendo a Wuhan”. Nel libro lei riporta la tempistica che conferma le gravi responsabilità cinesi: il virus, comparso per la prima volta in Cina, è stato tenuto nascosto al resto del mondo, con l’effetto paradossale che nelle prime tre settimane di gennaio da Wuhan si poteva volare all’estero ma non verso il resto del paese. “Mantenere aperto il traffico aereo con la Cina è stato un errore evitabilissimo. Le autorità sanitarie cinesi avevano individuato la mappa genetica del nuovo coronavirus già il 2 gennaio ma per dieci giorni non condivisero le loro informazioni con il mondo esterno. Già il 7 gennaio il presidente Xi ordina al comitato permanente del Politburo di agire per contenere l’epidemia, eppure fino al 23 gennaio il Boeing della China Southern Airlines continua a fare la spola tra Roma e Wuhan scaricando a Fiumicino 1800 persone”.

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La cosiddetta “diplomazia delle mascherine” è riuscita a far dimenticare al mondo le responsabilità di Pechino? “Direi di no. Il 2020 segna una catastrofe della Cina sul piano reputazionale, non bisogna essere trumpiani per guardare con sospetto questa Cina. Ma il 2020 è anche l’anno in cui la Cina diventa il principale partner commerciale dell’Europa superando gli Stati uniti. Detto questo, la vicenda di gennaio deve far riflettere: un sistema politico fondato sul partito unico, privo di legittimazione popolare, è di per sé opaco e inaffidabile. A Wuhan i cittadini hanno costituito community di assicurazione sanitaria per sostenersi reciprocamente nel caso in cui venissero colpiti dal Covid: non esiste una sanità pubblica e le persone si organizzano come possono. Il regime di Xi poggia su basi fragili”.

 

Per Henry Kissinger il confronto con la Cina è anche ideologico, e Usa ed Europa dovrebbero marciare uniti. “Per gli Usa la Cina è l’avversario strategico numero uno. Dobbiamo domandarci se un attore così rilevante nella globalizzazione sia anche responsabile o risponda esclusivamente alle logiche di partito”. Con Joe Biden alla Casa bianca, gli Usa proseguiranno nella strategia del “pivot to Asia” del 2011? “La nuova amministrazione Biden offrirà all’Europa di costituire un fronte dei paesi liberi contro il fronte dei paesi non liberi. Non è detto che l’Europa saprà cogliere questa offerta dal momento che la nostra dipendenza dal mercato cinese ci rende vulnerabili. L’Europa è il vaso di coccio di questa globalizzazione dove la democrazia arretra e le disuguaglianze si dilatano. La Cina è diventata fondamentale nelle nostre catene del valore come dimostra il caso della produzione dei princìpi attivi degli antibiotici che arrivano sui banchi delle farmacie con marchi italiani o francesi ma provengono nella quasi totalità dei casi dalla regione dello Hubei”.

 

Il presidente Xi ha abolito il limite del doppio mandato: esisterà una Cina dopo di lui? “Sì, la storia cinese proseguirà anche dopo. Il presidente eletto Biden eserciterà pressione sull’Europa, Italia compresa. E l’Italia non è abbastanza forte per non piegarsi all’influenza americana, per noi gli Usa restano l’alleato più importante”. Nel libro lei muove una dura critica all’Oms e al suo direttore generale, l’etiope Ghebreyesus, compromesso con il regime cinese. “Da ministro della Sanità nel suo paese, Ghebreyesus ha cercato di nascondere ben tre epidemie di colera, e nel suo incarico a Ginevra ha nominato un presentatore della tv di stato cinese ‘ambasciatore di buona volontà’ e ha confermato la moglie di Xi nel medesimo ruolo. Il problema è più generale: la penetrazione cinese nelle agenzie delle Nazioni unite ha spiazzato Usa ed Europa”. Bruxelles, nel fronteggiare la crisi economica, ha riscoperto una vitalità politica inaspettata. “In un certo senso è stato merito di Trump: il suo unilateralismo ha spinto l’Europa verso una maggiore cooperazione politica grazie alla consapevolezza che avremmo dovuto risollevarci da soli, in assenza di aiuti esterni. Il Recovery Fund, senza Trump alla Casa Bianca, non sarebbe esistito”. 

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