PUBBLICITÁ

substitut de saucisse

Ceci n'est pas un hamburger

Micol Flammini

Il Parlamento europeo dovrà decidere se è la forma o il contenuto a dare il nome a un cibo vegetale e non è una questione solo semantica. Proposte e posizioni, tra dischi, tubi e cotolette

 

PUBBLICITÁ

Questa settimana il Parlamento europeo dovrà decidere se l’hamburger può essere solo un hamburger oppure se può essere anche un hamburger che dell’hamburger ha solo la forma, ma non il sapore. Gli eurodeputati dovranno stabilire cos’è a far dell’hamburger l’hamburger o della salsiccia la salsiccia, se il loro contenuto, o la loro apparenza. Devono per forza essere fatti di carne per essere chiamati così, o va bene anche il tofu, o la soia, o i ceci? La mortadella vegetariana, è mortadella? Si può dire veggie burger? Bresaola vegetale? I francesi una risposta a questa domanda l’hanno già data nel 2018: no.

ABBONATI PER CONTINUARE A LEGGERE
Se hai già un abbonamento:

Altrimenti


Questa settimana il Parlamento europeo dovrà decidere se l’hamburger può essere solo un hamburger oppure se può essere anche un hamburger che dell’hamburger ha solo la forma, ma non il sapore. Gli eurodeputati dovranno stabilire cos’è a far dell’hamburger l’hamburger o della salsiccia la salsiccia, se il loro contenuto, o la loro apparenza. Devono per forza essere fatti di carne per essere chiamati così, o va bene anche il tofu, o la soia, o i ceci? La mortadella vegetariana, è mortadella? Si può dire veggie burger? Bresaola vegetale? I francesi una risposta a questa domanda l’hanno già data nel 2018: no.

PUBBLICITÁ

 

La discussione era stata risolta dal Parlamento di Parigi con un emendamento alla legge dell’agricoltura che vieta la pratica, definita fuorviante, che porta ad associare termini quali bistecca, pancetta o wurstel a prodotti che non contengono carne. La norma era stata proposta da Jean Baptiste Moreau, agricoltore, membro dell’Assemblea nazionale ed esponente di En Marche!, e impone ai produttori di alimenti di origine vegetale di cambiare il nome ai loro prodotti, pena: una multa fino a 300 mila euro. L’obiettivo, secondo i francesi, è la tutela del consumatore, ma anche una certa passione per il purismo linguistico. 

 

PUBBLICITÁ

L’approvazione del provvedimento francese seguiva una sentenza della Corte costituzionale europea che nel 2017 aveva vietato l’utilizzo dei termini quali latte, yogurt o burro per i cibi di origine vegetale: “Un nome utilizzato per un prodotto lattiero-caseario non dovrebbe essere legalmente usato per designare un prodotto vegetale”. E la Francia ha seguito questa logica anche per la carne, spingendo i pubblicitari e gli esperti di marketing a riconvertire i vari goût bacon, merguez vegan o substitut de saucisse: se non c’è bacon non c’è neppure il gusto; se è un merguez non è vegano e se è un sostituto della saucisse, allora non è una saucisse

Queste decisioni spetteranno anche al Parlamento europeo, che dovrà sciogliere le sue riserve sulla domanda: cos’è un hamburger? Le ipotesi a sua disposizione sono: vietare di chiamare hamburger – o salame o prosciutto o cotoletta – un prodotto a base vegetale; lasciare le cose come stanno: se un prodotto è vegetale va specificato; fare una sola eccezione: salvare il veggie burger, e obbligare salsicce e mortadelle vegetali a cambiare nome. Dietro a questa scelta semantica c’è uno scontro asprissimo tra la lobby dell’agricoltura e della carne, per le quali i termini con il loro utilizzo “cruelty free” sono fuorvianti ed equivalgono a un “dirottamento culturale”. Dall’altra parte ci sono le grandi aziende alimentari che si sono messe a produrre sempre di più alimenti senza carne, davanti a tutti: Unilever e Nestlé, per le quali è “ridicolo” affermare che i consumatori possano sentirsi confusi di fronte a un veggie burger. E anzi, sostengono che il divieto di usare la definizione “cotoletta di seitan” sarebbe contrario alle promesse dell’Ue di incentivare i consumatori a scegliere alimenti più sostenibili. 

 

I francesi hanno già scelto da che parte stare, adesso tocca agli europei, ma quella che sembrava una guerra semantica, filologica, quasi amletica – cosa fa dell'hamburger un hamburger? Il suo contenuto o la sua apparenza? – rischia di lasciare molte facce scontente lungo la strada. Se il divieto verrà approvato, spetterà poi agli stati membri discuterne durante il Consiglio europeo e, se la Francia è d’accordo, il Belgio, per esempio, ha già espresso la sua contrarietà. Intanto, scrive il Guardian, c’è già chi ha proposto di farla breve, soprattutto durante la pandemia: se non è un hamburger, anche se può sembrarlo, chiamatelo disco; se non è una salsiccia, al di là dell’aspetto, chiamatela tubo. Per tutti gli altri, prosciutti, mortadelle, cotelette e gulash, si vedrà. 

PUBBLICITÁ
Di più su questi argomenti:
PUBBLICITÁ