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Noir scandinavo

I finti attentati a Oslo hanno un colpevole a sorpresa

Le verità mai dette del Partito del progresso

Micol Flammini

Grande scandalo per una pièce teatrale in Norvegia che rivela il vittimismo dell’estrema destra

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C’è uno spettacolo teatrale che in Norvegia in pochi hanno visto, ma di cui tutti conoscono l’esistenza, il titolo è “Way of Seeing” ed è legato a una storia di destre, di falsificazione della realtà e della volontà di diventare vittime, a ogni costo

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C’è uno spettacolo teatrale che in Norvegia in pochi hanno visto, ma di cui tutti conoscono l’esistenza, il titolo è “Way of Seeing” ed è legato a una storia di destre, di falsificazione della realtà e della volontà di diventare vittime, a ogni costo

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Al teatro Black Box di Oslo, per alcune settimane è andata in scena una pièce che aveva come obiettivo, quello di raccontare l’estrema destra in Norvegia, di mostrare le responsabilità del Partito del progresso (FrP) nella normalizzazione di alcuni atteggiamenti razzisti e discorsi di odio. Nello spettacolo si alternavano racconti di due attrice di origine araba e di un giudice della Corte suprema, e video. La compagnia si era anche appostata davanti alle case di alcuni politici, le aveva riprese da lontano senza fornire l’indirizzo, ma comunque alcuni luoghi rimanevano riconoscibili. Lo spettacolo è andato in scena nel 2018 e alla prima, nella platea che contava diversi posti vuoti, c’erano giornalisti, politici, militanti di sinistra e anche molti degli esponenti del Partito del progresso. A un certo punto, una signora tra il pubblico si alza dopo aver ripreso gran parte dello spettacolo e si rifiuta di cancellare il video dal cellulare. Era Laila Anita Bertheussen, moglie dell’allora ministro della Giustizia Tor Mikkel Wara, questa uscita rapida e rumorosa era il primo di una lunga serie di moti di protesta del FrP. I membri del Partito del progresso si sono molto lamentati, hanno raccontato alla stampa che lo spettacolo incitava alla violenza nei loro confronti ed era un’invasione della loro vita privata. Una delle attrici, Hanan Benammar, aveva rilasciato un’intervista per dire che non era molto plausibile che uno spettatore, istigato dallo spettacolo, potesse decidere di attaccare i membri del partito, perché lo scopo non era quello di istigare alla violenza, ma di raccontare, quindi i membri di FrP potevano stare tranquilli. Eppure, dopo le parole dell’attrice, un cassonetto ha preso fuoco davanti alla casa del ministro Tor Mikkel Wara, gli esponenti e gli ideologi del partito hanno ricevuto lettere anonime di minaccia, sulle pareti delle loro case sono state disegnate delle svastiche, e una molotov è stata ritrovata accanto al veicolo sempre di Wara. Sembrava chiaro a tutti che gli attacchi avessero un qualche legame con lo spettacolo che poteva aver ispirato una voglia di giustizia distorta. Anche la premier conservatrice, Erna Solberg, aveva accusato gli artisti di aver reso la politica un affare complicato e pericoloso nel paese. 

 

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La polizia, come tutti, seguiva quella pista, fino a quando un giorno, durante una conferenza stampa che tutti si aspettavano avrebbe rivelato il nome del colpevole, il nome non fu quello di chi aveva scritto la pièce o di chi l’aveva recitata, né chi di qualche militante di sinistra. A commettere questi atti violenti contro i membri del partito, ormai uscito dalla coalizione di governo dopo la decisione di rimpatriare la moglie di un jihadista, era stata Laila Anita Bertheussen, moglie dell’ex ministro, la stessa signora che aveva lasciato il teatro facendo un gran trambusto e denunciando la violazione della sua privacy. E’ stato l’ultimo attacco a Wara a far cambiare idea alla polizia. La Bertheussen aveva dato fuoco alla macchina, ma le telecamere di sorveglianze erano state spente proprio poco prima, e questo dettaglio ha destato molti sospetti. Poi la polizia ha trovato nella casa della coppia una tanica di benzina e un mazzetto di francobolli uguali a quelli usati per spedire le lettere di minaccia. La Bertheussen ha detto di non aver agito da sola, con lei hanno collaborato altre sei persone e l’intenzione era quella di dimostrare che l’estrema destra fosse davvero in pericolo, che il Partito del progresso fosse  la vittima di una campagna di odio pericolosa e non il motore di episodi di razzismo. 

 

Secondo la regista della pièce, Pia Maria Roll, c’è un problema molto forte legato all’estrema destra in Norvegia, il tentativo di istituzionalizzare un partito razzista e pericoloso. Anche Anders Breivik, il responsabile della strage di Utoya, era parte del Partito del progresso, ha ricordato la Roll, ma è stato sempre presentato come un corpo estraneo: “Come in una famiglia in cui è accaduto qualcosa di terribile, non parlarne può essere estremamente distruttivo”.

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