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Il sondaggio Pew Research

Che cosa pensiamo davvero della Cina?

Tra i paesi più sviluppati, mai così tante persone hanno un'opinione negativa del Dragone. Colpa della pandemia, ma anche della politica di Xi Jinping

Giulia Pompili

In Italia l'opinione – favorevole o sfavorevole – è sempre più o meno stabile. A parte dei picchi di amicizia nella primavera del 2015, e di scontento nella primavera del 2014, le variazioni delle opinioni sono minime. Sembra che non ci sia stata un'evoluzione nella riflessione sulla Cina da parte dell'opinione pubblica

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Tra i paesi più sviluppati, mai così tante persone hanno un'opinione negativa della Cina. Lo dimostra l'ultima e molto attesa analisi di Pew Research, che ha preso in esame quattordici delle grandi economie occidentali (e tutte alleate dell'America) e ha tentato di capire cosa è cambiato nelle opinioni delle persone negli ultimi anni, ma soprattutto dopo l'inizio della pandemia.

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Tra i paesi più sviluppati, mai così tante persone hanno un'opinione negativa della Cina. Lo dimostra l'ultima e molto attesa analisi di Pew Research, che ha preso in esame quattordici delle grandi economie occidentali (e tutte alleate dell'America) e ha tentato di capire cosa è cambiato nelle opinioni delle persone negli ultimi anni, ma soprattutto dopo l'inizio della pandemia.

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La maggioranza dei cittadini di ciascun paese ha un'opinione negativa della Cina. “In Australia, Regno Unito, Germania, Paesi Bassi, Svezia, Stati Uniti, Corea del sud, Spagna e Canada, le opinioni negative hanno raggiunto il livello più alto da quando sono iniziati i sondaggi su questo argomento più di dieci anni fa”, si legge nel report. Il cambio d'opinione repentino, negli ultimi due, tre anni, si avverte soprattutto in Australia, dove oggi l'81 per cento dei cittadini ha un'opinione sfavorevole della Cina. E un altro dato interessante viene dalla Corea del sud, dove l'80 per cento dei giovani non ha una buona idea di Pechino, il dodici per cento in più degli intervistati over 50.

 

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Naturalmente il fattore della pandemia incide moltissimo sul favore o lo sfavore che si registra oggi di Pechino, e anche sulla sfiducia riposta nel presidente Xi Jinping, che è aumentata un po' ovunque. Eppure, sulla questione del Covid-19, la maggioranza dei cittadini dei paesi presi in esame pensa che la Cina si sia comportata meglio rispetto agli Stati Uniti (l'84 per cento degli intervistati globali pensa che l'America abbia fatto un pessimo lavoro per contenere il virus).

 

In Europa la scarsa fiducia nei confronti della Cina va però di pari passo con la considerazione che sia ormai Pechino a guidare l'economia del mondo. E' un dato importante, che influenza la centralità della Cina nel dibattito pubblico europeo. Quello che si percepisce, guardando i dati pubblicati dal Pew Research, è che un po' ovunque nel mondo ci sia stata un'evoluzione di quel dibattito, anche tra la popolazione. Non in Italia.

 

In primavera, subito dopo l'arrivo dei dispositivi di protezione cinesi in Italia, la propaganda cinese aveva tentato di influenzare l'opinione pubblica italiana. Era stato pubblicato un sondaggio di Swg secondo il quale, tra i Paesi considerati “amici” la Cina era al primo posto con il 52 per cento dei consensi . Ma i sondaggi sono più attendibili sul lungo periodo, proprio perché non vengono influenzati dall'emotività. E l'unicità italiana, rispetto agli altri tredici paesi presi in esame, si vede proprio sul dato complessivo. Oggi il 38 per cento degli italiani vede la Cina con favore, mentre il 62 per cento in modo sfavorevole. Nella primavera del 2019 il 37 per cento vedeva la Cina con favore, mentre il 57 per cento in modo sfavorevole. Siamo l'unico luogo in cui l'opinione – favorevole o sfavorevole – della Cina ha variazioni minime. A parte dei picchi di amicizia nella primavera del 2015, e di scontento nella primavera del 2014 (sono entrambi anni del governo Renzi), non cambia moltissimo. Sembra che in Italia, anche dopo la firma della Via della Seta nel marzo del 2019 e la polarizzazione dello scontro globale tra Washington e Pechino, non ci sia stata un'evoluzione nella riflessione sulla Cina da parte dell'opinione pubblica.

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