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Perché a Trump non dispiace affatto che sia Oracle a fare il partner di TikTok

Greta Privitera

La vicinanza della Casa Bianca ai vertici della compagnia californiana ha giocato un ruolo fondamentale in questa partita, ma l'accordo con il gruppo che controlla l'app potrebbe placare per qualche istante la guerra gelida tra Stati Uniti e Cina

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Oracle batte Microsoft 1 a 0. Non era un risultato facile da prevedere, ma in un comunicato, l’azienda di Bill Gates ha annunciato “la sconfitta”: ha scritto che ByteDance, il gruppo cinese che gestisce TikTok, l’app che fa oltre quaranta milioni di utenti attivi al giorno, ha deciso di non vendergli gli asset negli Stati Uniti. Un “no” seguito da un articolo del Wall Street Journal in cui una fonte racconta che invece l’azienda cinese si avvierebbe verso una partnership con Oracle, leader nel paese nella fornitura di strutture cloud. Non si tratterebbe di una cessione: Oracle diventerebbe “socio tecnologico di fiducia”. A confermare il no alla vendita è una notizia data in una tv statale cinese, secondo la quale ByteDance non cederà le operazioni statunitensi di TikTok e non fornirà il codice sorgente per la piattaforma video ad alcun acquirente americano. Quindi, l’accordo di partnership potrebbe rivelarsi un compromesso ben riuscito.

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Oracle batte Microsoft 1 a 0. Non era un risultato facile da prevedere, ma in un comunicato, l’azienda di Bill Gates ha annunciato “la sconfitta”: ha scritto che ByteDance, il gruppo cinese che gestisce TikTok, l’app che fa oltre quaranta milioni di utenti attivi al giorno, ha deciso di non vendergli gli asset negli Stati Uniti. Un “no” seguito da un articolo del Wall Street Journal in cui una fonte racconta che invece l’azienda cinese si avvierebbe verso una partnership con Oracle, leader nel paese nella fornitura di strutture cloud. Non si tratterebbe di una cessione: Oracle diventerebbe “socio tecnologico di fiducia”. A confermare il no alla vendita è una notizia data in una tv statale cinese, secondo la quale ByteDance non cederà le operazioni statunitensi di TikTok e non fornirà il codice sorgente per la piattaforma video ad alcun acquirente americano. Quindi, l’accordo di partnership potrebbe rivelarsi un compromesso ben riuscito.

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Questa vittoria, a guardarla bene, così tanto inattesa non lo è. Piuttosto sembra abbia a che fare con la vicinanza del presidente Donald Trump a Oracle e ai suoi vertici. A differenza dei colleghi della Silicon Valley, Larry Ellison, il fondatore, è uno dei pochi tycoon del mondo tech che lo sostiene apertamente: all’inizio dell’anno ha organizzato una raccolta fondi per la sua campagna elettorale. Dietro a Ellison, ma non troppo, spunta fuori la punta di diamante dell’azienda: Safra Catz, amministratore delegato di origini israeliane, anche lei fan del presidente, e di conseguenza amatissima da Trump. La Catz faceva parte del suo team di transizione per l’insediamento alla Casa Bianca, dopo le presidenziali del 2016. In azienda dal 2014, assieme a Mark Hurd la Catz è ceo di Oracle Corporation, entrambi subentrati a Ellison.

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Di lei si dice che sia un’ottima negoziatrice, e lo ha dimostrato nell’estate del 2016 quando ha concluso l’acquisizione di NetSuite, un’azienda che offre servizi informatici nel cloud: un colpo grosso per Oracle. A luglio il presidente americano aveva minacciato di vietare l’utilizzo di TikTok “perché regala dati ai cinesi comunisti” e ha dato come termine il 15 settembre per trovare una soluzione. Il trasferimento delle operazioni statunitensi di TikTok potrebbe placare almeno per un istante la guerra gelida tra le due potenze del mondo, che da tempo si gioca anche nel capo tech. Non si sa quanto festeggi il governo cinese che il mese scorso, per arginare il “saccheggio tecnologico” by Trump, ha annunciato nuove regole di controllo, e ora ByteDance, oltre al “sì” americano, ha bisogno anche dell’approvazione delle autorità cinesi prima di concludere un accordo.

 

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Quando ad agosto un giornalista americano aveva chiesto al presidente la possibilità di una partnership tra Oracle TikTok, lui era stato molto chiaro: “Penso che Oracle sia una grande azienda, il suo proprietario è un tipo eccezionale, straordinario. Oracle sarebbe certamente in grado di gestire la questione”. La vicinanza della Casa Bianca ai vertici della compagnia californiana in queste ore sta giocando un ruolo fondamentale. Nel 2016, la stima di Safra Catz per il presidente è finita sui giornali con la storia di George Polisner, un dirigente senior di Oracle. L’uomo si era dimesso proprio dopo che la Catz aveva espresso il suo totale sostegno. Catz, prima di accettare la posizione nel team di transizione, ha detto: “Ho intenzione di dire al presidente che siamo con lui e che lo aiuteremo in ogni modo possibile. Se riuscirà a riformare il codice fiscale, ridurre la regolamentazione e negoziare accordi commerciali migliori, l’industria tecnologica statunitense sarà più forte e più competitiva che mai”.

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Ha avuto anche un ruolo importante il fatto che Oracle sia negli ultimi anni diventata molto anti Amazon, come Trump: Oracle è tra i fondatori di un gruppo contro l’azienda di Jeff Bezos, Free and Fair Markets Initiative, e nel 2018 proprio la Catz, in una cena privata alla Casa Bianca, si era lamentata di un contratto da 10 miliardi di dollari che il dipartimento della Difesa stava chiudendo con Amazon. Bezos perse il contratto, lo vinse Microsoft, ma per Oracle era meglio così. Ora si pareggiano i conti, come piace a Trump.

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