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Merkel ha in mano la sanzione più dura per Putin: sospendere Nord Stream 2

David Carretta

La presidenza tedesca dell’Ue offre alla cancelliera un’occasione per compiere una giravolta a 180 gradi in nome dell’Europa

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Bruxelles. Espulsione di diplomatici russi, raffreddamento dei rapporti con il Cremlino, divieto di ingresso per i responsabili dell’attacco a Alexei Navalny: l’Unione europea si prepara a ricorrere al solito armamentario di sanzioni, dopo che Angela Merkel ha chiesto una “risposta comune” all’utilizzo del Novichok contro il principale oppositore a Vladimir Putin. Ma è la stessa cancelliera tedesca ad avere in mano la sanzione più dura per punire l’ennesima violazione di un trattato e del buon costume internazionale. Paradossalmente è dal suo stesso campo politico che arrivano le pressioni più forti per schiacciare quello che alcuni considerano come un bottone nucleare nelle relazioni con Mosca: abbandonare o sospendere il gasdotto Nord Stream 2. “La Russia persegue una politica inumana e sprezzante. I rituali diplomatici non sono più sufficienti”, ha scritto ieri su Twitter Norbert Röttgen, presidente della commissione Esteri del Bundestag e candidato alla leadership della Cdu di Merkel. “Dopo l’avvelenamento di Navalny abbiamo bisogno di una risposta europea forte, che Putin capisca: l’Ue dovrebbe decidere congiuntamente di fermare Nord Stream 2”, ha detto Röttgen. Le resistenze nel governo tedesco sono potenti, a partire dalla Spd (l’ex cancelliere Gerhard Schröder è presidente di Nord Stream e Rosneft) e dal ministro dell’Industria della Cdu Peter Altmeier (sempre attento agli interessi delle grandi imprese). Ma la posizione di Merkel potrebbe evolvere. Subito dopo l’avvelenamento di Navalny, aveva esplicitamente detto che Nord Stream 2 andava trattato come una questione separata. Ieri Merkel non ha ribadito la sua posizione.

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Bruxelles. Espulsione di diplomatici russi, raffreddamento dei rapporti con il Cremlino, divieto di ingresso per i responsabili dell’attacco a Alexei Navalny: l’Unione europea si prepara a ricorrere al solito armamentario di sanzioni, dopo che Angela Merkel ha chiesto una “risposta comune” all’utilizzo del Novichok contro il principale oppositore a Vladimir Putin. Ma è la stessa cancelliera tedesca ad avere in mano la sanzione più dura per punire l’ennesima violazione di un trattato e del buon costume internazionale. Paradossalmente è dal suo stesso campo politico che arrivano le pressioni più forti per schiacciare quello che alcuni considerano come un bottone nucleare nelle relazioni con Mosca: abbandonare o sospendere il gasdotto Nord Stream 2. “La Russia persegue una politica inumana e sprezzante. I rituali diplomatici non sono più sufficienti”, ha scritto ieri su Twitter Norbert Röttgen, presidente della commissione Esteri del Bundestag e candidato alla leadership della Cdu di Merkel. “Dopo l’avvelenamento di Navalny abbiamo bisogno di una risposta europea forte, che Putin capisca: l’Ue dovrebbe decidere congiuntamente di fermare Nord Stream 2”, ha detto Röttgen. Le resistenze nel governo tedesco sono potenti, a partire dalla Spd (l’ex cancelliere Gerhard Schröder è presidente di Nord Stream e Rosneft) e dal ministro dell’Industria della Cdu Peter Altmeier (sempre attento agli interessi delle grandi imprese). Ma la posizione di Merkel potrebbe evolvere. Subito dopo l’avvelenamento di Navalny, aveva esplicitamente detto che Nord Stream 2 andava trattato come una questione separata. Ieri Merkel non ha ribadito la sua posizione.

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All’Ue non restano molte leve sanzionatorie, a meno di trasformare Putin in un paria stile il bielorusso Alexander Lukashenka. La Russia è già sotto sanzioni per l’annessione della Crimea e il sostegno ai separatisti del Donbass in Ucraina. Le relazioni sono state ridimensionate, con l’esclusione dal G8 e una riduzione delle visite a Mosca. Bruxelles potrebbe reagire con le stesse modeste sanzioni usate per l’avvelenamento di Sergei Skripal nel Regno Unito: espulsione coordinata di diplomatici e lista nera per gli esecutori (sempre che siano trovati). Ieri il portavoce dell’Alto rappresentante Josep Borrell ha evitato di trasformare le dure parole di condanna in promesse di reazione altrettanto dura, spiegando che l’inchiesta deve essere indipendente, ma può essere condotta solo dalla Russia perché Navalny è russo e l’avvelenamento è avvenuto su territorio russo. Anche la Nato ha poco margine. Una nuova sospensione del Consiglio Nato-Russia, dopo quella del 2014 per la crisi ucraina, sarebbe poco più che simbolica, dato che l’ultima riunione si è tenuta più di un anno fa.

 

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“A Putin interessano l'economia e il gas. Completare Nord Stream 2 sarebbe una ricompensa”, ha spiegato Röttgen. “Dichiarazioni piuttosto emotive”, ha risposto il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov. Ma la pressione a Berlino cresce. In un editoriale la Bild ha chiesto di “fermare il gasdotto di Putin” perché altrimenti significherebbe finanziare il prossimo attacco del Cremlino. Anche i Verdi predicano lo stop: “Nord Stream 2 non è più qualcosa che possiamo realizzare congiuntamente alla Russia”, ha detto la co-presidente del gruppo ecologista al Bundestag, Katrin Goering-Eckardt. L’insistenza di Röttgen su una decisione europea per Nord Stream 2 lascia pensare che a Merkel serva una copertura dall’Ue. I paesi dell’est (ma anche stati membri più vicini alla Russia con interessi energetici concorrenti alla Germania) contestano da tempo il secondo gasdotto che passa sotto il mar Baltico. L’attivismo di Mosca nel Mediterraneo orientale a sostegno della Turchia – Ankara ieri ha annunciato esercitazioni navali russe nelle zone rivendicate da Grecia e Cipro – rischia di far perdere a Putin i suoi tradizionali alleati europei. La presidenza tedesca dell’Ue offre a Merkel un’occasione per compiere una giravolta a 180 gradi in nome dell’Europa, come accaduto con il debito comune per il Recovery fund. In ogni caso per una decisione occorrerà attendere alcune settimane. Tra caso Navalny e aiuti alla Turchia, il vertice straordinario del 24 e 25 settembre potrebbe diventare quello decisivo per le future relazioni tra Europa e Russia.

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