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Le minacce del ministro degli Esteri cinese che fanno arrabbiare Berlino

David Carretta

Nel suo tour europeo, Wang Yi ha detto al presidente ceco che pagherà “a caro prezzo” la sua vicinanza a Taiwan. Dure le reazioni in Germania. La diplomazia tedesca verso la Cina sta molto cambiando

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Bruxelles. Se il ministro degli Esteri cinese, Wang Yi, voleva ricucire i rapporti con l'Europa dopo un primo semestre 2020 segnato dalle tensioni per la pandemia Covid-19 e Hong Kong, l'attacco virulento lanciato contro il presidente del Senato della Repubblica ceca per un viaggio a Taiwan rischia di compromettere l'esercizio. Wang conclude oggi un viaggio di una settimana che lo ha portato a Roma, all'Aia, a Parigi e a Berlino, durante il quale ha spinto per un riavvicinamento tra Ue e Cina, in particolare per chiudere un accordo sugli investimenti entro la fine dell'anno. Grandi sorrisi, colpi di gomito, foto rilassate con Luigi di Maio, Stef Blok e Emmanuel Macron, fino a quando lunedì Wang ha attaccato il presidente del Senato ceco Milos Vystrcil, per una sua visita a Taiwan. Vystrcil era arrivato a Taipei domenica per fare un discorso a un forum per gli investimenti e promuovere le relazioni economiche del suo paese con Taiwan. "Il governo cinese e il popolo cinese non adotteranno un'attitudine di lassez-faire o si siederanno svogliatamente in disparte", ha risposto Wang: "Gli faremo pagare un caro prezzo per il suo comportamento di corta veduta e il suo opportunismo politico".

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Bruxelles. Se il ministro degli Esteri cinese, Wang Yi, voleva ricucire i rapporti con l'Europa dopo un primo semestre 2020 segnato dalle tensioni per la pandemia Covid-19 e Hong Kong, l'attacco virulento lanciato contro il presidente del Senato della Repubblica ceca per un viaggio a Taiwan rischia di compromettere l'esercizio. Wang conclude oggi un viaggio di una settimana che lo ha portato a Roma, all'Aia, a Parigi e a Berlino, durante il quale ha spinto per un riavvicinamento tra Ue e Cina, in particolare per chiudere un accordo sugli investimenti entro la fine dell'anno. Grandi sorrisi, colpi di gomito, foto rilassate con Luigi di Maio, Stef Blok e Emmanuel Macron, fino a quando lunedì Wang ha attaccato il presidente del Senato ceco Milos Vystrcil, per una sua visita a Taiwan. Vystrcil era arrivato a Taipei domenica per fare un discorso a un forum per gli investimenti e promuovere le relazioni economiche del suo paese con Taiwan. "Il governo cinese e il popolo cinese non adotteranno un'attitudine di lassez-faire o si siederanno svogliatamente in disparte", ha risposto Wang: "Gli faremo pagare un caro prezzo per il suo comportamento di corta veduta e il suo opportunismo politico".

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Caro prezzo? La minaccia del capo della diplomazia di Pechino non è andata giù a Praga, dove il ministro degli esteri Tomas Petricek ha convocato l'ambasciatore cinese per sottolineare che "la dichiarazione del ministro Wang ha oltrepassato il limite". Ma le reazioni più dure e politicamente significative sono arrivate da Berlino, dove oggi Wang incontrerà il ministro degli Esteri, Heiko Maas. "Il fatto che il ministro egli esteri cinesi Wang minacci un altro Stato membro e un parlamentare mentre è in visita in Germania è un affronto diplomatico e democratico", ha reagito Norbert Röttgen, presidente della commissione Esteri del Bundestag e candidato alla leadership della Cdu. "Il governo e il parlamento tedesco non possono accettare questo comportamento. Taiwan non è uno spazio vuoto sulla mappa. E' una realtà e dobbiamo farci i conti. Chiedo urgentemente all'Ue di trovare una posizione comune su questo che protegga i singoli Stati membri dalle relazioni cinesi", ha detto Röttgen.

    

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Merkel è più prudente del suo aspirante successore. Dopo la presa di Hong Kong e di fronte all'aggressività della diplomazia cinese, la cancelliera tedesca aveva deciso di annullare il Vertice Ue-Cina questo mese a Lipsia, che nei piani originali doveva essere il momento più importante del semestre di presidenza tedesca dell'Unione Europea. Merkel ha spiegato di augurarsi un'intesa sull'accordo sugli investimenti Ue-Cina, magari con una firma virtuale in videoconferenza nei prossimi mesi. Ma le parole di Röttgen indicano un cambio di rotta sistemico nell'attitudine di una parte della leadership Cdu nei confronti della Cina. Da mesi Röttgen martella su Twitter e con interviste contro Pechino su pandemia, Xinjiang, Hong Kong, Huawei e “wolf diplomacy”, condannando il silenzio del governo tedesco e dell'Ue. Il business forse continua, ma non è più as usual come prima.

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