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Le viltà di fronte alla deriva del trumpismo

Giuliano Ferrara

No, negli Stati Uniti non è in atto uno scontro tra il partito dell’anarchia e il partito dell’ordine. Cercasi volontari della verità che non credano alla storiella law & order agitata dal potere più divisivo e eversivo della storia americana

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Se abbiamo capito bene, nel Wisconsin a Kenosha un altro negro si è visto ficcare in corpo sette pallottole della polizia mentre rientrava nella sua macchina dopo una rissa che tentava di sedare. Se gli abusi di potere e le violenze alla persona hanno un profilo razziale in moltissimi casi e simbolici, pare di intuire, per di più in un paese di nuovo ricondotto allo spirito di feccia, di intolleranza, di divisione etnica, da un presidente che ha giocato da subito la carta del ritorno alla grandezza bianca; se ne deduce che ha un senso politico e carismatico il movimento di rivolta, espresso anche dal gruppo che s’intesta la giustizia con il nome Black Lives Matter (le vite dei neri contano), esteso agli atleti del basketball, del baseball e del football che si inginocchiano in segno di protesta o scioperano e per la prima volta nella storia non entrano in campo, persone che spesso distruggono le loro carriere perché non vogliono sottostare all’ingiustizia razziale, vilipese dal partito legge & ordine, ridotte a pericolo civile per la violenza disperata urbana, l’attentato alle proprietà, gli scontri con la polizia e le poderose manifestazioni di insofferenza pacifica verso la violazione dei diritti civili.

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Se abbiamo capito bene, nel Wisconsin a Kenosha un altro negro si è visto ficcare in corpo sette pallottole della polizia mentre rientrava nella sua macchina dopo una rissa che tentava di sedare. Se gli abusi di potere e le violenze alla persona hanno un profilo razziale in moltissimi casi e simbolici, pare di intuire, per di più in un paese di nuovo ricondotto allo spirito di feccia, di intolleranza, di divisione etnica, da un presidente che ha giocato da subito la carta del ritorno alla grandezza bianca; se ne deduce che ha un senso politico e carismatico il movimento di rivolta, espresso anche dal gruppo che s’intesta la giustizia con il nome Black Lives Matter (le vite dei neri contano), esteso agli atleti del basketball, del baseball e del football che si inginocchiano in segno di protesta o scioperano e per la prima volta nella storia non entrano in campo, persone che spesso distruggono le loro carriere perché non vogliono sottostare all’ingiustizia razziale, vilipese dal partito legge & ordine, ridotte a pericolo civile per la violenza disperata urbana, l’attentato alle proprietà, gli scontri con la polizia e le poderose manifestazioni di insofferenza pacifica verso la violazione dei diritti civili.

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Se dilagano le milizie private contro la rivolta e un adolescente armato ne ammazza un paio, come è avvenuto a Kenosha, non è poi così complicato dedurne che un presidente irresponsabile e cinico, un ribaldo della peggior specie, organizza il suo show law & order da un lato soffiando sulla guerra civile e dall’altro presentandosi come il tutore supremo della pace armata in una enfiagione di consensi caldi da campagna elettorale quando i sondaggi vacillano e il disastro della pandemia americana lo minaccia. Non è così complicato. Eppure per molti guru del commentariato giornalistico sembra molto complicato afferrare la realtà, giudicare, schierarsi, e al diavolo le conseguenze. I leader democratici americani devono, come scritto qui nei giorni scorsi segnalando il rischio di una deriva violenta del trumpismo elettorale, preoccuparsi delle conseguenze, devono cercare di salvaguardare le condizioni ordinarie e democratiche di una lotta politica per il consenso, e dovrebbero cercare di trovare la soluzione giusta tra protesta intrattabile e realizzazione di nuove condizioni di giustizia in un paese impazzito, imbelvito. Ma quelli di noi che sono spettatori?

  

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Si leggono e si ascoltano osservazioni di demoniaca equidistanza, figlie di faziosità e furbizia, di codardia e pedanteria. Negli Stati Uniti non è in atto uno scontro tra il partito dell’anarchia e il partito dell’ordine, una partita da guardare con il sopracciglio alzato e due tre cosette di ordinaria indignazione contro la violenza.

 

Da un lato ci sono gli abusi repressivi, le provocazioni, la discesa in campo armi alla mano delle milizie, le ideologie funeste del deep state e del complotto, le risorgenze di odio razziale dispiegate, una involuzione ideologica che nemmeno il fascismo delle origini e il nazismo avevano conosciuto in quelle dimensioni e a quel ritmo di crescita.

 

Dall’altro lato c’è una protesta ovviamente emotiva, confusa, fatta anche di violenza urbana, ma per lo più pacifica, autentica nell’indisponibilità alla resa, capace di gesti e segni di forte portata simbolica, provenienti in specie dalle star dello sport e degli sport più amati, dove agli atleti e alle atlete nere è chiesto di far finta di niente e di voltarsi dall’altra parte come schiavi non emancipabili di fronte a una clamorosa rimonta dell’ingiustizia, una ribellione inerme e esposta alla ritorsione e una accecante voglia di sopraffazione. 

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È perfino troppo facile capire come stanno le cose dopo quattro anni di feroci attacchi alla vita civile e alle istituzioni costituzionali, è facile vedere di chi sono le responsabilità politiche, e questo dovrebbe essere nel mondo, che è la platea in cui si scruta il dramma americano, il punto di partenza di ogni ragionamento e di ogni lealtà della ragione. Può essere che riesca il piano di deturpare oscenamente la materia del contendere e condannare di nuovo all’impotenza chi incarna l’alternativa al caos e alla violenza generati da questa presidenza. Ma questo è altra cosa dall’ottusa viltà che impedisce a tanti di dire apertamente come stanno le cose e sfuggire alle complicazioni e alle tortuosità della rassegnazione e della paura. Anche in Europa, anche qui, da noi, si cercano volontari della verità che non credono alla storiella della legge e dell’ordine agitata dal potere più divisivo e eversivo della storia americana.

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