Law & Order?
A furia di normalizzare le milizie arrivano i primi morti nel Wisconsin
Lo sparatore è un minorenne. Le tre fazioni di fucilieri in strada sono una costante di questa estate di violenze e proteste, ma finora facevano da ornamento
-
Non importa il risultato elettorale e il caos fuori dalla bolla repubblicana, il trumpismo è qui per rimanere
-
Negli Stati Uniti lo sport si ferma per Jacob Blake
-
Le viltà di fronte alla deriva del trumpismo
-
La notte di Trump, quella in cui qualcosa in America si è rotto
-
Cos'è successo a Kenosha. Il caos, messo in ordine
Roma. Finisce il miracolo dell’estate americana 2020, quella dove le più gravi tensioni razziali da decenni finora non avevano ancora visto (o quasi) scontri con armi da fuoco – se si escludono le sparatorie della polizia. Ieri a Kenosha nel Wisconsin un ragazzo diciassettenne ha ucciso due persone e ne ha ferito una terza durante una colluttazione. Era arrivato dall’Illinois con un fucile per unirsi a una milizia locale che proteggeva la città dai saccheggi e dagli incendi cominciati tre giorni fa dopo il ferimento da parte della polizia dell’afroamericano Jacob Blake. Aveva la versione civile del fucile da guerra AR-15, che è una delle armi più apprezzate sul mercato ed è stata usata in molte sparatorie di massa. Con quella ha ammazzato una prima persona e questa azione ancora non è chiara, ma in un video lui cammina via e dice al telefono: “Ho appena ucciso qualcuno”. Ha tentato la fuga, è stato raggiunto in un viale da alcuni manifestanti e buttato a terra, ha sparato contro una seconda persona che lo aveva picchiato con uno skateboard e poi contro una terza che si era avvicinata con in mano una pistola Glock. Questa terza persona impugnava la pistola a meno di due metri di distanza, ma ha esitato perché non sapeva cosa fare e lo sparatore da terra gli ha bucato il braccio con una ferita orribile. Poi il diciassettenne si è alzato, ha sparato qualche altro colpo a casaccio per tenere lontana la folla e davanti a telefonini e telecamere è andato verso i blindati della polizia che lampeggiavano a poche centinaia di metri di distanza. Voleva consegnarsi, ha alzato le mani sempre tenendo il fucile, ma i poliziotti non avevano capito cosa era successo.
Abbonati per continuare a leggere
Sei già abbonato? Accedi Resta informato ovunque ti trovi grazie alla nostra offerta digitaleLe inchieste, gli editoriali, le newsletter. I grandi temi di attualità sui dispositivi che preferisci, approfondimenti quotidiani dall’Italia e dal Mondo
Il foglio web a € 8,00 per un mese Scopri tutte le soluzioniOPPURE
- Daniele Raineri
Di Genova. Nella redazione del Foglio mi occupo soprattutto delle notizie dall'estero. Sono stato corrispondente dal Cairo e da New York. Ho lavorato in Iraq, Siria e altri paesi. Ho studiato arabo in Yemen. Sono stato giornalista embedded con i soldati americani, con l'esercito iracheno, con i paracadutisti italiani e con i ribelli siriani durante la rivoluzione. Segui la pagina Facebook (https://www.facebook.com/news.danieleraineri/)