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Il capo della rivolta di Hong Kong al Foglio: “Il M5s e l'Italia non hanno idea di che mostro sia la Cina”

Giulia Pompili

Il ministro degli Esteri Wang Yi incontra Di Maio, mentre fuori dalla Farnesina Nathan Law e gli attivisti manifestano contro l'autoritarismo di Pechino. “Le democrazie hanno una responsabilità”. Il messaggio al governo italiano

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Roma. È iniziato il tour europeo del ministro degli Esteri cinese Wang Yi, arrivato oggi a Roma. Ad accoglierlo però, per la prima volta in Italia dove le proteste contro l'autoritarismo cinese non sono praticamente mai avvenute, ci sarà una manifestazione fuori dal palazzo della Farnesina. E ci sarà anche Nathan Law, 27 anni, uno dei volti più noti del movimento pro-democrazia di Hong Kong, arrivato ieri a Roma: “Sono venuto qui in Italia per cercare di aumentare la consapevolezza sulla questione di Hong Kong, la consapevolezza su quali sono i veri obiettivi della politica cinese”, dice al Foglio Law, che dopo la promulgazione della legge sulla Sicurezza a Hong Kong, il 2 luglio scorso, ha deciso di continuare l’attivismo in esilio nel Regno Unito. Nell'ultimo mese Law ha partecipato a varie videoconferenze, ma è la prima volta che si mostra in pubblico ufficialmente dopo la decisione di lasciare l’ex colonia inglese.

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Roma. È iniziato il tour europeo del ministro degli Esteri cinese Wang Yi, arrivato oggi a Roma. Ad accoglierlo però, per la prima volta in Italia dove le proteste contro l'autoritarismo cinese non sono praticamente mai avvenute, ci sarà una manifestazione fuori dal palazzo della Farnesina. E ci sarà anche Nathan Law, 27 anni, uno dei volti più noti del movimento pro-democrazia di Hong Kong, arrivato ieri a Roma: “Sono venuto qui in Italia per cercare di aumentare la consapevolezza sulla questione di Hong Kong, la consapevolezza su quali sono i veri obiettivi della politica cinese”, dice al Foglio Law, che dopo la promulgazione della legge sulla Sicurezza a Hong Kong, il 2 luglio scorso, ha deciso di continuare l’attivismo in esilio nel Regno Unito. Nell'ultimo mese Law ha partecipato a varie videoconferenze, ma è la prima volta che si mostra in pubblico ufficialmente dopo la decisione di lasciare l’ex colonia inglese.

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L'incontro di oggi tra Wang Yi e il ministro degli Esteri italiano Luigi Di Maio è il primo dopo l'inizio della pandemia (e dopo una contraddittoria videoconferenza del 30 luglio scorso). Il capo della diplomazia cinese, dopo i vari viaggi di funzionari americani in Europa negli ultimi mesi, ha organizzato quello che sul South China Morning Post Lucrezia Poggetti, analista del Merics, ha definito una missione “di controllo del danno”. Wang viaggerà, fino al 1 settembre, anche nei Paesi Bassi, in Norvegia, in Francia e Germania. Ma la prima tappa non a caso è quella italiana: dopo l'ingresso nel grande progetto strategico cinese della Via della Seta del marzo 2019, la posizione ufficiale della diplomazia italiana è sempre stata particolarmente amichevole con la Cina. Per Pechino Roma è una sicurezza, in particolare lo è il Movimento Cinque stelle di Luigi Di Maio, che ha celebrato gli aiuti (che non erano aiuti) e ha praticamente ignorato l'imposizione della legge sulla Sicurezza a Hong Kong. Eppure, negli ultimi mesi, Di Maio ha raddrizzato un po' il tiro sulla Cina, come si intuisce da un'intervista su questo giornale e dalle possibili prossime decisioni del governo giallorosso sul 5G e le aziende cinesi.

   

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“Insieme con alcuni parlamentari italiani stiamo cercando di spiegare che cosa significa fare affari con la Cina: è una questione complicata, perché ha a che fare con le fondamenta del sistema democratico e dei diritti umani”, spiega al Foglio Law, arrivato in Italia su invito del senatore di Forza Italia Lucio Malan, anche co-chair dell'Alleanza interparlamentare sulla Cina (Ipac) e di Laura Harth, coordinatore regionale dell'Ipac. “Il nostro obiettivo è cercare di mandare un messaggio a Wang Yi e al governo italiano”, con il quale, spiega Law, cercheranno di avere un dialogo diretto: “Stiamo esplorando la possibilità di avere un incontro con i funzionari della Farnesina”, e chissà, magari proprio con Di Maio - un'ipotesi decisamente azzardata per un ministro che ha già confermato la sua terza presenza di seguito alla fiera dell'import-export di Shanghai, a novembre prossimo. “Credo che non solo i governi ma anche le aziende che collaborano con la Cina debbano essere consapevoli di che cosa significa davvero cooperare con Pechino. Non significa chiudere i rapporti commerciali, ma essere dalla parte della democrazia e dei diritti umani. Per esempio, sulla questione Hong Kong, condannare l'introduzione della legge sulla Sicurezza e mandare un segnale”, dice Law. Molti paesi europei stanno iniziando a capire che le democrazie hanno una responsabilità, spiega l'attivista, nei rapporti con i paesi autoritari, “e anche l'Italia ha questa responsabilità. Cooperare con la Cina vuol dire avere quasi sempre problemi con i diritti umani”. L'atteggiamento dei Cinque stelle, però, finora ha mandato tutt'altro messaggio.

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