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Il Cremlino spegne i guizzi di Vedomosti, e i guizzi si spostano sul nuovo VTimes

Micol Flammini

Cancellata l’indipendenza di un (altro) giornale in Russia

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Roma. Succede che un giornale smetta di esistere. Per farlo, non bisogna necessariamente chiudere, basta snaturarlo, costringerlo, cambiarlo. E’ quello che è successo quest’anno al quotidiano russo Vedomosti, una delle maggiori testate che si occupano di economia nel paese: da marzo ha cambiato editore. I cambiamenti sono venuti uno dopo l’altro. E’ arrivato un nuovo direttore, Andrei Shmarov, che ha iniziato a stravolgere tutto. Il carattere indipendente del giornale si è perso, sono bastati pochi mesi, e il nuovo direttore ha iniziato prima a impedire gli editoriali che criticavano la gestione di Rosneft, la compagnia petrolifera a maggioranza statale, da parte del suo amministratore Igor Sechin, poi la pubblicazione dei sondaggi che davano il presidente Vladimir Putin in calo, per giunta leggerissimo, ordinando ai giornalisti di non usare più i dati pubblicati dal centro Levada, uno degli istituti di sondaggi più affidabili del paese. Da marzo a luglio sono cambiate molte cose, c’è stata anche la pandemia che ha messo la nazione in grandi difficoltà, economiche e sanitarie, c’è stato l’improvviso calo dei prezzi del petrolio che ha indebolito ancora di più il paese, c’è stata una votazione nazionale sulla nuova Costituzione. E in tutti questi avvenimenti, se il quotidiano Vedomosti avesse potuto commentare come era abituato a fare prima di marzo, avrebbe criticato la gestione dei prezzi del greggio, le misure sanitarie, gli aiuti finanziari, la gestione delle risorse e gli emendamenti della nuova Costituzione. Se tutto questo non è successo è perché il quotidiano economico russo stava smettendo di esistere.

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Roma. Succede che un giornale smetta di esistere. Per farlo, non bisogna necessariamente chiudere, basta snaturarlo, costringerlo, cambiarlo. E’ quello che è successo quest’anno al quotidiano russo Vedomosti, una delle maggiori testate che si occupano di economia nel paese: da marzo ha cambiato editore. I cambiamenti sono venuti uno dopo l’altro. E’ arrivato un nuovo direttore, Andrei Shmarov, che ha iniziato a stravolgere tutto. Il carattere indipendente del giornale si è perso, sono bastati pochi mesi, e il nuovo direttore ha iniziato prima a impedire gli editoriali che criticavano la gestione di Rosneft, la compagnia petrolifera a maggioranza statale, da parte del suo amministratore Igor Sechin, poi la pubblicazione dei sondaggi che davano il presidente Vladimir Putin in calo, per giunta leggerissimo, ordinando ai giornalisti di non usare più i dati pubblicati dal centro Levada, uno degli istituti di sondaggi più affidabili del paese. Da marzo a luglio sono cambiate molte cose, c’è stata anche la pandemia che ha messo la nazione in grandi difficoltà, economiche e sanitarie, c’è stato l’improvviso calo dei prezzi del petrolio che ha indebolito ancora di più il paese, c’è stata una votazione nazionale sulla nuova Costituzione. E in tutti questi avvenimenti, se il quotidiano Vedomosti avesse potuto commentare come era abituato a fare prima di marzo, avrebbe criticato la gestione dei prezzi del greggio, le misure sanitarie, gli aiuti finanziari, la gestione delle risorse e gli emendamenti della nuova Costituzione. Se tutto questo non è successo è perché il quotidiano economico russo stava smettendo di esistere.

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I giornalisti che non condividevano la linea (molti di loro erano a Vedomosti dalla sua fondazione), che non si riconoscevano nel nuovo giornale, se ne sono andati e lunedì, assieme all’ex vice direttore Alexander Gubski, hanno lanciato un nuovo progetto: VTimes. Se Vedomosti com’era non esiste più, un giornale importante che era stato fondato dagli stessi editori del Wall Street Journal e del Financial Times, è però possibile ricrearlo, farlo rinascere e restituire al paese una delle sue voci indipendenti. “Più che mai la Russia ha bisogno di fonti di informazione indipendenti di cui si possa fidare e di piattaforme per il libero scambio di opinioni e competenze professionali”, ha detto l’ex vicedirettore Gubski al Moscow Times, il sito edito da Derk Sauer, che oltre a essere il consulente del nuovo progetto VTimes è stato tra i fondatori di Vedomosti.

 

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VTimes inizierà a pubblicare in autunno con un progetto che ripercorrerà le orme di Vedomosti, ma cercherà di occuparsi anche di nuovi temi e in questi mesi di attesa e preparazione, si legge sul sito, ha deciso di cercare di rafforzare la sua comunità di lettori, di chiedere alle persone cosa vorrebbero leggere, di cosa dovrebbe occuparsi il giornale nato da Vedomosti e per salvare l’eredità di Vedomosti. “Una crisi è un ottimo momento per iniziare un nuovo progetto in qualsiasi campo, se hai un’idea, i soldi e la fiducia nelle tue capacità. Lo abbiamo dimostrato con Vedomosti, nato dopo il default e la svalutazione in Russia nel 1998, e speriamo che anche VTimes avrà successo”. Il nuovo progetto ha delle idee, la fiducia nelle capacità dei propri giornalisti, ma rimane ancora un problema grande da risolvere, lo stesso che ha portato il quotidiano economico a snaturarsi: VTimes dovrà trovare dei soldi. La redazione ha già detto che non vuole investitori istituzionali o altri che hanno interessi in grandi compagnie. Cercano l’indipendenza e lo spazio per il pluralismo, dicono di avere fiducia nei lettori e in una nuova Russia, in cui ci sia anche voglia di un giornale economico che critichi il presidente, il Cremlino, Rosneft, la nuova Costituzione e la gestione della pandemia.

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