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E le coperture?

Dopo il debito comune, le tasse comuni europee. La prossima sfida dell’Ue

David Carretta

Per finanziare il Recovery fund devono essere trovate risorse proprie (utili anche contro il dumping). Il problema dell’unanimità

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Bruxelles. Il costo futuro per l’Italia del Recovery fund potrebbe scendere verso lo zero, se l’Unione europea introdurrà nel suo bilancio un nuovo sistema di risorse proprie che permetta di finanziare il pagamento degli interessi e la restituzione del debito comune che sarà emesso per i sussidi destinati agli stati membri. Tassa sulla plastica riciclabile, Digital tax, Carbon tax alla frontiera, un prelievo sul sistema degli scambi di emissioni Ets: sono queste le quattro nuove risorse proprie su cui i capi di stato e di governo dei 27 hanno deciso di lavorare nell’ambito dell’accordo sul Recovery fund. Le nuove entrate sarebbero destinate al bilancio europeo, abbassando di conseguenza il contributo nazionale che ciascuno stato membro versa nelle casse di Bruxelles. Il nuovo sistema servirebbe in particolare a finanziare Next Generation Eu. Alla decisione storica di creare un debito dell’Ue corrisponderebbe il passo altrettanto importante di una fiscalità dell’Ue. Il Parlamento europeo spinge in questa direzione e minaccia di bocciare il bilancio 2021-27 dell’Ue se non ci sarà “l’introduzione di un cestino di nuove risorse” con l’obiettivo di coprire “almeno i costi” di rimborso del debito e degli interessi del Recovery fund. 

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Bruxelles. Il costo futuro per l’Italia del Recovery fund potrebbe scendere verso lo zero, se l’Unione europea introdurrà nel suo bilancio un nuovo sistema di risorse proprie che permetta di finanziare il pagamento degli interessi e la restituzione del debito comune che sarà emesso per i sussidi destinati agli stati membri. Tassa sulla plastica riciclabile, Digital tax, Carbon tax alla frontiera, un prelievo sul sistema degli scambi di emissioni Ets: sono queste le quattro nuove risorse proprie su cui i capi di stato e di governo dei 27 hanno deciso di lavorare nell’ambito dell’accordo sul Recovery fund. Le nuove entrate sarebbero destinate al bilancio europeo, abbassando di conseguenza il contributo nazionale che ciascuno stato membro versa nelle casse di Bruxelles. Il nuovo sistema servirebbe in particolare a finanziare Next Generation Eu. Alla decisione storica di creare un debito dell’Ue corrisponderebbe il passo altrettanto importante di una fiscalità dell’Ue. Il Parlamento europeo spinge in questa direzione e minaccia di bocciare il bilancio 2021-27 dell’Ue se non ci sarà “l’introduzione di un cestino di nuove risorse” con l’obiettivo di coprire “almeno i costi” di rimborso del debito e degli interessi del Recovery fund. 

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L’ostacolo è l’unanimità in materia fiscale: basta il “no” di uno stato membro per bloccare le proposte di nuove risorse proprie. Le tasse non sono mai belle per nessuno. Ma, se sono mutualizzate a livello europeo – secondo la Commissione – appaiono meno brutte. Soprattutto, possono essere utili per realizzare obiettivi politici e geostrategici: promuovere la lotta al cambiamento climatico, la sovranità digitale, la rilocalizzazione industriale, e combattere il dumping fiscale o climatico di attori americani e cinesi. 

 

 

Dietro all’espressione “risorse proprie” c’è la parola “tasse”. Il sistema esiste dal 1970, quando furono introdotte le prime risorse proprie: dazi doganali sulle importazioni e una quota dell’Iva. Ma nel corso degli anni, tra liberalizzazioni della Wto e accordi di libero scambio, le entrate dei dazi sono molto calate. Il buco è stato coperto dai contributi nazionali, innescando gli scontri tra stati membri sul “giusto ritorno” e le richieste di “rebate” (sconti). Nel 2017, il 14,7 per cento del bilancio è stato finanziato dai dazi, il 12,2 dalla quota Iva e il 56,1 dai contributi nazionali. Martedì i leader hanno deciso di introdurre una tassa sugli imballaggi di plastica non riciclata (0,80 euro al chilo dal 1° gennaio 2021) e poi di concentrarsi su altre tre nuove risorse proprie. “Presenteremo una proposta il più presto possibile sul sistema di scambio di emissioni (Ets)”, in particolare per allargarlo al settore marittimo e dell’aviazione che potrebbe portare in cassa fino a 10 miliardi all’anno, dice un alto funzionario della Commissione. Inoltre, sono in arrivo proposte su una “imposta digitale” e il “meccanismo di aggiustamento carbonio alla frontiera” che dovrebbero entrare in funzione nel 2023. Il commissario incaricato è Paolo Gentiloni. Secondo i calcoli della Commissione, il meccanismo di aggiustamento carbonio alla frontiera – come è stata ribattezzata la “Carbon tax” per ragioni di compatibilità con le regole della Wto – potrebbe generare tra i 5 e i 14 miliardi l’anno. L’imposta sul digitale – la Commissione ha scelto la parola “levy” invece di “tax” perché più consensuale – permetterebbe di raccogliere tra i 750 milioni e 1,3 miliardi di euro.

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“Il Digital levy è interessante per ragioni politiche e di equità, meno per ragioni fiscali”, spiega l’alto funzionario della Commissione. Le entrate sono limitate, ma la Digital tax è un modo per far pagare le tasse ai giganti americani, che oggi sono percepiti come gli approfittatori del sistema fiscale internazionale. “Il meccanismo di aggiustamento carbonio alla frontiera è interessante fiscalmente e politicamente”, dice il funzionario. I dazi verdi dell’Ue colpirebbero i paesi che non rispettano gli accordi di Parigi, a partire dalla Cina con il suo dumping climatico, favorendo la rilocalizzazione di produzioni nell’Ue. Le nuove risorse proprie europee, dunque, dovrebbero essere pagate principalmente da attori americani e cinesi, a beneficio di cittadini e imprese europee. Resta l’ostacolo dei paesi contrari ad armonizzazione e tasse. La Germania vuole tenere le entrate Ets per sé. “E’ vero che un certo numero di nostre proposte è congelato nel cassetto”, riconosce l’alto funzionario della Commissione. Ma con il Recovery fund “abbiamo avuto successo su ciò che non avevamo fatto dieci anni fa”: debito comune europeo per sussidi a fondo perduto. La Commissione spera di fare altrettanto con le tasse comuni europee.

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