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Rutte sostiene più Conte che la Commissione europea

David Carretta

Alcune voci fiduciose sul rapporto tra i due leader e il ruolo degli olandesi nella creazione del Recovery fund

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Bruxelles. Il primo ministro olandese Mark Rutte, tanto criticato per le sue richieste di veto e le pretese sulle riforme, potrebbe rivelarsi un alleato prezioso per Giuseppe Conte quando presenterà il piano di ripresa e resilienza dell’Italia per ottenere gli aiuti del Recovery fund. E, nonostante il “tulip bashing” degli ultimi mesi, se il vertice europeo adotterà la decisione storica di fare debito europeo per trasferimenti dal ricco nord al sud più povero, si dovranno ringraziare anche due funzionari olandesi della Commissione – Maarten Verwey e Gert Jan Koopman – che sono stati all’origine del Recovery fund. È il bello dell’Europa: quando si guarda oltre la superficialità dei luoghi comuni e delle narrazioni nazionali, si scopre che i Paesi Bassi non sono così cattivi come li descrivono. Nemmeno in occasione del Consiglio europeo che si è aperto ieri a Bruxelles. Certo, prima dell’inizio dei lavori, Rutte ha spiegato di vedere “poco meno del 50 per cento di possibilità” di intesa (e effettivamente i negoziati in serata erano ancora all'inizio). Il premier olandese ha anche ribadito la richiesta di veto sui piani di ripresa nazionale e gli esborsi del Recovery fund, perché “se vogliono che concediamo sovvenzioni invece di prestiti (...) allora devono dare garanzie molto forti che queste riforme saranno realizzate”. Ma i Paesi Bassi hanno fatto un balzo spettacolare rispetto allo scontro su Mes e Coronabond dello scorso marzo: dalle condizionalità stile Troika sono passati agli stanziamenti a fondo perduto senza obblighi di aggiustamenti fiscali; dal debito intergovernativo per concedere prestiti sono passati al debito europeo per sussidi a fondo perduto. Se non bastasse, in privato, Rutte ha espresso un voto di fiducia in Conte e nei suoi programmi di riforme post Covid. “E’ uno dei più grandi sostenitori delle idee del primo ministro Conte per i prossimi anni e di cosa vuole fare con l’Italia. Non c’è alcuna sfiducia”, spiega un diplomatico europeo prima del vertice. Se il piano di riforme dell’Italia sarà presentabile, anche con il veto sul Recovery fund, non saranno i Paesi Bassi a mettersi di traverso.

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Bruxelles. Il primo ministro olandese Mark Rutte, tanto criticato per le sue richieste di veto e le pretese sulle riforme, potrebbe rivelarsi un alleato prezioso per Giuseppe Conte quando presenterà il piano di ripresa e resilienza dell’Italia per ottenere gli aiuti del Recovery fund. E, nonostante il “tulip bashing” degli ultimi mesi, se il vertice europeo adotterà la decisione storica di fare debito europeo per trasferimenti dal ricco nord al sud più povero, si dovranno ringraziare anche due funzionari olandesi della Commissione – Maarten Verwey e Gert Jan Koopman – che sono stati all’origine del Recovery fund. È il bello dell’Europa: quando si guarda oltre la superficialità dei luoghi comuni e delle narrazioni nazionali, si scopre che i Paesi Bassi non sono così cattivi come li descrivono. Nemmeno in occasione del Consiglio europeo che si è aperto ieri a Bruxelles. Certo, prima dell’inizio dei lavori, Rutte ha spiegato di vedere “poco meno del 50 per cento di possibilità” di intesa (e effettivamente i negoziati in serata erano ancora all'inizio). Il premier olandese ha anche ribadito la richiesta di veto sui piani di ripresa nazionale e gli esborsi del Recovery fund, perché “se vogliono che concediamo sovvenzioni invece di prestiti (...) allora devono dare garanzie molto forti che queste riforme saranno realizzate”. Ma i Paesi Bassi hanno fatto un balzo spettacolare rispetto allo scontro su Mes e Coronabond dello scorso marzo: dalle condizionalità stile Troika sono passati agli stanziamenti a fondo perduto senza obblighi di aggiustamenti fiscali; dal debito intergovernativo per concedere prestiti sono passati al debito europeo per sussidi a fondo perduto. Se non bastasse, in privato, Rutte ha espresso un voto di fiducia in Conte e nei suoi programmi di riforme post Covid. “E’ uno dei più grandi sostenitori delle idee del primo ministro Conte per i prossimi anni e di cosa vuole fare con l’Italia. Non c’è alcuna sfiducia”, spiega un diplomatico europeo prima del vertice. Se il piano di riforme dell’Italia sarà presentabile, anche con il veto sul Recovery fund, non saranno i Paesi Bassi a mettersi di traverso.

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Rutte è esigente con l’Italia: avrebbe chiesto di abolire quota 100 e non piace il bonus vacanze. Ma all’Aia raccontano anche che ha guardato con interesse al decreto semplificazioni, agli stati generali e soprattutto al piano Colao. 

Sul Recovery fund, i Paesi Bassi non vogliono un meccanismo “per non spendere”, spiega il diplomatico europeo: “Il successo sarebbe spendere ogni euro perché investiamo e perché i governi fanno le riforme”. Rutte ha però tre problemi tra il giuridico e il politico, che riguardano al contempo il suo paese e l’Ue. A inizio 2021 va a elezioni contro gli eurofobi alla Geert Wilders che fanno già campagna “non un centesimo all’Italia”. Gli usi costituzionali olandesi prevedono che il Parlamento voti ogni volta che si carica sulle spalle nuovo debito (anche quello europeo via Recovery fund). Infine Rutte ce l’ha con la Commissione, che si è svincolata dal Patto di stabilità per concedere flessibilità e evitare procedure contro Francia e Italia. Per gli olandesi, le regole sono essenziali alla convivenza: vanno rispettate e applicate.

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Eppure gli olandesi sulle regole sanno essere, se non flessibili, almeno creativi. Come ha raccontato il quotidiano Volkskrant, il Recovery fund è stato partorito (tra gli altri) da due funzionari della Commissione con passaporto dei Paesi Bassi. Maarten Verwey, a capo della direzione generale Economia e Finanza, è stato il primo ad allertare sui rischi di divergenze dentro il mercato interno per le diverse capacità di spesa tra nord e sud. Durante il 2010, quando lavorava ancora per il governo dell’Aia, Verwey aveva già salvato la zona euro tirando fuori l’idea di uno Special Purpose Vehicle (l’Efsf precursore del Mes) per Grecia, Portogallo e Irlanda. Nel 2020 ha aiutato Paolo Gentiloni a sospendere il Patto di stabilità e lanciato l’idea di lasciare agli stati membri i fondi dell’Ue non spesi. Gert Jan Koopman, a capo della direzione generale Bilancio, è l’uomo che ha scritto le bozze della Recovery and Resiliance Facility per far arrivare 310 miliardi di sussidi e 250 miliardi di prestiti agli stati membri. E’ sempre Koopman che, in queste ore di Vertice, assiste tecnicamente Charles Michel per convincere i 27 a un’intesa. Se arriverà, occorrerà riconoscere qualche merito agli olandesi.

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