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Dopo le proteste arrivano le milizie

Daniele Ranieri

Alle manifestazioni di massa in America arrivano i servizi d'ordine. Bianchi e neri, armi in pugno e con in testa la guerra civile. Il boogaloo non riguarda soltanto i gruppi armati dell’estrema destra

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Roma. Prima ci sono state le proteste di massa, poi è arrivato il risveglio delle milizie e adesso si fa un gran parlare di guerra civile americana, ma come se fosse sospesa, possibile ma non ancora qui, e per ora è una rappresentazione in maschera che assomiglia a una festa paesana. Ma sempre più gente ci crede. Dopo le grandi manifestazioni e le violenze nelle strade americane seguite all’uccisione di George Floyd il 25 maggio e dopo il tentativo fallito di far funzionare una cosiddetta zona autonome senza la presenza della polizia a Seattle (l’esperimento si è concluso male) si è entrati in una nuova fase, che in Italia conosciamo già perché da noi ci fu negli anni Settanta, quella dei “servizi d’ordine”.

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Roma. Prima ci sono state le proteste di massa, poi è arrivato il risveglio delle milizie e adesso si fa un gran parlare di guerra civile americana, ma come se fosse sospesa, possibile ma non ancora qui, e per ora è una rappresentazione in maschera che assomiglia a una festa paesana. Ma sempre più gente ci crede. Dopo le grandi manifestazioni e le violenze nelle strade americane seguite all’uccisione di George Floyd il 25 maggio e dopo il tentativo fallito di far funzionare una cosiddetta zona autonome senza la presenza della polizia a Seattle (l’esperimento si è concluso male) si è entrati in una nuova fase, che in Italia conosciamo già perché da noi ci fu negli anni Settanta, quella dei “servizi d’ordine”.

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Sono i gruppi che si formano per garantire il regolare svolgimento delle manifestazioni – oppure per proteggersi dalle manifestazioni altrui – che poi in alcuni casi lasciano il ruolo passivo di protezione e diventano aggressivi, perché a quel punto ormai sono organizzati e armati e si sentono forti. E così milizie americane d’ogni appartenenza politica – ma la stragrande maggioranza sono di estrema destra – hanno cominciato a farsi vedere nelle strade con il pretesto di fare servizio d’ordine. Negli stati in cui è consentito sfoggiano fucili d’assalto – o per essere più precisi, copie molto fedeli di fucili d’assalto, perché per la legge non possono tecnicamente sparare a raffica ma soltanto a colpo singolo. Il che non è di grande consolazione quando decine di individui in mimetica, bandana e fucili si raggruppano a pochi metri da folle di manifestanti in contesti urbani, se cominciassero scontri sarebbe un massacro. Per ora però questa violenza politica è trattenuta, o quasi. C’è molta scena e poca realtà. Un miliziano ha ucciso una persona che protestava nel Nuovo Messico negli scontri scoppiati durante una protesta davanti alle statue dei conquistadores. Il punto è che la normalizzazione delle milizie armate nelle strade americane si è compiuta: nel giro di un mese e mezzo siamo passati dalle proteste per la morte di George Floyd a gruppi di uomini equipaggiati come se dovessero andare in guerra che si autonominano difensori di questa o quella causa.

  

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Domenica davanti al famoso cimitero militare di Arlington in Virginia si sono raggruppati miliziani di destra e uomini del Ku Klux Klan con i soliti fucili, occhiali da sole e berretti con visiera perché da giorni una fonte anonima su Facebook avvertiva che gli Antifa sarebbero arrivati a bruciare bandiere americane lì davanti. Era una balla, ma non conta, è proprio così che funziona: la reazione militare è superiore al pericolo percepito, chi voleva entrare nel cimitero non poteva, c’èra un’emergenza inventata che sarebbe potuta diventare reale in un istante. In Michigan i difensori delle chiese si sono fatti fotografare davanti a una statua di Gesù, tutti travestiti da reparti speciali e con i fucili in pugno. Sabato una milizia di afroamericani che si fa chiamare la Not Fucking Around Coalition (si può tradurre: la Coalizione di gente che non scherza) si è riunita nel parco di Stone Mountain in Georgia per chiedere la distruzione di un enorme monumento in pietra alla Confederazione. Di nuovo: tute militari, fucili, bandane. Il Gran Maestro e Fondatore “Jay” ha detto a Newsweek via telefono che la milizia non è affiliata al movimento Black Lives Matter. “Siamo una milizia nera. Non siamo manifestanti, non facciamo proteste. Non siamo venuti a cantare. Non è quello che facciamo”. Se ci avete visto qualche ora fa durante una manifestazione Black Lives Matter, ha detto Jay, è perché la sorella di Rayshard Brooks, un afroamericano ucciso a giugno dalla polizia di Atlanta, aveva chiesto alla Nfac di fare da servizio d’ordine durante la marcia. La Nfac ha sfidato le milizie suprematiste a farsi vedere oppure a unirsi a loro contro il governo. Questa cosa sembra bizzarra – cosa vuol dire “unitevi a noi contro il governo” da parte di una milizia afroamericana? Ma c’è una spiegazione.

    

A Richmond, sempre domenica, un gruppo di miliziani neri affiliati al movimento Black Lives Matter ha sfilato armi in pugno assieme ad alcuni miliziani bianchi tendenza boogaloo, dove boogaloo è una definizione larga sotto il cui ombrello si raccolgono tante fazioni tutte accomunate dalla convinzione che stia per scoppiare una guerra del popolo contro il governo americano. Boogaloo è il nome in gergo che danno all’inizio di questa guerra. Neri e boogaloo boys hanno sfilato assieme perché la rivolta armata anti Washington non è soltanto un’ossessione neonazi, è un’ideologia trasversale. C’è insoddisfazione, c’è voglia di spazzare via l’ordine delle cose. Sembra roba da pazzi, ma domenica l’ex consigliere per la Sicurezza nazionale, il generale Mike Flynn, ha pubblicato un video del suo “giuramento”, è una cosa legata la culto di Qanon, la deriva politico-complottista più seguita. Al punto che c’è chi comincia a sfruttare questa tendenza per vendere, la Fenix Ammunition in Michigan ha visto le sue vendite online di armi e cartucce passare da quattromila a quarantamila dollari al giorno, grazie a una campagna tutta giocata sul tema del boogaloo. Arriva la guerra civile, vuoi restare senza munizioni? Il presidente Trump alla Casa Bianca c’entra e non c’entra con questa progressiva degenerazione: di sicuro è un aizzatore di masse populiste, ma per molte di queste milizie è soltanto una parte del Sistema come le altre.

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