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Il cratere americano

Redazione

Disoccupazione record, insofferenza da lockdown e lotta per gli aiuti

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Ventisei milioni e mezzo di posti di lavoro perduti in America nelle ultime cinque settimane, un record talmente negativo che quasi non ci sono più confronti storici pertinenti. Ieri si sono aggiunti gli ultimi 4,4 milioni che hanno chiesto il sussidio di disoccupazione nell’ultima settimana, e si moltiplicano i racconti che dicono: il numero è molto più alto di così, perché il sistema è intasato e molti non riescono nemmeno a fare la richiesta del sussidio. L’impatto è superiore sui più giovani che hanno situazioni lavorative più precarie, ma il “massacro” del mercato del lavoro si somma al collasso del prezzo del petrolio, delle vendite al dettaglio, della manifattura, del mercato immobiliare: leggiamo sempre più spesso sui giornali americani l’espressione “economy craters”, che non ha bisogno di traduzioni.

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Ventisei milioni e mezzo di posti di lavoro perduti in America nelle ultime cinque settimane, un record talmente negativo che quasi non ci sono più confronti storici pertinenti. Ieri si sono aggiunti gli ultimi 4,4 milioni che hanno chiesto il sussidio di disoccupazione nell’ultima settimana, e si moltiplicano i racconti che dicono: il numero è molto più alto di così, perché il sistema è intasato e molti non riescono nemmeno a fare la richiesta del sussidio. L’impatto è superiore sui più giovani che hanno situazioni lavorative più precarie, ma il “massacro” del mercato del lavoro si somma al collasso del prezzo del petrolio, delle vendite al dettaglio, della manifattura, del mercato immobiliare: leggiamo sempre più spesso sui giornali americani l’espressione “economy craters”, che non ha bisogno di traduzioni.

 

Il cratere s’allarga mentre il presidente Donald Trump continua a legittimare l’insofferenza nei confronti delle misure restrittive e blinda l’America perché gli immigrati non possano rubare il lavoro agli americani – lavoro che non c’è. Il tasso dei contagiati sale, i consiglieri presidenziali sono sulla giostra: un giorno i cauti vincono un giro, il giorno successivo tocca agli impazienti. E il cratere s’allarga. Il Congresso, che è l’unico posto in cui nonostante le liti e gli strappi e i dispetti (i democratici stanno battagliando molto, anche commentatori a loro vicini dicono: forse esagerano), si riesce ancora a fare qualcosa di sensato, lavora a pacchetti di aiuti continui. I duemila miliardi inizialmente annunciati sembrano improvvisamente pochissimi, e così di negoziato in negoziato si aggiungono stimoli nuovi: si va dagli assegni alle persone agli aiuti alle aziende più piccole, come previsto dal pacchetto di 484 miliardi di dollari discusso ieri. Ma i governatori non stanno ricevendo fondi, e questo è l’ultimo fronte della lotta con il governo centrale. Il leader dei repubblicani del Senato, Mitch McConnell, è stato spiccio: cari governatori, fate prima a dichiarare bancarotta che a ricevere gli aiuti.

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