Thierry Breton (foto LaPresse)

La fondazione con Arnault e tutti gli affari di Thierry Breton, il francese che fa tremare Ursula

David Carretta

“Sarà il commissario più ricco della storia”, dice al Foglio un funzionario europeo. Il caso Protectinvest

Bruxelles. Ursula von der Leyen spera che la sua Commissione possa finalmente entrare in funzione il 1° dicembre, dopo che ieri il nuovo governo rumeno ha presentato due candidati commissari – è stata scelta Adina Valean – e la presidente eletta ha invitato Boris Johnson a fare altrettanto. Ma i malumori in casa socialista per lo squilibrio a favore dei popolari e la designazione del milionario francese Thierry Breton rischiano ancora di far deragliare von der Leyen. I socialisti all’Europarlamento sono in ebollizione dopo che il Ppe è riuscito a strappare un altro commissario grazie alla crisi di governo in Romania. I popolari, che avevano già incassato buona parte dei portafogli di peso e imposto un loro vice-presidente esecutivo (Valdis Dombrovskis), sono in posizione di forza nella Commissione. Perfino Breton, che è stato nominato in quota liberale, viene considerato vicino al Ppe in quanto ex ministro delle Finanze sotto la presidenza di Jacques Chirac. Ma per la conferma di Breton da parte dell’Europarlamento il problema più grosso sono i conflitti di interessi e le questioni etiche. Il francese, che era alla testa del colosso digitale Atos, ha già annunciato la vendita di tutte le azioni (34 milioni di euro). “Sarà il commissario più ricco della storia”, dice al Foglio un funzionario europeo. Gli archivi dei giornali francesi, poi, raccontano il ruolo che Breton avrebbe dovuto avere in una fondazione privata messa in piedi da Bernard Arnault in Belgio e che, in caso di morte del “patron” di LVMH, avrebbe permesso ai figli di pagare meno tasse che in Francia.

 

 

La fondazione privata – che secondo i documenti consultati dal Foglio è stata creata nel dicembre 2008 e oggi ha sede nel palazzo che ospita filiali e holding del gruppo a Bruxelles – ha un nome significativo: Protectinvest. Il meccanismo delle fondazioni private in Belgio assomiglia a quello dei Trust e permette a un privato o una società di preservare il patrimonio da disaccordi tra eredi. Il 7 dicembre 2011, Arnault ha trasferito alla società belga Pilinvest 4 milioni di azioni (31 per cento) del suo gruppo, più l’usufrutto sul 48,5 per cento del capitale già ceduto in nuda proprietà ai figli. Se dovesse morire prima del 2023 – quando il più piccolo degli Arnault avrà 25 anni e la fondazione cesserà di esistere – i titoli verrebbero automaticamente trasferiti a Protectinvest e gestiti da un comitato di saggi presieduto da Thierry Breton (ai figli andrebbero solo i dividendi). Nel 2013 l’entourage di Arnault aveva spiegato che l’obiettivo dell’operazione era “assicurare la perennità e l’integrità del suo gruppo in caso di decesso”. Ma se il miliardario francese avesse ottenuto la nazionalità belga (cosa che ha chiesto, salvo rinunciare dopo due rifiuti), la fondazione avrebbe consentito agli eredi Arnault di eludere gran parte delle tasse di successione. Per le donazioni mobiliari i diritti di successione in Belgio ammontano al 3 per cento contro il 40-45 in Francia.

 

 

Nel 2013 Breton aveva spiegato a Libération di aver accettato “naturalmente” la presidenza del comitato della fondazione Protectinvest per ragioni di amicizia (con Arnault “intrattengo una relazione personale da molto tempo”) e con missione di “preservare l’integrità del gruppo e gli interessi dei suoi figli”. Arnault ha sempre detto di voler pagare le tasse in Francia, comprese quelle di successione. Né il miliardario né Breton hanno fatto nulla di illegale. Ma negli ultimi anni nell’Ue si è installato un clima di caccia alle streghe contro chi è sospettato di praticare l’ottimizzazione fiscale. Inoltre, un commissario con un patrimonio da decine di milioni cozza con il mantra sulla lotta alle disuguaglianze. Infine la sua Atos, oltre ad aver ottenuto decine di milioni di fondi Ue, opera in settori come il digitale e la cybersicurezza in cui le decisioni saranno prese dal commissario Breton. Il francese probabilmente è il più competente della squadra von der Leyen. “Il signor Breton ha fatto promesse molto chiare e ha preso impegni molto chiari di risolvere tutti i conflitti di interessi che potrebbero porre problemi. Ogni partecipazione in fondazioni o implicazione in comitati di saggi, così come la partecipazione in imprese, sono coperte dalle promesse ampie che il signor Breton ha fatto”, ha detto la portavoce di von der Leyen, Dana Spinant. Ma, dopo che Sylvie Goulard è stata bocciata per una consulenza (dichiarata) con un think tank americano e presunte irregolarità (poi sanate) sull’uso dei fondi per gli assistenti degli eurodeputati, la conferma non è assicurata.