Sono missili, non proiettili
Kim Jong Un sa benissimo come usare lo stallo dei negoziati sul nucleare
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Un anno fa, il presidente americano aveva dichiarato la questione nordcoreana praticamente risolta, aveva detto che il paese non rappresentava più una minaccia. Poco più di un mese prima, per la prima volta, aveva stretto la mano al leader nordcoreano Kim Jong Un, regalandogli la legittimazione internazionale. A distanza di un anno l’occidente sembra quasi abituato alle sparate di Trump poi smentite dai fatti. Ma la questione nordcoreana è complicata e soprattutto delicata. Jean H. Lee, direttrice del centro studi coreani del Wilson Center, ha scritto ieri su Twitter che nonostante Trump abbia detto di “non avere fretta sui negoziati sul nucleare con la Corea, “crede di poter abbindolare Kim a tempo indeterminato. Ma il leader nordcoreano non è stupido, e sta usando le pause tra i talks per perfezionare e sviluppare il proprio programma missilistico e nucleare”. In sostanza ogni test che la Casa Bianca minimizza serve invece a Pyongyang ad avere più potere negoziale e spingere “i paesi vicini a riconoscere la Corea del nord come potenza nucleare”. Chiamare dei missili proiettili non risolverà molto.
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