Brigitte Macron (foto LaPresse)

Dai gilet gialli a Hollande. Tutti odiano Brigitte Macron

Mauro Zanon

Un libro svela l'avversione dei piani alti della République per la première dame francese che l'ex presidente e la sua giovane compagna Julie Gayet hanno soprannominato “la vecchia”

Parigi. Il presidente americano, Donald Trump, le aveva detto che “era in forma, nonostante la sua età” quando era venuto a Parigi, nel 2017, in occasione della festa nazionale del 14 luglio. Laurent Ruquier, animatore del talk-show più fighetto del sabato sera francese, le aveva fatto i complimenti perché aveva “resistito perfino alla canicola”. Ma “la vecchia”, il perfido soprannome di Brigitte Macron che circola nei salotti del Tout-Paris, sarebbe opera di François Hollande, l’ex presidente della Repubblica francese, che durante le cene mondane a cui è spesso invitato assieme alla giovane compagna Julie Gayet non perderebbe mai occasione per rivendicarne la paternità, sghignazzando con i commensali come un bullo qualunque.

 

È quanto emerge dal libro-inchiesta “Madame la Présidente” (Plon), scritto da due giornaliste del Parisien, Ava Djamshidi e Nathalie Schuck, una sapida raccolta di testimonianze sull’avversione che la moglie di Emmanuel Macron suscita anche ai piani alti della République, e non solo tra quei gilet gialli che la chiamano “Marie-Antoinette” e vorrebbero esibirla “nuda in cime alle barricate”. In questo ritratto senza concessioni della première dame francese, viene scoperchiato in primis tutto l’odio che la cerchia ristretta del capo dello stato prova nei confronti di Brigitte, una donna che i tecnocrati macronisti non avrebbero mai voluto tra i piedi, che accusano di influenzare in maniera negativa le scelte del marito e giudicano troppo loquace, troppo bling-bling, troppo provinciale, insomma inadatta al prestigioso ruolo che ricopre.

 

“Di notte, sognano di vederla sparire”, confessa un amico intimo della coppia presidenziale alle due autrici di “Madame la Présidente”. E ancora: “Per loro, l’immagine di un vedovo addolorato sarebbe formidabile. Sono innamorati di lui”. Loro, gli innamorati del presidente francese o gli “eletti di Dio” come si sono soprannominati (per Dio si intende ovviamente Emmanuel Macron), sono Alexis Kohler, segretario generale dell’Eliseo, Ismaël Emalien, consigliere speciale di Macron, Sylvain Fort, plume del capo dello stato e capo della comunicazione (ancora per poco) e Stéphane Séjourné, ex consigliere politico ora coordinatore della campagna di Lrem per le elezioni europee. “Sperano che muoia”, aggiunge la fonte sentita dai due giornalisti del Parisien.

 

Si sapeva che la cerchia ristretta dei trentenni-quarantenni che seguono Macron da quando è al ministero dell’Economia fosse molto gelosa del suo rapporto privilegiato con il fondatore di En Marche!, che la devozione dei “Mormons”, l’altro soprannome dei “Macron boys”, era smisurata e assolutamente inedita nella Quinta Repubblica (anche Christophe Castaner, macronista della prima ora e attuale ministro dell’Interno, ha detto di essere “innamorato” intellettualmente di Macron), ma le rivelazioni del libro di Djamshidi e Schuck mostrano che il clima è molto più inquinato di quanto si possa immaginare all’interno dell’Eliseo.

 

Il ruolo di consigliera ombra del marito e la sua influenza nelle decisioni politiche – nel libro si dice che abbia messo bocca nei rimpasti di governo, che Jean-Michel Blanquer al ministero dell’Istruzione sia stata una sua idea, che il nuovo segretario per la Protezione dell’infanzia Adrien Taquet sia stato nominato per sua volontà e che dietro le partenze di alcuni ministri ci sia stato il suo zampino – li ha esasperati, anche se un amico intimo della coppia sostiene che Macron non sarebbe mai stato eletto senza l’aiuto di Brigitte. Spin doctor, professoressa, ambasciatrice del macronismo nella Parigi che conta, donna libera e moderna, che con grinta ha resistito ai commentini acidi sulla sua età e alle frasi assassine sulle sue gonne “troppo corte per un’anziana come lei”, Brigitte è stata molte cose per Macron, “una bussola, una sentinella, una vestale, l’emisfero destro del cervello” del presidente, come sottolineano le due autrici del libro. Ma le cattiverie, talvolta, sono troppe anche per lei.

 

Per questo motivo, come raccontato venerdì dal Parisien, ha deciso di farsi più discreta da quando i gilet gialli hanno iniziato a prenderla di mira, a denunciare il suo train de vie di “ricca borghese” mantenuta dai contribuenti e persino a minacciarla. L’immagine di première dame benestante, alimentata dalle notizie sul natale a Saint-Tropez, sulla piscina al fort de Brégançon, e sul servizio di piatti da 50 mila euro per l’Eliseo, sono la principale causa delle critiche dei gilet gialli, secondo Arnaud Mercier, professore di scienze dell’informazione e della comunicazione all’università Paris II-Assas. “La première dame, dall’inizio del quinquennio, si mostra in modalità ‘paillettes’, soprattutto sulle pagine di Paris Match, e rivendica di incarnare l’eleganza alla francese”, analizza Mercier. Agli occhi dei francesi, Brigitte “vive in una bolla”. “Gran parte dei gilet gialli si sono appropriati di un vocabolario rivoluzionario. Brigitte Macron è Marie-Antoinette, mentre si vuole la ghigliottina per Emmanuel Macron”, ha spiegato il professore. Qualche giorno fa, Brigitte ha organizzato un mini summit delle première dame all’Eliseo, con Carla Bruni Sarkozy e Valérie Trierweiler: un pranzo per condividere le pene di questo mestiere maledetto.

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