L'Europa tiene botta

Redazione

Atene e Stoccolma, quando buon senso e moderati possono prevalere

Alexis Tsipras andrà al voto di fiducia al Parlamento greco, dopo che il suo ministro della Difesa Kammenos e altri sei ministri si sono dimessi: il pomo della discordia è la questione macedone, quel nome – Repubblica della Macedonia del nord – che ai nazionalisti greci fa drizzare i capelli in testa. Kammenos, che guida il Partito indipendentista greco che ha fatto l’alleanza di governo con Syriza, non ha potuto sottostare al vincolo stretto con il premier: è più importante la propria natura nazionalista, e quel battesimo macedone che non si deve celebrare. Così è finito il primo esperimento rosso-bruno della storia recente europea, ma non ci sono state né lacrime né sangue: sono cambiate talmente tante cose da quando quel governo è stato formato nel 2015 che oggi l’alleanza pareva davvero anacronistica. A cambiare è stato soprattutto Tsipras, ex premier rivoluzionario del cambiamento per il cambiamento che dopo aver fatto promesse e referendum e sessioni parlamentari notturne e afose, ha deciso di seguire la linea delle riforme suggerita dall’Unione europea. Quella che è stata venduta come una imposizione dei cattivi europei ed è stata controbilanciata da una retorica sciagurata di exit – la Grexit – è diventata poi la politica di Tsipras, che dovendo sistemare i conti greci, rassicurare i mercati e gli investitori europei e intanto governare si è trasformato in un pragmatico riformatore. Ora si gioca la fiducia in Parlamento, ma molti commentatori dicono che con gli indipendentisti si è consumato un divorzio vellutato: non siamo mai stati davvero uguali, ora possiamo dircelo senza troppi traumi. E grazie ai voti di alcuni partiti più piccoli, il premier dovrebbe salvarsi anche in Parlamento.

   

Il buon senso, forse, prevarrà anche in Svezia, dove si è discusso a lungo per la formazione del governo ma le rivalità hanno sempre avuto il sopravvento, con il giubilo degli Svedesi democratici, il partito di estrema destra, che con il suo 18 per cento ha tenuto banco come fosse stato il vincitore delle elezioni di settembre. Domani invece si potrebbe concretizzare il governo del buon senso: c’è un accordo tra i socialdemocratici, i Verdi e due partiti moderati dell’alleanza di centrodestra. Dovrebbero bastare per dare un governo alla Svezia e per dimostrare che l’Europa è sì acciaccata, ma tiene botta.

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