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La resistenza dal basso contro Trump e la Brexit

Paola Peduzzi

La piazza piena di Londra, le cene con i vicini in America, un’opposizione che sa dire promettente: vieni, io riparto da te

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L’appuntamento è oggi a mezzogiorno, a nord dell’Hotel Hilton di Park Lane, a Londra. Inizia la “marcia per il futuro” organizzata da People’s Vote, il più importante movimento contro la Brexit che il Regno Unito è riuscito a costruire dal referendum del 2016. Alle due, nella piazza del Parlamento, inizieranno gli interventi sul palco, c’è anche il sindaco Sadiq Khan, si aspetta un gran numero di marciatori, il record, perché il tempo è poco e per organizzare un altro voto – questa è la richiesta – è necessario farsi vedere numerosi, determinati, uniti, e di fretta. Fino a poco tempo fa People’s Vote era considerato un altro, velleitario tentativo di fermare un processo irreversibile, ma poi è cresciuto, in modo spontaneo, un po’ com’era accaduto con le manifestazioni di Pulse Europe che per un breve periodo (ma intensissimo) hanno colorato con la bandiera europea le piazze di molti paesi.

 

Ora per il mondo anti Brexit People’s Vote è il posto dove stare, dove mostrarsi, dove alzare i cartelli contro il divorzio dall’Unione europea, anche se i partiti, sia di destra sia di sinistra, restano freddi, freddissimi nei confronti dell’iniziativa. Anzi, forse il gelo del governo e del Labour ha reso questo movimento così attrattivo, gli ha permesso di mantenere il tratto genuino che le esperienze di piazza vanno cercando: un obiettivo, che fa da collante, la voglia di far vedere concretamente che c’è ancora uno spazio civile, ordinato, entusiasta in cui far valere le proprie idee. I volontari di People’s Vote non si accontentano delle marce e dei momenti di grande visibilità: hanno costruito una rete locale, piccoli incontri per raccontare perché l’unica Brexit possibile è la non-Brexit.

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Si chiama attivismo grassroot ma in realtà manda un segnale potente: è come se dicesse “riparto da te”. È lo stesso fenomeno che si sta verificando negli Stati Uniti, come racconta l’articolo di copertina dell’ultimo numero di Time dedicato a “The wave makers”. I costruttori di un’onda elettorale sono i democratici che cercano di organizzare la “resistenza” a Donald Trump, un tema su cui si dibatte dall’elezione del 2016 e che a parole funziona benissimo – siamo tutti contro Trump, no? – ma nei fatti no. Molte delle campagne istituzionali messe in piedi contro il presidente si sono esaurite presto, persino il Russiagate che pure sulla carta ha da sempre un potenziale enorme per gli antitrumpiani non riesce a individuare una pistola fumante, e anche se il tasso di indignazione è alle stelle, nutrito quotidianamente dalla brutalità partigiana di Trump, l’offensiva contro il presidente anomalo non ottiene conquiste concrete.

 

Quel che è interessante però nel racconto della strategia democratica non è tanto il fervore antitrumpiano, quanto le modalità con cui si sta declinando: a livello locale. La resistenza a Trump sta diventando un’iniziativa spontanea, un incontro con le amiche a cena, che poi si allarga, e diventa un incontro di quartiere, poi di città e via via si fa comunità, con l’obiettivo di mobilitare, sensibilizzare, creare una resistenza che non si sfoghi soltanto con tweet “ora basta!” e “impeachment!” o con editoriali sui giornali. L’obiettivo non è tanto vincere le prossime mid-term ma costruire un’onda, una risposta che non abbia il solito marchio elitario e che poi arrivi fino al 2020, magari oltre.

 

Sull’efficacia di questo ritorno alle case, alle famiglie, al parchetto, alla comunità è difficile fare previsioni. Alcune crepe di inefficacia si vedono già a occhio nudo: perché il People’s Vote si riunisce a Londra, che è già straordinariamente anti Brexit, e non nei posti in cui la Brexit ha vinto? Perché i democratici continuano a puntare sul voto femminile quando è già a maggioranza dalla loro parte? Per invertire i processi irreversibili devi uscire dalle bolle d’indignazione, e da qualche parte bisognerà pure iniziare a fare un’opposizione pragmatica ed efficace, e forse un modo promettente e accogliente e semplice è dirti: vieni, io riparto da te. 

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