Cos'è il caso Cambridge Analytica?
Un’indagine del New York Times e del Guardian ha scoperto che una società di analisi ha raccolto i dati personali di oltre 50 milioni di utenti in una delle più grandi violazioni della policy di Facebook
In questi giorni si sta parlando molto del caso Cambridge Analytica. Di cosa si tratta? Un’indagine del New York Times e del Guardian, dopo mesi di verifiche e trattative con le fonti, ha scoperto che Cambridge Analytica – una società di analisi dei dati che ha collaborato con il team elettorale di Donald Trump e con altre campagne controverse come quella a favore della Brexit – ha raccolto i dati personali di oltre 50 milioni di utenti di Facebook (soprattutto americani) in una delle più grandi violazioni della policy del gigante tecnologico. Questi dati sarebbero stati utilizzati per costruire un potente programma software che sarebbe in grado di prevedere e influenzare le scelte all'urna. Per quanto non sia del tutto sorprendente – è da tempo che si parla dei social network come un rischio potenziale per le democrazie – il caso ha sollevato un grande dibattito.
Oltre alla campagna di Trump, alla corsa all’Eliseo di Marine Le Pen e al referendum sulla Brexit, Cambridge Analytica sarebbe stata coinvolta anche nella politica italiana. “Nel 2012”, si legge sul sito dell'azienda, “CA ha realizzato un progetto per un partito italiano che stava rinascendo e che aveva avuto successo per l’ultima volta negli anni ‘80. Usando – prosegue la nota – l’Analisi della Audience Target, CA ha rimesso gli attuali e i passati membri del partito assieme con i potenziali simpatizzanti per sviluppare una riorganizzazione della strategia che soddisfaceva i bisogni di entrambi i gruppi. La struttura organizzativa moderna e flessibile che è risultata dal lavoro di CA ha suggerito riforme che hanno consentito al partito di ottenere risultati molto superiori alle aspettative in un momento di grande turbolenza politica in Italia”.
Cos'è Cambridge Analytica
Cambridge Analytica – valore stimato fra uno e cinque milioni di dollari – appartiene al gruppo Strategic Communication Laboratories (SCL) ed è di proprietà del miliardario Robert Mercer, noto per aver sostenuto diverse campagne di candidati conservatori in tutto il mondo. Nel 2014, ai vertici della società c'era Steve Bannon, lo spin doctor che ha portato Trump alla Casa Bianca e ideologo della destra radicale. Secondo le ricostruzioni, tutto comincia a Londra nei primi anni Novanta quando Nigel Oakes, ex produttore di TeleMontecarlo ed ex dirigente della compagnia di comunicazione pubblicitaria Saatchi&Saatchi, fonda la SCL che si specializza come cliente della Difesa britannica e che dal 1994 sostiene di aver seguito 25 campagne elettorali in diversi paesi del mondo (soprattutto paesi in via di sviluppo) con l’obiettivo di condizionare l’opinione pubblica usando internet, poi i social media e strumenti di persuasione già sperimentati con successo in ambito pubblicitario. “Convincere qualcuno a votare un partito non è molto diverso da convincerlo a comprare una certa marca di dentrificio”, sarà uno dei mantra di Cambridge Analytica.
Cambridge Analytica: chi sono i personaggi chiave
Alexander Nix, la "new school" dei big data
Robert Mercer, il creatore
Nel 2012, Nix convince due importanti uomini d'affari americani a usare le tecniche dell'azienda per tentare di condizionare le elezioni americane. E a fondare Cambridge Analytica. I due sono Steve Bannon – che in seguito sarebbe diventato stratega capo della campagna elettorale di Donald Trump – e Robert Mercer, il miliardario che ha sostenuto la candidatura del tycoon con generosi finanziamenti diretti e indiretti. È un matematico che ha lavorato al progetto di intelligenza artificiale Watson della IBM. Poi diventa contitolare dell'hedge fund Renaissance Technologies, una delle più formidabili macchine per fare soldi del mondo, che usa i dati e l’intelligenza artificiale per decidere gli investimenti. Nel novembre scorso lascia la guida del mastodontico hedge fund, dicendo però che rimarrà “nello staff tecnologico”, dove farà quello che più ama, ovvero raffinare i sofisticati strumenti matematici con cui la compagnia fa trading. Ma Bob Mercer ama anche la politica: è convinto che i Clinton abbiano fatto assassinare diversi oppositori politici, sostiene che le bombe di Hiroshima e Nagasaki hanno migliorato la salute del popolo giapponese, è certo che gli afroamericani stessero meglio prima della battaglia per i diritti civili: sono idee che potrebbero tranquillamente uscire dalla mente di Bannon, un habitué della cattive letture che trova un complotto globalista dietro ogni angolo. E infatti la famigerata famiglia Mercer ha partecipazioni di maggioranza in tutte le aziende e i comitati politici in cui è coinvolto Bannon.
Per approfondire:
Ma torniamo al 2012 e all'idea affascinante di poter influenzare il voto di milioni di elettori con i dati e l'intelligenza artificiale. Mercer mette subito un milione e mezzo di dollari per il progetto test: le elezioni di governatore della Virginia. Il candidato repubblicano perde, ma Mercer e Bannon – che prende la guida di Cambridge Analytica – decidono di insistere. Sta per partire la corsa alla Casa Bianca e Nix ha bisogno di una valanga di dati per far funzionare i modelli dell'azienda. Qui entra in scena Aleksandr Kogan.
Aleksandr Kogan, minatore di dati
Christopher Wylie e le inchieste
Facebook sapeva
I documenti visti dai quotidiani britannico e americano – e confermati da una dichiarazione di Facebook – mostrano che già alla fine del 2015 la società di Zuckerberg aveva scoperto che le informazioni erano state raccolte su una scala senza precedenti. Tuttavia non avvertì i suoi utenti e adottò solo misure limitate per recuperare e proteggere le informazioni private di oltre 50 milioni di individui. Lunedì, a pochi minuti dall'avvio delle contrattazioni, il titolo ha perso più del 5 per cento. Facebook ha sospeso Cambridge Analytica e SCL Group, insieme a Kogan, per aver violato i suoi termini di servizio e sta indagando sulla questione. L'azienda è anche sotto inchiesta negli Stati Uniti e nel Regno Unito, secondo The Guardian e The Times. Ma anche il profilo Facebook di Wylie è stato bloccato.