L’asse franco-americano si ricompatta su Raqqa. La domanda sul dopo
Milano. Le forze speciali francesi sono arrivate nel nord della Siria per collaborare con gli Stati Uniti, i curdi (Ypg) e le Forze democratiche siriane (Sdf) alla riconquista di Raqqa. L’obiettivo militare principale è la cittadina di Manbij, nei tempi antichi famosa per il culto della “dea della Siria” Atargatis e oggi ultima via di comunicazione aperta dello Stato islamico con il resto del mondo.
E’ la prima volta che il ministero della Difesa francese conferma la presenza delle sue forze speciali in territorio siriano (non ha precisato il numero degli uomini impiegati): fino a ora era noto il dispiegamento francese soltanto nel Kurdistan iracheno (circa 150 uomini). “L’offensiva di Manbij è sostenuta da molti paesi, tra cui la Francia”, hanno detto alla France Presse fonti dell’entourage del ministro della Difesa, Jean-Yves Le Drian, che già venerdì, in un’intervista televisiva, aveva spiegato che il sostegno francese consiste in “armi, presenza aerea e consulenza strategica”. Washington, che ha già testimoniato il suo coinvolgimento nell’operazione di Raqqa con le immagini sul fronte pubblicate nelle settimane scorse, vuole riprendere Manbij per impedire allo Stato islamico di avere accesso a quel confine che serve per approvvigionamenti di armi e uomini e anche per far uscire jihadisti diretti in Europa. Secondo il Syrian Observatory for Human Rights, le forze dell’Sdf hanno ripreso il controllo dell’autostrada che porta a Manbij: stando alle stime di Washington avrebbero perso già alcune decine di uomini (almeno 100 i feriti) nell’operazione.
Poiché i tempi sono importanti in una guerra che ha deciso di rinunciare all’urgenza, dopo mesi di intervento militare russo (dal settembre del 2015) e un annuncio di ritiro delle truppe da parte di Vladimir Putin, dopo la presa di Palmira, anche le forze di Damasco con la copertura di Mosca hanno deciso – proprio ora – di dirigersi verso Raqqa. La via d’accesso è diversa da quella americana, le notizie sono un po’ confuse, e fino a questo momento Washington ha negato ogni coordinamento con le forze russe. Gli osservatori spiegano che le due offensive alternative sono volte, appunto, al dopo: chi avrà la sovranità su Raqqa? La buona notizia è che lo Stato islamico potrebbe davvero subire una sconfitta importante, quella meno buona è che c’è voluta una competizione internazionale di potere, una gara, per andare finalmente a liberare Raqqa.