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Editoriali

Nel nuovo piano dell'Ue sui migranti non ci sono novità, ma solo vecchie promesse

Redazione

Sebbene il ministro dell'Interno PIantedosi li consideri "una valida traccia di lavoro comune”, i venti punti illustrati dalla Commissione europea ribadiscono un approccio che non ha dato grandi risultati in passato. Al massimo, la proposta di Bruxelles sarà utile a far superare le tensioni Roma-Parigi

Il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, ha definito il Piano d’azione per il Mediterraneo centrale presentato dalla Commissione come “una valida traccia di lavoro comune” in tema di gestione dei flussi migratori “nella prospettiva già auspicata dal governo italiano”. Eppure non c’è quasi nulla di nuovo nei 20 punti illustrati dalla commissaria agli Affari interni, Ylva Johansson, in vista del Consiglio straordinario dell’Ue di venerdì. I tre capitoli del Piano ribadiscono promesse già fatte in passato: rafforzare la cooperazione con i paesi terzi su partenze e rimpatri, avere un approccio coordinato sulle operazione di ricerca e soccorso, e usare il meccanismo di solidarietà sui ricollocamenti lanciato in estate.

 

Le vecchie idee riciclate includono il rafforzamento delle capacità di ricerca e soccorso di Libia, Tunisia ed Egitto, iniziative diplomatiche per convincere i paesi di origine ad accettare accordi di riammissione, e il lancio di operazioni di rimpatrio sostenute da Frontex. Sui ricollocamenti, la Commissione si limita a proporre di accelerare le procedure, senza incrementare il numero di richiedenti asilo da ridistribuire nell’Ue (circa 8 mila). L’unica piccola novità è la richiesta di una discussione nell’Organizzazione marittima internazionale su linee guida per le navi che compiono ricerca e soccorso. Secondo Johansson, le norme del diritto del mare sono state scritte quando “non esisteva” la pressione migratoria attuale sull’Ue. Ma la commissaria non ha indicato come vorrebbe cambiarle. Semmai ha ribadito che la priorità è salvare vite in mare. Il massimo che si può sperare è che il Piano permetta di superare le tensioni tra Italia e Francia. Il primo test sarà la volontà di Parigi di riprendere i ricollocamenti. Ma il Piano non è una soluzione: è un elenco di proposte che finora non hanno funzionato. E non esenta il governo Meloni dall’obbligo internazionale di un porto sicuro per i migranti salvati in mare anche dalle navi delle ong.

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