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Editoriali

Il fuorionda di Trudeau e Xi al G20 di Bali

Redazione

Sei poco sincero, dice il leader cinese rimproverando il premier canadese, che gli spiega “il dialogo libero”

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Dopo quasi tre anni di isolamento internazionale della Cina a causa del Covid-19, il presidente cinese Xi Jinping in tre giorni di G20 a Bali, tra sorrisi e strette di mano, ha cercato un nuovo riposizionamento sulla scena mondiale e  un nuovo equilibrio con i leader occidentali. In conclusione del vertice, in un video ripreso dalle emittenti canadesi Xi “rimprovera” il primo ministro del Canada Justin Trudeau. Lo scambio di battute non dura nemmeno un minuto, ma è emblematico e prezioso (video di questo tipo in cui Xi esprime dissenso “fuori onda” sono rarissimi) per capire come il leader cinese interagisce con gli altri capi di stato.

 

Secondo Xi, Trudeau avrebbe fatto trapelare ai media canadesi i temi discussi nel loro bilaterale. “Non è appropriato”, dice il presidente cinese in mandarino, visibilmente infastidito. “Se c’è sincerità, allora, per avere una buona comunicazione, dovremmo avere un comportamento basato sul rispetto reciproco. Altrimenti è difficile dire cosa ne conseguirà”; quest’ultima frase, che suona un po’ come una minaccia, non giunge al premier canadese perché il traduttore viene interrotto dalla replica di Trudeau: “In Canada crediamo in un dialogo libero, aperto e franco che continueremo ad avere, ma ci saranno cose sulle quali non siamo d’accordo…”. Xi distoglie lo sguardo, e con le mani che fanno muro dice: “Prima creiamo le condizioni”. 

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Con molta probabilità il rimprovero del leader cinese era premeditato, e sapendo di essere ripreso, Xi ha colto l’occasione per esercitare il soft power, con un “esempio confuciano”, interpretando il ruolo di vecchio maestro che vuole dare una lezione al “giovane” premier canadese. Trudeau dà una risposta efficace, che mette in luce le tensioni tra Cina e Canada: i due non si incontravano da più di tre anni, dopo l’arresto da parte di Ottawa di Meng Wanzhou e il conseguente arresto dei due cittadini canadesi Kovrig e Spavor a Pechino, rilasciati tutti contemporaneamente un anno fa.

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