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Editoriale

La Commissione europea chiude gli occhi sulla Polonia

Redazione

Ursula von der Leyen sblocca il Pnrr per il governo di Mateusz Morawiecki anche senza una giustizia indipendente nel paese 

Ursula von der Leyen darà il via libera al Piano nazionale di ripresa e resilienza della Polonia, nonostante il governo di Mateusz Morawiecki abbia fatto concessioni solo “cosmetiche” sull’indipendenza della giustizia. Il Recovery fund attribuisce a Varsavia 36 miliardi di euro. Il piano era stato presentato dalla Polonia oltre un anno fa. Ma, come nel caso dell’Ungheria di Viktor Orbán, la Commissione aveva contestato il mancato rispetto delle raccomandazioni sullo stato di diritto. L’indipendenza della giustizia è diventato un problema sempre più grave con i nazionalisti di Legge e giustizia al potere. Non solo il governo Morawiecki rifiutava di modificare il regime disciplinare dei giudici, ma aveva chiesto alla sua Corte costituzionale di rinnegare la supremazia del diritto europeo su quello nazionale, cosa che è puntualmente avvenuta. A ottobre, con grande solennità, von der Leyen aveva posto tre condizioni per sbloccare il piano di Recovery: smantellamento della Camera disciplinare, riforma del regime e reintegro dei magistrati che hanno perso il posto. Otto mesi dopo, von der Leyen chiude un occhio – anzi due – per ragioni di realpolitik: l’accoglienza di 3 milioni di rifugiati ucraini e il veto polacco sull’accordo per una tassazione minima delle multinazionali in Ue. Il Parlamento di Varsavia ha adottato una riforma del regime disciplinare che, secondo una coalizione di giuristi polacchi, è solo “cosmetica”. Nel frattempo, la Polonia non ha dato seguito alle sentenze della Corte europea di giustizia. Il Parlamento europeo e alcuni commissari contestano la scelta di approvare il Pnrr polacco. Ma oggi von der Leyen volerà comunque a Varsavia per consegnare nelle mani di Morawiecki il parere positivo. Fare compromessi sullo stato di diritto significa però incoraggiare altri ricatti e derive illiberali.

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