Zombie Superbonus: non è veramente morto, ma non è neppure ancora vivo

Luciano Capone

Il mistero del bonus edilizio al 110 per cento: lo sforamento di 40 miliardi esiste nel deficit, ma non si vede nel pil. Secondo l'Osservatorio Cpi c'è l'ipotesi di frodi di massa a fine 2023

L’Osservatorio sui conti pubblici dell’università Cattolica (Ossservatorio Cpi) ha fatto un’autopsia del Superbonus e quello che emerge è che il bonus non è veramente morto, ma non è neppure ancora vivo: è uno zombie.

Nell’analisi dal titolo “Post mortem per il Superbonus: extra deficit, extra debito e rallentamento in atto nel settore delle costruzioni” gli autori – Rossana Arcano, Alessio Capacci e Giampaolo Galli – si interrogano sulle ragione dell’esplosione del disavanzo a fine 2023, certificata dall’Istat. La conclusione, sviscerando le varie voci del conto economico, è che quasi tutto l’extradeficit è dovuto al bonus edilizio al 110 per cento (ben 39 miliardi oltre le previsioni di soli tre mesi prima, l’1,8 per cento del pil).

La spiegazione più plausibile che i tre economisti danno a questo fenomeno è “una corsa per usufruire delle ultime deroghe rispetto al decreto di febbraio 2023, con certificazioni dubbie sull’entità dei lavori e sul loro stato di avanzamento”. In sostanza, potrebbe trattarsi di frodi o di un aggiramento di massa della norma.

 

A molti, quando a inizio marzo l’Istat ha pubblicato la revisione dei conti pubblica, è sembrato che qualcosa non tornasse: l’istituto di statistica, infatti, ha infatti rivisto il deficit del 2023 al rialzo dal 5,3 per cento previsto nella Nadef al 7,2 per cento e la crescita reale del pil dallo 0,8 allo 0,9 per cento. In pratica, è come se quasi 2 punti di pil di spesa aggiuntiva in costruzioni abbiano prodotto solo 0,1 punti di pil di crescita economica.

La stranezza è più evidente analizzando le singole voci, come fa appunto l’Ossevatorio Cpi. La prima anomalia segnalata è che nel gigantesto errore di previsione fatto dal Mef, non c’è nessuna discrepanza sul lato delle entrate. La grande differenza risiede esclusivamente nelle spese, più precisamente nella voce “Trasferimenti in conto capitale” (+48,8 miliardi), e più specificamente all’interno di questa voce nei “Contributi agli investimenti pagati alle famiglie” (in pratica il Superbonus: questa voce è passata da 3,3 miliardi nel 2020 a 78,4 miliardi nel 2023.

La spesa dei trasferimenti in conto capitale scende nel primo trimestre del 2023 (quando viene fatto il decreto che avrebbe dovuto limitare il Superbonus) e resta costante nei successivi due trimestri, ma all’improvviso esplode nell’ultimo trimestre: “È evidente che qualcosa di molto anomalo avviene negli ultimi mesi dell’anno”. È plausibile che il governo, visto l’andamento della spesa, si fosse convinto di aver tamponato la spesa, ma all’improvviso – a fine anno – si sono rotti gli argini, evidentemente per una falla nel decreto che ha consentito, in maniera più o meno legale, di aggirare la norma.

La seconda anomalia che corrobora questa ipotesi, segnalano gli economisti dell’Osservatorio Cpi, è che “a fronte dell’esplosione dei crediti d’imposta, nell’ultimo trimestre del 2023 nell’economia reale succede molto poco”. Come dicevamo prima, esplode il deficit ma il pil è praticamente indifferente.

Più nel dettaglio, i dati dell’Istat mostrano che “l’occupazione nel settore delle costruzioni rimane pressoché stazionaria con una variazione di soli 7 mila occupati fra il terzo e il quarto trimestre”. Ma anche dal lato degli investimenti in abitazioni si registra un lieve aumento “di 1,773 miliardi di euro, passando da 33,224 miliardi nel primo trimestre a 34,997 miliardi nel quarto trimestre”. Nell’ultimo trimestre del 2023, quello del boom della spesa di nuovi crediti edilizi, la variazione è di soli 1,26 miliardi: “Con tutta evidenz,a si tratta di numeri che non possono spiegare un extra deficit di quasi 40 miliardi. L’ordine di grandezza è completamente diverso”. È come se il Superbonus fosse vivo per il deficit, che continua ad aumentare, e allo stesso tempo morto per l’economia, che non registra il boom di spesa nell’edilizia né dal lato dell’occupazione né dal lato degli investimenti. Uno zombie, in pratica.

Non è affatto chiaro cosa sia accaduto. Finora, di fronte a quello che è un errore di previsione enorme e senza precedenti nella storia repubblicana, il governo non fornito alcuna spiegazione. Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha dichiarato genericamente che è colpa del Superbonus, ma non ha mai chiarito nel dettaglio quante sono le decine di miliardi di sforamento, cosa è accaduto, come è stato possibile e se la voragine è destinata ad allargarsi anche nel 2024.

 

Un altro spunto interessante dell’analisi dell’Osservatorio Cpi è l’invito a non fermarsi alla foto statica, ma a guardare tutto il film per valutare l’impatto del Superbonus. Nel senso che per valutare gli effetti sull’economia, non ci si può fermare agli “anni buoni”, ovvero quelli della spesa in edilizia, ma bisogna considerare “l’intero ciclo di vita della misura”. Cioè cosa accade dopo la sua eliminazione.

Perché escludendo l’ipotesi di un bonus eterno del genere, che è ovviamente economicamente insostenibile, quando si toglie uno stimolo del genere succede che “si provoca un effetto recessivo che in linea di massima ha le stesse dimensioni e segno contrario rispetto allo stimolo iniziale”. L’economia, come una molla, torna al punto di partenza quando sparisce la forza che la tendeva.

In pratica, dopo che sarà morto, il Superbonus tirerà giù il pil. Esattamente come nel più classico dei film sui morti viventi, quando alla fine  spunta sempre la mano da sottoterra di uno zombie che afferra i vivi per le caviglie. 

  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali