Foto di Mikhail Klimentyev, Sputnik, Kremlin Pool Photo via AP, via LaPresse 

Editoriali

La Russia perde petrolio: embargo europeo e price cap riducono l'export

Redazione

Mosca esporta 600 mila barili al giorno in meno. Il mercato asiatico ha permesso di preservare i volumi, ma non il valore dei ricavi. Difficile però che le sanzioni occidentali impediscano al Cremlino di continuare la guerra

L’embargo dell’Unione europea sulle importazioni di greggio russo e il price cap del G7 sono in vigore da un mese, che impatto hanno avuto per la Russia? Nelle prime quattro settimane di dicembre le esportazioni marittime di petrolio russo sono state le più basse di qualsiasi periodo della stessa durata nel 2022.

Secondo Bloomberg, in otto settimane i volumi calcolati su medie di 28 giorni sono diminuiti di 600 mila barili al giorno, una quantità pari alla minaccia (inattuata) del Cremlino di tagliare la produzione di 500-700 mila barili, che adesso appare per quello che è: il risultato di una scelta subita dopo la perdita di un mercato fondamentale. All’inizio del 2022 la Russia esportava in Europa più di 1,5 milioni di barili di greggio al giorno, a dicembre questa cifra si è praticamente azzerata.

L’Asia ha permesso alla Russia di preservare in parte il volume delle sue esportazioni petrolifere, ma non il valore dei ricavi. India, Cina e Turchia infatti hanno approfittato dei grandi sconti sull’Ural, tra i 20 e i 30 dollari al barile rispetto al Brent, con prezzi finali più bassi dei 60 dollari del price cap. Le rotte asiatiche presentano anche altri problemi. A metà dicembre una tempesta ha costretto a 11 giorni di chiusura il porto russo a Kozmino, nel Pacifico, mentre si è fatta sentire la carenza di navi (e i limiti della cosiddetta flotta ombra russa) per trasportare carichi che partono dal Mar Nero, Baltico e Artico ma adesso devono coprire distanze molto più lunghe.

Pertanto, gli acquirenti asiatici continueranno a pretendere forti sconti, mentre per i russi aumenteranno i costi e i fattori di rischio. Ma la domanda rimane: le sanzioni occidentali al petrolio russo riusciranno a sferrare un colpo fatale alle capacità del Cremlino di portare avanti la guerra? Probabilmente no, Vladimir Putin scaricherà sui russi tutte le sofferenze dell’economia di guerra. Ma le sanzioni riducono nettamente le possibilità della Russia di aumentare la propria capacità offensiva e, soprattutto, dimostrano che anche nella guerra energetica Mosca ha perso l’iniziativa.

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