Foto di Andrea Pain, via Ansa 

Editoriali

Le mosse della Banca centrale e il brusco risveglio dell'Italia

Redazione

Rialzo dei tassi d'interesse, inasprimento monetario e richiami sul Mes. Le borse europee hanno reagito male. E il differenziale, già sotto pressione, si è allargato bruscamente

La mossa della Banca centrale europea più temuta dai mercati oggi non era tanto l’aumento dei tassi, in buona parte scontato, ma l’inizio dell’inasprimento quantitativo di politica monetaria, vale a dire la riduzione della liquidità immessa in circolazione negli ultimi anni. Ebbene, come ha spiegato una nota di Intermonte, il fatto che la Bce abbia deciso di far partire a marzo il Quantitative tightening con un importo superiore al minimo ipotizzato dal consenso (15 miliardi invece di 10) ha contribuito a riportare lo spread italiano sopra i 200 punti base.

 

Il differenziale, già sotto pressione da qualche giorno, si è allargato bruscamente dopo l’annuncio dell’Eurotower arrivando a chiudere a 207 punti (+8 per cento). Sul fronte dei tassi la Bce si è mossa al ribasso, scegliendo un aumento di 50 punti base invece di 75 come avrebbe fatto propendere l’inflazione che persiste su livelli elevati, ma il messaggio trasmesso dalla presidente Christine Lagarde non è stato certo da colomba. Le borse europee hanno reagito molto male con cali diffusi degli indici superiori al 3 per cento a Milano, Parigi e Francoforte.

 

Il fatto è che, dopo la riunione di oggi, i mercati non solo non vedono più il punto di caduta della stretta monetaria visto che Lagarde ha detto chiaramente che c’è ancora molta strada da fare, ma hanno preso consapevolezza del fatto che il bilancio della Bce pieno dei titoli degli stati dell’Unione sarà molto presto alleggerito e progressivamente fino a metà 2023. Era atteso ma non con questo ritmo e il risveglio rischia di essere brusco soprattutto per un paese indebitato come l’Italia, che ha ampiamente beneficiato degli acquisti della Bce, mentre ora deve tornare sui mercati per finanziarsi. In questo quadro si inserisce la polemica sulla ratifica del Mes che Lagarde ha, ovviamente, auspicato “a breve” e che il governo Meloni tende a rinviare rischiando di aprire una crepa nei rapporti con Bruxelles di cui si fregia aver incassato la promozione sulla manovra economica. Della serie, l’Europa va bene quando fa comodo.

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