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La mossa dell'eurotower

Tardivo ma epocale. Lo scudo anti-spread della Bce è una manna per l’Italia

Mariarosaria Marchesano

Arriva il più grande ampliamento del raggio d’azione della Bce mai sperimentato dopo l’èra Draghi. Che ha placato i mercati e raffreddato il differenziale tra titoli di stato. Ecco che cos'è

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"La Bce è stata contraddittoria nelle comunicazioni di politica monetaria, ma quello fatto oggi è un passo decisivo verso un ampliamento del suo mandato. Decidere di progettare uno strumento anti frammentazione della zona euro rappresenta uno di quei passaggi da cui difficilmente potrà tornare indietro. E probabilmente è questo il terreno su cui si giocherà il compromesso tra falchi e colombe all’interno del Consiglio direttivo”.  Andrea Ferrero, professore di Economia all’Università di Oxford, è uno che non si sorprende facilmente e non ama i paroloni, ma non esita a definire “epocale” la decisione della Bce di Christine Lagarde di avviare la costruzione di uno scudo anti spread e per di più di averlo annunciato nel giorno in cui la Federal Reserve si appresta a varare la manovra più restrittiva degli ultimi vent’anni. “E’ rilevante che la Bce abbia deciso di coinvolgere in questo percorso  non solo i suoi funzionari e i servizi interni, ma i comitati dell’Eurosistema, vale a dire figure di economisti e tecnici di alto profilo non direttamente partecipi dell’azione di politica monetaria”, osserva Ferrero. “La proposta che emergerà dovrà aiutare il Consiglio direttivo a completare la progettazione di questo strumento su cui, evidentemente, non c’è accordo nel Consiglio, ma non è detto che non si possa trovare”. 


Se svolta si prepara, alla Bce è stata forzata anche dallo scossone agli spread sovrani dei paesi periferici provocati dal board del 9 giugno, che ha annunciato l’avvio dell’aumento dei tassi già dal mese prossimo, decisione, peraltro, criticata dal consigliere economico del governo Draghi, Francesco Giavazzi, ma evitando di spiegare come intende proteggere paesi come l’Italia di cui, fa notare una nota di Algebris, l’istituto di Francoforte è arrivato a detenere un terzo dello stock di debito pubblico (al netto delle obbligazioni in capo alla Bce, il rapporto debito-pil del paese rappresenta, infatti, il 110 per cento). E lo scossone sui mercati si è placato finalmente non appena è arrivata notizia dell’esito della riunione d’emergenza convocata dalla Bce. Il differenziale tra Btp e Bund tedeschi si è ridotto del 15 per cento rispetto al giorno precedente a 214 punti base. 


Il Ftse Mib è rimbalzato del 3 per cento, in scia positiva con le altre Borse europee, dopo i cali vistosi delle ultime quattro sedute. 
Secondo Ferrero, per quanto la Bce abbia tenuto a precisare che la “flessibilità” nel reinvestimento dei titoli in scadenza del Pepp – il piano di acquisto di obbligazioni governative varato durante la pandemia – sia finalizzata ad aiutare la trasmissione della politica monetaria e “condizione preliminare per realizzare il mandato di stabilità dei prezzi”, di fatto sta codificando un ampliamento del suo raggio d’azione alla salvaguardia della stabilità finanziaria già sperimentato durante l’èra di Mario Draghi. Comunicazioni-gaffe come “non siamo qui a comprimere gli spread” (Lagarde, marzo 2020) saranno superate perché come ha spiegato anche Fabio Panetta, membro del comitato esecutivo della Bce, “se i mercati reagiscono in misura eccessiva non siamo poi in condizioni di aggiustare la politica monetaria”. 

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Per Ferrero “la strada intrapresa dalla Bce non è priva di rischi perché potrebbe essere criticata da alcuni paesi nord-europei. Ma molto dipenderà da che tipo di proposta verrà fuori dalla consultazione. Mi pare che sulla tipologia di strumento non sia stato posto alcun tipo di vincolo”. Non è detto, infatti, che la protezione che si vuol dare ai paesi periferici si chiami Omt oppure Mes e non si sa se avrà delle condizionalità e di che tipo. La discussione è solo all’inizio e c’è da giurarci che, con le elezioni dell’Italia alle porte, sarà un tema che animerà anche il dibattito politico. Un assaggio è già arrivato in questi giorni con le critiche aperte di Giavazzi alla rigidità della Bce sui tassi e con l’invito del ministro per l’Economia francese, Bruno Le Maire, a evitare decisioni “brutali” in materia di politica monetaria che possano cogliere di sorpresa gli attori economici. E l’autonomia delle banche centrali? “Non mi scandalizzerei se arrivassero dei messaggi politici, ci sono già stati dei precedenti negli Stati Uniti durante l’epoca Trump. Ma di certo si apre una fase storica in cui diventa ancora più importante assumere decisioni che contemperino politica fiscale e politica monetaria”. Esiste uno specifico rischio Italia? “Certo che esiste. E’ sempre esistito, solo che in alcuni periodi i mercati diventano più sensibili”.

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