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Le Dimissioni

Caltagirone lascia il cda di Generali, ma non vende. Punta su Mediobanca con Del Vecchio

Stefano Cingolani

Con una breve lettera, senza dare alcuna motivazione, l'ex consigliere di amministrazione ha chiuso una fase della sua battaglia che lo ha visto perdente, pronto però ad aprirne un’altra secondo alcune interpretazioni. 

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Le dimissioni di Francesco Gaetano Caltagirone dal consiglio di amministrazione delle Assicurazioni Generali hanno colto di sorpresa, anche se molti si aspettavano che non avrebbe accettato di fare il bastian contrario day-by-day. Con una breve lettera, senza dare alcuna motivazione, Caltagirone ha chiuso una fase della sua battaglia che lo ha visto perdente, pronto però ad aprirne un’altra secondo alcune interpretazioni. 

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Le dimissioni di Francesco Gaetano Caltagirone dal consiglio di amministrazione delle Assicurazioni Generali hanno colto di sorpresa, anche se molti si aspettavano che non avrebbe accettato di fare il bastian contrario day-by-day. Con una breve lettera, senza dare alcuna motivazione, Caltagirone ha chiuso una fase della sua battaglia che lo ha visto perdente, pronto però ad aprirne un’altra secondo alcune interpretazioni. 

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L’imprenditore romano aveva espresso voto contrario, nella prima riunione del nuovo cda, alla conferma di Philippe Donnet come amministratore delegato e nuovi attriti erano emersi sulla definizione dei comitati, nella cui composizione non c’è alcuna rappresentanza della minoranza che ha tre consiglieri. Il titolo Generali ha ceduto il 2 per cento. Lunedì si riunirà il comitato nomine, poi si vedrà chi prenderà il posto di Caltagirone (si parla di Roberta Neri che ha lavorato nella romana Acea) il quale, in ogni caso, non ha intenzione di vendere il proprio 9,95 per cento della compagnia. Dall’esterno vuole avere libertà di manovra guardando anche alle prossime mosse non più dentro il Leone, ma dentro Piazzetta Cuccia. La vittoria della lista presentata dal consiglio uscente ha visto prevalere Mediobanca guidata da Alberto Nagel azionista numero uno con il 12,9 per cento, grazie al sostegno dei fondi d’investimento internazionali, contro la lista presentata da Caltagirone e sostenuta da Leonardo Del Vecchio, Alessandro Benetton e una serie di imprenditori italiani. Ma la battaglia al vertice della finanza italiana continua. Nagel si fa forte dei suoi ottimi risultati di bilancio, eppure viene criticato dai principali azionisti, Leonardo Del Vecchio con il 19,4 per cento e Caltagirone che detiene il 5,5 per cento, per una gestione troppo dipendente dal pacchetto delle Generali che contribuisce all’utile per il 35 per cento. Una buona amministrazione, insomma, senza piani di più vasta portata, esattamente come per il Leone “addormentato a Trieste”. 


Eppure qualcosa di nuovo potrebbe maturare. Il Sole 24 Ore ha parlato di un progetto nel risparmio gestito, un’alleanza tra Mediolanum, Banca Generali e Azimut, sotto la guida di Mediobanca che uscirebbe dalle Assicurazioni Generali. 
Un’operazione industriale con l’obiettivo di creare un campione nazionale che darebbe una risposta alle critiche di Del Vecchio e Caltagirone, i quali in compenso potrebbero aumentare il loro peso nella compagnia di assicurazioni comprando le quote possedute da Mediobanca, riaprendo la partita triestina. Per gli analisti di Intesa Sanpaolo, “la strategia di utilizzare la quota in Generali per finanziare un deal importante è stata parte delle strategie del management per molti anni, ma Mediobanca non ha trovato l’occasione per implementarla”. Adesso sarebbe arrivato il momento.


Del Vecchio aveva chiesto alla Bce il permesso di salire in Mediobanca oltre il tetto del 20 per cento, ma è stato bloccato. Per ottenere il via libera dovrebbe trasformare in una banca la propria holding finanziaria lussemburghese Delfin attraverso la quale detiene i pacchetti in Mediobanca e in Generali, così da poter rispettare i criteri di stabilità e di capitalizzazione richiesti dalla Bce. Operazione complicata, anche perché richiede di collocare in modo diverso la maggioranza di Euralux che rappresenta la principale attività di Del Vecchio. Un’altra possibilità è che scenda in campo una banca generalista. Ma quale? E’ la Unicredit a sostenere il patron di Luxottica, tuttavia l’amministratore delegato Andrea Orcel ha smentito un suo interesse a prendere Mediobanca. Finora ha recitato la parte del signor no: ha rifiutato il Montepaschi offerto dal governo, niente Banco Bpm per il quale è sceso in campo il Crédit Agricole, niente Commerzbank, e deve mettere in conto consistenti perdite per uscire dalla Russia dove possiede una banca. 
Anche Intesa Sanpaolo mantiene legami pericolosi con Mosca, però l’istituto guidato da Carlo Messina aveva già manifestato interesse a un intervento nelle Generali, in particolare proprio sul risparmio gestito, nuova gallina dalle uova d’oro nel mondo della finanza. Il tentativo era fallito nel 2017 per l’opposizione di Mediobanca, potrebbe tornare all’ordine del giorno oggi con Del Vecchio e Caltagirone. 

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