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IL PIANO DEL GOVERNO

Il Cdm approva il decreto contro il caro energia 

Maria Carla Sicilia

Oltre agli interventi sulle bollette, più gas (con autorizzazioni entro sei mesi) e più impianti rinnovabili grazie a snellimenti burocratici. Prezzi calmierati per l'industria. Ecco la bozza

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Il Cdm ha approvato il decreto Energia e il decreto Superbonus: via libera all'unanimità. "In campo quasi 8 miliardi di euro, senza scostamenti": Mario Draghi in conferenza stampa spiega i decreti bollette e superbonus varati dal Cdm. "L'obietitvo è rilanciare una crescita equa e sostenibile e affrontare il mercato del lavoro", combattendo la "precarietà". 

"Abbiamo approvato un provvedimento per contenere il costo dell' energia e per sostenere il settore automobilistico: mettiamo in campo quasi 8 miliardi di euro di cui 6 per l'energia e lo facciamo senza ricorrere a scostamenti bilancio", ha precisato il ministro dell'Economia, Daniele Franco.


 

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Non è ancora detta l'ultima parola sulla cifra che il governo riuscirà a mettere sul tavolo per compensare gli aumenti che imprese e famiglie ritroveranno nelle bollette, ma grazie al lavoro dei tecnici che hanno cercato coperture evitando lo scostamento di bilancio si ragiona su misure per circa 8 miliardi di euro. A cui si aggiungono risorse per gli altri temi di cui si occuperà il governo oggi: il fondo per il settore dell'auto e lo sblocco delle cessioni del credito per il superbonus, impegnando risorse che valgono nel complesso 8 miliardi di euro. 

 

L'impegno però è chiaro: oggi il governo presenterà il suo piano contro il caro energia e lo farà intervenendo su due fronti, secondo la bozza del decreto che il Foglio ha potuto visionare.

 

Da una parte con una nuova misura tampone, la terza, per contrastare gli aumenti in bolletta per famiglie e imprese; dall'altra con interventi di più lungo respiro che puntano ad aumentare la produzione nazionale di energia. Il gas, come abbiamo già spiegato, e anche le energie rinnovabili. Accelerando in entrambi i casi grazie a una sbrurocratizzazione delle procedure autorizzative che in tempi ordinari impantanano ogni nuovo progetto. 

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Il gas, in particolare, sarà ceduto all'industria che non può farne a meno per restare attiva e sarà venduto a prezzo calmierato. Per regolare l'aumento della produzione si ragiona sull'acquisizione di manifestazioni d'interesse da parte dei titolari delle concessioni, che dovranno presentare un piano che stimi l'aumento della produzione atteso, gli investimenti necessari e le tempistiche. Le concessioni in questione, come anticipato dal Foglio, dovranno trovarsi "in tutto o in parte" nelle aree indivuate dal Piano pubblicato la settimana scorsa dal Mite. 

 

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Il governo si impegnerà a fornire le relative autorizzazioni entro sei mesi. A fare da intermediario tra i produttori e i consumarori, cioè l'industria gasivora, sarà il Gestore dei servizi energetici, braccio operativo del Mef per l'energia rinnovabile e l'efficienza energetica, attraverso contratti di acquisto di lungo termine (massimo dieci anni) che garantiranno "la copertura dei costi totali effettivi delle singole produzioni, inclusi gli oneri fiscali e un’equa remunerazione". Sempre per l'industria è previsto anche un contributo straordinario sotto forma di credito d'imposta, una misura assente nei precedenti provvedimenti. 

 

Per le bollette sarà invece replicato il pacchetto di misure già sperimentato per il primo trimestre. C'è quindi ancora l'azzeramento degli oneri generali per famiglie e piccole e medie imprese, il taglio dell’Iva sul gas al 5 per cento per gli usi civili e industriali e il potenziamento dei bonus a favore delle famiglie con redditi più bassi.  

 

Sono previsti fondi anche le pubbliche amministrazioni e gli enti locali, che qualche settimana fa avevano lanciato un appello al governo lasciando al buio edifici pubblici in diverse città d'Italia. 

 

Al dossier hanno lavorato con grande fretta i ministri Roberto Cingolani e Daniele Franco, insieme al sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Roberto Garofoli. D'altra parte non si può più rimandare, occorre dare una risposta all'industria e alle imprese che in queste settimane hanno chiesto a gran voce un intervento, spiegando che l'alternativa sarebbe stata la chiusura delle attività. E Mario Draghi l'ha detto chiaramente: "La priorità è assicurare una crescita equa e sostenibile, ed è fondamentale che la crescita non sia strozzata dal caro energia". L'urgenza è avvertita da tutta la maggioranza, che oggi si riunisce dopo la strigliata del premier ieri ai partiti

 

Il Cdm di oggi affronterà poi un altro importante dossier che è quello dell'Automotive. E qui entra in gioco il ministro Giancarlo Giorgetti. Alcuni punti sono ancora da chiarire, come il limite delle emissioni dei modelli da incentivare, ma si va verso un Fondo per la riconversione da almeno 700-800 milioni. Al centro c'è il tema della transizione verso l'auto elettrica e i modelli meno inquinanti, un altro fronte industriale ancorato alla transizione ecologica. I provvedimenti saranno spiegati dal premier e i ministri competenti in conferenza stampa al termine del Cdm. 

 

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