La buona, la brutta, la cattiva: l'inflazione secondo Fabio Panetta

Mariarosaria Marchesano

Il membro del board Bce distingue tra tre tipi di aumento dei prezzi al consumo. E spiega perché oggi il coraggio che serve alla politica monetaria si chiama pazienza

Ci sono tre tipi di inflazione: la buona, la brutta e la cattiva. L’Eurozona è sotto attacco dell’inflazione cattiva e bisogna stare attenti a che non si trasformi in una brutta inflazione. Perciò la politica monetaria deve rimanere paziente perché oggi la pazienza è la forma di azione più coraggiosa”. E’ ricorrendo a Sergio Leone che ieri Fabio Panetta, membro del consiglio direttivo della Bce, intervenendo a una conferenza organizzata da Science Po a Parigi, ha spiegato le cause pandemiche che stanno provocando il rialzo dei prezzi e ha esposto le ragioni della sua visione da “colomba” rispetto all’incertezza che caratterizza l’attuale contesto.

Una posizione che certamente rispecchia quella della Banca centrale europea guidata da Christine Lagarde nel cui board, però, non mancano alcune differenze, in particolare sul Pepp, il programma di acquisti pandemico, sul quale nei giorni scorsi si sono espressi altri due membri dell’Eurotower – Isabel Schnabel e Klauss Knot – dicendo che l’intenzione è far terminare gli acquisti a marzo del 2022. Ma Panetta non ha cercato una contrapposizione su questo punto preferendo parlare, con un approccio da economista, della capacità di reazione di chi è responsabile delle politiche monetarie, e dunque, delle aspettative degli investitori e della ripresa economica, anche se sul Pepp ha puntualizzato: “Una riduzione netta e inappropriata degli acquisti equivarrebbe a un inasprimento dell’orientamento politico”. Quasi tutto il suo discorso è stato imperniato sull’inflazione perché è dalla sua corretta interpretazione e previsione della durata che dipenderà l’efficacia delle politiche monetarie in una fase che è post pandemica ma neanche tanto, considerando la ripresa dei contagi. “A patto che le pressioni inflazionistiche nel breve periodo non si trasmettano alle aspettative di inflazione e alla fissazione di prezzi e salari in modo destabilizzante – ha detto Panetta – la politica monetaria dovrebbe rimanere paziente. Non dovremmo esacerbare il rischio che choc sul fronte dell’offerta si trasformino in choc da domanda e minacciare la ripresa irrigidendo prematuramente la politica monetaria o tollerando un irrigidimento non auspicabile delle condizioni finanziarie”.


Secondo l’ex direttore generale della Banca d’Italia “dovremmo rimanere concentrati sul completamento della ripresa, riportando il pil ai suoi trend pre crisi”. Per ottenere questo risultato, quindi, la Bce dovrebbe “continuare a usare tutti gli strumenti a disposizione per il tempo necessario, con la necessaria flessibilità per sostenere la trasmissione della nostra politica di tutta l’Eurozona”. Per Panetta l’inflazione “cattiva” si verifica quando choc dal lato dell’offerta aumentano i prezzi e deprimono l’attività economica come quando si verificano le interruzioni delle catene di approvvigionamento, che fanno aumentare i prezzi dell’energia. Aumento che per l’area dell’euro equivale a una sorta di tassa e comprime il reddito disponibile reale. Ma tale tipologia di inflazione tipicamente tende a scendere una volta che viene riassorbito lo choc dal lato dell’offerta. Perciò, con un inasprimento prematuro della politica monetaria si potrebbe generare una prolungata recessione, deprimendo la domanda e minando la stabilità dei prezzi nel medio termine. Insomma, dopo una profonda crisi come quella causata dalla pandemia, la politica monetaria dovrebbe accompagnare l’economia verso una forte ripresa come condizione necessaria per un’inflazione “buona”, che è quella che si verifica quando la domanda è robusta, la produzione è al pieno della sua capacità, l’occupazione elevata e le aspettative di aumento dei prezzi convergono verso l’obiettivo del 2 per cento


C’è, infine, un terzo tipo di inflazione che è quella “brutta”, vale a dire persistente. In questa situazione si può verificare un aumento vertiginoso dei prezzi che la Banca centrale deve poi cercare di controllare con gli strumenti che ha a disposizione. Quindi, che tipo di inflazione stiamo vedendo oggi? Panetta non dubbi: “I dati suggeriscono che il quadro attuale è dominato da un attacco di ‘cattiva’ inflazione generata al di fuori dell’area dell’euro da una combinazione di fattori puramente temporanei dovuti soprattutto agli choc dell’offerta globale che stanno colpendo l’economia in un momento in cui la domanda mondiale si sta normalizzando”. E gli effetti si sentono. Basti un dato: in ottobre, l’energia ha contribuito all’inflazione per 2,2 punti percentuali, il più grande contributo nella storia dell’Eurozona. Questo sta spingendo verso l’alto l’inflazione di breve periodo, che non ha ancora raggiunto il suo picco. Da notare che l’80 per cento dell’inflazione primaria riflette gli choc generati all’estero, principalmente perché l’area euro è un importatore netto di energia e materie prime e così si verificano aumenti di prezzi mai visti prima che comprimono il reddito disponibile reale delle famiglie e aumentano i costi di produzione delle imprese. E gli aumenti potrebbero continuare. Normalmente, un aumento del 10 per cento dei prezzi del petrolio riduce i consumi dello 0,28 per cento in tre anni, nel 2021 i prezzi del petrolio sono aumentati di circa il 60 per cento. Gli effetti della pressione potrebbero essere di varia natura come una minor spesa delle famiglie di servizi non essenziali o anche un disincentivo per le imprese a creare posti di lavoro. 


Certamente le fonti dell’inflazione oggi possono durare più a lungo, ma, conclude Panetta, “ci sono poche o nessuna prova in questa fase che suggeriscano che potrebbero alimentare spirali salari-prezzi o un disancoraggio delle aspettative di inflazione nell’area euro. Vi sono invece segnali che potrebbero indebolire la ripresa e ridurre le pressioni inflazionistiche sottostanti. E non va dimenticato che nell’ultimo decennio l’insufficiente crescita della domanda interna nell’area euro si è tradotta in un’inflazione persistentemente al di sotto del nostro obiettivo. Solo una politica determinata e prevedibile che accompagni la domanda al suo andamento pre crisi garantirà la stabilità dei prezzi nel medio termine, in linea con il nostro mandato”. 

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