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fine della corsa

L'ultimo volo Alitalia si lascia dietro debiti e cassa integrazione. Ecco tutte le grane

Andrea Giuricin

Dai crediti insoluti agli esuberi, fino alle gare ancora aperte: finisce un'epoca durata 74 anni, ma quello che resta è una BadCo con molti problemi ancora da risolvere

L’ultimo volo di Alitalia parte dalla Sardegna stasera. Un volo simbolico, perché la gara per la continuità territoriale della Sardegna è stata persa da Ita a favore di Volotea e perché sulle tratte verso l’isola, Alitalia ha ricevuto molti sussidi per i servizi aerei in onere di pubblico servizio.

La vecchia Alitalia lascia dunque un vuoto, che da un punto di vista dei voli verrà riempito da altre compagnie. D’altronde il mercato aereo italiano è triplicato da 53 a 161 milioni di passeggeri tra il 1997, anno della liberalizzazione del mercato aereo europeo e il 2019, anno prima della crisi Covid-19. In tutto questo periodo, Alitalia non è mai stata competitiva, tanto che dal 2000 a oggi ha perso soldi in maniera continuativa. E non solo soldi pubblici, dato che Alitalia lascia alle sue spalle molti debiti verso il sistema bancario e ai fornitori.

 

I debiti di Alitalia e le gare ancora pendenti

L'epoca di Alitalia e dei suoi aerei in viaggio finisce, ma quello che resta è una BadCo piena di debiti. Molti di questi sono verso tutto il settore aereo, come ha anche rimarcato nelle ultime settimane Assaeroporti, l’associazione che raggruppa gli aeroporti italiani. Debiti che molto difficilmente potranno essere rimborsati, dato che la vendita degli asset di Alitalia potrebbe portare ben pochi soldi.

 

La vicenda dell’asta deserta per il marchio insegna che il valore dell’azienda è molto limitato. Solo la flotta e i beni immateriali, come l’avviamento e il marchio, erano valutati oltre 1,1 miliardi di euro a fine febbraio del 2017, poco prima del commissariamento dell’azienda, ma gran parte di tale valore non esiste più. Non solo, perché ci sono state anche cessioni di cortesia, come quella della parte “aviation”, trasferita a Ita per il valore simbolico di un euro. Di fronte a 3,2 miliardi di euro di passività che erano messi a bilancio nel 2017, il valore degli asset si è ridotto tantissimo. Questo presupporrebbe un buco miliardario per la BadCo Alitalia.

Inoltre, Alitalia ha accumulato 1,7 miliardi di debiti verso il contribuente solo con i prestiti ponte tra il 2017 e il 2021.

 

I lavoratori Alitalia 

Come è noto, la parte “aviation” è passata da Alitalia a Ita con circa 2.800 dipendenti. In realtà, la nuova compagnia dovrebbe trovare sul mercato i propri lavoratori tramite una selezione meritocratica, perché una delle richieste della Commissione europea era quella di avere discontinuità anche da un punto di vista del lavoro.

I circa 7.000 dipendenti nella vecchia Alitalia potrebbero beneficiare di una cassa integrazione prolungata, diversamente dalle altre aziende. Tuttavia, una parte di questi dipendenti faranno parte dei rami manutenzioni e handling che probabilmente continueranno a fornire servizi. Non è possibile fare una stima esatta dei dipendenti che non verranno assunti, ma è chiaro che il prolungamento della crisi da parte della politica per molti anni è costata e costerà ancora molto al contribuente italiano anche da un punto di vista di cassa integrazione. Anche perché il settore aereo tutto sta soffrendo a causa del Covid-19, anche quegli operatori che al contrario di Alitalia, prima della pandemia, erano in grado di fare utili.

 

Il vuoto che lascia Alitalia 

La soluzione di mercato, lasciare Alitalia al suo destino, sarebbe costata molto meno, avrebbe prodotto meno debiti verso tutto il settore aereo e avrebbe comportato probabilmente anche meno esuberi.

L’interventismo della politica è invece costato caro e purtroppo anche la ripartenza di Ita verrà fatta ancora una volta con i soldi del contribuente italiano. Lo stanziamento di 1,35 miliardi di euro verrà consumato in fretta e lo stato potrebbe dover intervenire nuovamente tra qualche anno, dato che la compagnia sembra essere troppo debole per potere resistere da sola, con la competizione che incalza sia nel mercato aereo domestico ed europeo, da parte delle compagnie low cost, sia nel mercato aereo a lungo raggio, con i grandi vettori tradizionali.

Dopo il vuoto che lascia Alitalia, il punto che più preoccupa è che anche la nuova avventura di Ita potrebbe creare nuovi vuoti al contribuente italiano.

 

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